Anche in Israele è tornata la paura, dopo che decine di razzi partiti dalla Striscia hanno invaso senza sosta il Paese tra ieri e oggi. La radio militare ebraica fa sapere che sarebbero almeno 50, che hanno preso di mira Tel Aviv, Gerusalemme – dove le sirene d’allarme anti-missile suonano spesso – e le città meridionali di Asquelon e Ashdod. Non ci sono state vittime finora, ma il premier Netanyahu ha deciso di convocare un gabinetto di sicurezza a Tel Aviv nel primo pomeriggio. La situazione è di massima allerta: si temono infiltrazioni di Hamas nel Paese dal mare o da tunnels che l’esercito ebraico potrebbe non aver ancora identificato.
Tra le ultime vittime palestinesi, invece, ci sono 2 ragazzini di 11 e 16 anni: Mohammed al-Abeet e il cugino Saer, morti durante un raid israeliano nel centro della Striscia. Sterminata anche una famiglia di 8 persone a Gaza, secondo la Bbc, mentre il totale dei feriti, sostengono fonti locali, ammonterebbe a 100.
Le 2 fazioni, intanto, continuano a scambiarsi reciproche accuse sulla responsabilità del fallimento della tregua; l’Egitto invita le 2 parti in causa a tornare al Cairo per riprendere le trattative di pace. La Lega Araba, invece, accusa Tel Aviv di avere “la responsabilità della fine dei negoziati indiretti e della violazione della tregua con i palestinesi” attraverso le parole del suo segretario, Nabil Arabi. Quest’ultimo ha precisato che “la Lega puntava a un accordo duraturo tra le parti”.
Il segretario Onu Ban Ki-Moon ha invitato a sua volta le 2 fazioni a giungere a un “cessate il fuoco duraturo”, condannando “nei termini più forti” la rottura dei negoziati. Il capo della delegazione palestinese al Cairo ed esponente di al Fatah Azzam Al-Ahmad ha affermato che Israele non ha risposto all’ultima proposta di tregua inviata dalla delegazione palestinese.
Nel mentre, le stime ufficiali delle vittime del conflitto salgono ancora: almeno 2.028 i morti palestinesi, mentre 64 soldati e 3 civili sono quelli ebrei.