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Gearrannan: le Blackhouse delle Ebridi Esterne

Creato il 15 ottobre 2014 da Giovy

Visitare le Blackhouse alle Ebridi Esterne

Le Blackhouse di Gearannan -  © 2014 Giovy

No, non sono le case degli Hobbit in un'ipotetica ricostruzione della Contea. Sono qualcosa di fondamentale e importante per le persone che vivono, ancora oggi, in certi angoli remoti delle Isole Ebridi Esterne, a nord della Scozia. Oggi voglio raccontarvi del Blackhouse Museum di Carloway, sull'Isola di Lewis.
C'era una volta un'isola sferzata così tanto dal vento da non avere alberi e da guadagnarsi la nomea di luogo più ventoso di tutto il Regno Unito.
Quest'isola, in gaelico Leòdhas, è l'Isola di Lewis e credo sia uno dei luoghi più sperduti, nonché contrastanti, che io abbia mai visitato.
Spesso si pensa a luoghi come le isole Ebridi Esterne come un piccolo paradiso d'origine celtica dove i colori splendono sempre, la gente sorride, beve birra e accoglie turisti e viaggiatori da ogni dove ma non è tutto sempre così.
I colori splendono perché la natura è davvero generosa, il paradiso si alterna a luoghi di eterno abbandono, cosa comprensibile data la difficoltà di vita qui.
Forse non tutti sorridono e ti accolgono, ma quelli che lo fanno sanno davvero farti sentire bene.
La popolazione delle Ebridi Esterne è distribuita per bene su tutte le isole ma l'Isola di Lewis è il maggior centro abitato della zona. Le case di pescatori si alternano a cottage discultibilmente moderni ma, osservando bene la campagna, ci sono tante... tantissime case storiche abbandonate.
Sono la blackhouse, chiamate così forse perché la pietra di cui sono fatte diventava scusa a causa della torba bruciata per scaldarsi.
Si tratta di costruizioni di pietra e sasso, con il tetto in paglia e il pavimento in legno, quanto lo si poteva costruire.
Sono piccole, basse e tutte raccolte attorno al nucleo centrale dove c'era la cucina e l'unico focolare disponibile. Quelle di Carloway (Gian vi ha già raccontato di questo luogo), le ultime rimaste in piedi e visitabili in tutta l'Isola,
Pensare che la gente di Carloway abbia vissuto qui fino a metà degli anni '70 fa quasi venire la pelle d'oca. Qui, in quel periodo, non c'era riscaldamento né acqua corrente... si viveva un po' come metà Ottocento o primi del Novecento, anche se la data sul calendario era ben diversa.
Bestiame, pesca. torba e tweed sono sempre state le uniche fonti di sostentamento dell'Isola e, a dirla tutta, c'è ben poco di romantico in tutto questo.
Gearrannan è un ottimo luogo da visitare per capire come fosse la vita da queste parti e quanto potesse essere dura in quei mesi in cui la luce del sole faceva visita alle persone solo per un paio di ore al giorno.
Come dicevo prima, si è vissuto in case come queste fino agli anni '70, periodo in quale il governo ha pensato di costruire delle case popolari e di togliere la gente dalle blackhouse per motivi sanitari.
Ora questo luogo è stato ristrutturato e alcune blackhouse, con le dovute modifiche, sono diventate dei luoghi dove poter soggiornare. Una di loro, la più grande, è un ostello mentre le altre sono affittate privatamente. Inverno compreso.
Nota per i viaggiatori 2.0: qui il wifi non va nemmeno nominato. Ma potrebbe esserci.
Val la pena di fare un lungo, lunghissimo viaggio, fino a qui?
Sì, davvero... perché si ha la possibilità di fare un tuffo nella realtà delle Ebridi Esterne, senza l'impermeabile di strane leggende o storie messe lì per abbellire il tutto.
E' un posto dove si possono portare i bimbi?
Sicuramente sì, ma con cautela e con l'accortezza di spiegare bene loro dove sono e perché.
E' una grande esperienza per chiunque poter fare un salto nel passato.
Come arrivo a Gearrannan?
Allora... in primis, occorre approdare sull'Isola di Lewis, con circa 3 ore e mezza di traghetto da Ullapool, il porto a Nord delle Highlands.
Da Stornoway, la capitale e approdo delle navi, ci fanno circa 40 miniti di autobus prendendo la linea W2. Questa vi lascerà a "Carloway Bridge" (chiedete all'autista però) e da lì si cammina per circa mezz'ora.
Ciò che regna a Gearrannan è il rumore del vento, alternato a quello delle onde.
C'è sempre un momento della giornata in cui anche questi tacciono, proprio come me in questi giorni senza voce.
Quando accade, vi auguro di poter essere lì com'è succeso a me, sull'alto della scogliera che si trova alla destra delle case, guardando il mare.
Da lì il mondo sembra così immenso... e il viaggiatore così piccolo, da esserne quasi inghiottito.
Una sensazione che sconvolge da profondo del cuore. Va provata.

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