Il testo della legge presentata ieri su iniziativa di alcuni politici LGBT (tra cui Paola Concia, Aurelio Mancuso, Alessandro Zan) e in queste ore criticata da più parti sia dal movimento che da altri pezzi della politica (anche dentro il PD dove tempo fa cercammo di raccogliere consensi su un manifesto che conteneva il matrimonio per dimostrare che dentro il PD questa istanza già esiste), potete leggerlo, qui.
Il testo si divide in 3 parti.
1) Una parte dedicata alle coppie dello stesso sesso e prevede l’istituzione di uno strumento identico al matrimonio solo per le coppie dello stesso sesso.
2) Una seconda parte dedicata ad uno strumento light per le coppie dello stesso sesso o di sesso diverso.
Ho letto il testo, soprattutto la prima parte, quella riguardante le coppie dello stesso sesso. Non sono un giurista, ma se non sbaglio una legge del genere, dedicata solo alle coppie gay e lesbiche, potrebbe incorrere in un difetto di costituzionalità in quanto discriminatoria ed accessibile solo alle coppie dello stesso sesso.
Nel Regno Unito le Civil Partnership stanno sollevando lo stesso problema, ma voglio ricordare che il capo di stato è anche capo della Chiesa quindi la separazione aveva un suo senso. In Italia ricorderei a tutti che lo stato è laico e giustificare in qualsiasi modo il legame religioso con la parola matrimonio è uno strafalcione politico.
La cosa che non comprendo è perché sottolineare che lo strumento giuridico ha gli stessi contenuti del matrimonio, genitorialità compresa, e non chiamarlo con il suo nome, visto che la paura più grande di chi avversa i matrimoni gay è proprio la questione figli?
Se a presentare questo corposo progetto di legge fossero stati Bersani, Bindi e Vendola, forse avrei gridato al miracolo.
Il fatto che a farlo siano dei politici LGBT ed esponenti di associazioni mi preoccupa, soprattutto perché questa operazione viene fatta come dicevo già ieri, azzerando il cammino che la comunità LGBT ha fatto in questi anni (ne parlavo qui, ieri) e senza coinvolgere la maggioranza delle persone impegnate sul tema dei diritti civili. Insomma se fossi il segretario di un partito che si avvia a fare la campagna elettorale per il 2013, sarei molto felice di vedere cancellata la parola “matrimonio” accanto alla parola “gay” . Quindi mi sembra più un favore a Bersani (ma anche a Vendola) che alla comunità LGBT, quando nel frattempo nel resto del mondo i capi di Stato dei paesi civili optano per la nettezza e la chiarezza di un’unica parola per tutti.
Mi preoccupa un’insieme di frasi come quelle qui sotto, che mi appaiono una resa, quando invece adesso ci sarebbe bisogno di ripetere la parola “matrimonio” come un mantra anche per evitare confusioni, le confusioni per esempio del grillino Perra che dice (potete vedere il video qui) che il matrimonio nasce per uomo e donna e aprirlo alle coppie gay è come consentire di sposarsi con il proprio cane.
“Pur nella convinzione che l’apertura del matrimonio alle coppie omosessuali è l’unico traguardo di uguaglianza e pari dignità per le famiglie omosessuali, essendo il matrimonio un diritto fondamentale,
questa proposta di legge introduce il già citato istituto dell’Unione civile. La scelta di creare un istituto riservato alle coppie dello stesso sesso con lo stesso contenuto del matrimonio, anziché aprire l’accesso al matrimonio, ha l’obiettivo di superare l’attuale situazione nella quale la dignità sociale è negata o contrastata e di consentire che nel Paese e nella classe politica si determini un cambiamento culturale che al momento non è perfettamente compiuto.”
Nel Paese e nella classe politica? Ma che significa? Questa classe politica speriamo che vada in pensione e che venga una generazione figlia di questo tempo e quindi consapevole delle trasformazioni delle famiglie. Quanto al Paese è necessario che chi fa politica (compresi i politici LGBT) si spendano per non creare alcuna confusione e per promuovere la pari dignità che passa anche per l’uso delle parole. Lo dico senza polemica e spero che i depositari della proposta sappiano spiegarci perché hanno deciso di lanciare questa iniziativa invece di farsi corpo e rappresentanza delle istanze della comunità.
Quanto a Bersani non è nuovo ad aprire alle Unioni Civili, lo fa da quando si candidò alla segreteria. Il fatto è che in questi 3 anni il suo PD non ha prodotto uno straccio di documento in merito e quindi ancora oggi noi non sappiamo cosa siano le Unioni Civili di Bersani. Sono un istituto equivalente al matrimonio o sono i DiCo? Non è consentito saperlo.