di Iannozzi Giuseppe
- Padre, mi confessi perché ho peccato.
- Racconta pure, figliolo, per filo e per segno.
- Devo tirar fuori tutto tutto?
- Sei venuto a confessarti.
- Mi perdoni, Padre.
- Il Signore ti perdona… Ma ora racconta i tuoi peccati, e non dimenticare d’entrare nei dettagli.
- Dunque, Padre, ho peccato. Ho offeso il Signore.
- Come?
- Ho fatto l’amore con il Crocifisso.
- Come?
- Con il Crocifisso al collo.
- Capisco. Sei cristiano, mi par naturale.
- Sì, lo sono. Però lui ha visto tutto e questo secondo me non va bene. Ho mancato d’accortezza, non mi sono levato la catenina dal collo. Non me ne do pace.
- Figliolo, non hai di che preoccuparti: il Signore ti vede sempre, con o senza il Crocifisso al collo. Sei cristiano per questo, perché ti veda in ogni momento e luogo.
- Padre, ha ragione. Ha ragione da vendere. Però il fatto che mi veda sempre mi fa paura.
- Significa che ami Gesù. Se non avessi di lui paura non lo ameresti.
- Giusto, è sicuramente come dice lei, Padre.
- Ed ora racconta…
- Dunque l’ho fatto con il Crocifisso al collo. Non l’ho usato il preservativo, è così che comanda la Chiesa.
- Bene, molto bene. Continua.
- Lo abbiamo fatto per ore e ore, con carnalità sì, ma soprattutto per sentire le nostre anime compenetrarsi.
- Non c’è peccato in questo. Gesù ha predicato la fratellanza delle anime.
- Questo mi solleva almeno un po’, perché ero in dubbio.
- Figliolo, nell’amore non c’è peccato.
- Lo abbiamo fatto alla missionaria…
- Bene, molto bene.
- Ma anche in altre posizioni.
- Quali?
- Alla pecorina, ad esempio.
- Questo è grave. Solo gli animali lo fanno così, ma gli animali non hanno un’anima. Si accoppiano e basta, non c’è amore nei loro atti copulativi, mai.
- Lo so, Padre. Ma l’uomo è fatto anche di carne.
- Non si dovrebbe mai cedere alla concupiscenza. Per questa volta passi, ma sono tre Avemaria.
- Non ho finito, Padre.
- Procedi dunque.
- Abbiamo fatto all’amore fino all’alba.
- E…?
- E il sole ci ha baciato in fronte.
- E’ stato l’amore del Signore che ha benedetto il vostro amore.
- Padre, posso farle una domanda?
- Figliolo, se hai da chiedere chiedi e ti sarà dato.
- Padre, ha mai visto il sole, l’alba d’un nuovo giorno?
- Moltissime volte, figliolo. Tutti i santi giorni. Noi uomini di Chiesa ci svegliamo prima dell’alba, a ogni stagione.
- Dunque non è peccato!
- Perché mai dovrebbe esserlo?
- Non lo so, Padre. Ero convinto che fosse peccato vedere l’alba insieme. Una cosa senza senso, me rendo conto solo ora.
- C’è dell’altro, figliolo?
- Sono felice.
- Bene, è uno stato di grazia che Dio dona a chi ama veramente.
- Padre?
- Non esitare figliolo…
- Sono molto felice, ho trovato finalmente l’amore.
- E io sono felice per te. Contate d’aver dei figli, vero?
- No, purtroppo no. Li vorremmo tanto, ma non è possibile.
- Siete una coppia… in salute?
- Sì sì, in perfetta salute; ma come lei ben sa, Padre, gli uomini non possono avere figli.
- Figliolo, non capisco.
- Padre, noi due non potremo mai avere dei figli, la natura ce li nega.
- Non dire così, è peccato.
- Padre, per un uomo e una donna è facile avere della prole.
- Infatti è così. Non capisco…
- … ma per due amanti come noi no.
- Continuo a non capire, perdonami Figliolo.
- Padre, noi siamo come voi preti: non possiamo, voi perché avete scelto la castità, noi perché siamo due uomini. Sostanzialmente siamo uguali noi gay e voi preti.
Il prete tace. A lungo. Infine risponde balbettando, commosso quasi.
- E’ come dici tu, Figliolo. E’ come dici tu. Lo so bene… anch’io. Ego te absolvo in nomine patri, filii et spiritus sancti. Amen.
- Amen.