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Gedeone

Creato il 12 luglio 2011 da Delpiera @PieraVincenti

Gedeone, figlio di Ioas, è il sesto giudice di Israele. Nel linguaggio dell’antico Israele, il termine giudice designa i condottieri militari che occasionalmente prendono il comando del popolo per risolvere problemi di natura politica.
La storia di Gedeone si sviluppa secondo uno schema prestabilito che tocca tre punti di fondamentale importanza teologia. Innanzitutto l’infedeltà del popolo di Israele: se esso rimane fedele al Signore, vive in pace nella terra ricevuta. Ma se, invece, cede all’idolatria, se tradisce l’alleanza, viene abbandonato dal Signore in mano agli avversari. Al tempo di Gedeone, il problema è rappresentato dai Madianiti, una tribù nomade che razzia i territori che attraversa.
Questo, dunque, il secondo punto: la sottomissione di Israele ad altri popoli. Ma quando Israele prende coscienza del proprio peccato – terzo punto – si rende conto di aver sbagliato, grida al Signore, chiede l’intervento salvifico di Dio.
Ecco, allora, che il Signore suscita come risposta un condottiero, Gedeone, che viene descritto come un personaggio carismatico su cui si è posato lo Spirito, facendolo diventare guida, colui che deve portare il popolo alla vittoria e liberarlo dai nemici. In questo contesto, Gedeone assume i contorni di una figura eroica, un ideale, un modello da seguire.
La vocazione di Gedeone ricorda molto quella di Maria. Luca, infatti, descrivendo l’annuncio dell’angelo alla Vergine prende a modello il testo della chiamata di Gedeone: un angelo del Signore viene mandato a un personaggio piccolo, semplice, a cui è affidato l’incarico di essere liberatore del popolo.
Gedeone, tuttavia, presenta un problema, quello della comprensione storica: ha sentito raccontare della liberazione dall’Egitto ma ha l’impressione che al momento attuale Dio non operi più. Dio, invece, continua ad operare e vuole farlo proprio attraverso Gedeone, coinvolgendolo nel suo piano di salvezza. A tale scopo gli dona una forza straordinaria in grado di liberare Israele.
Come molte volte nella storia della salvezza, Dio sceglie il più piccolo della famiglia più povera, uno che non avrebbe alcun ruolo nella società per mancanza di strutture di potere, a cui egli affida il compito di salvare grazie alla sua presenza.
Gedeone si sente inadeguato e chiede un segno. Prepara un sacrificio che l’angelo di Dio fa consumare interamente per mezzo di un fuoco sprigionato dalla roccia. L’episodio ricorda molto la vocazione di Mosè e il sacrificio offerto da Abramo alle querce di Mamre.
Dopo un primo momento di esitazione, Gedeone accoglie la vocazione. Riunisce un grande esercito formato dagli uomini della tribù di Manasse, della tribù di Aser, della tribù di Zabulon e della tribù di Neftali per combattere gli invasori di Madian e di Amalek. Il Signore però lo riduce a 300 uomini per dimostrare che non sono un esercito numeroso e le armi a salvare, ma l’azione di Dio. Gli uomini di Gedeone, infatti, si presentano armati solo di trombe, lanterne e anfore. Queste ultime, rompendosi, provocano un grande rumore che, associato alle 300 fiaccole e al suono delle trombe, mandano nel panico i madianiti, che si uccidono l’un l’altro.
Gedeone, quindi, non vince combattendo ma lasciando combattere il Signore e quando, alla fine, il popolo gli offre il regno, lui lo rifiuta adducendo che c’è un solo re su Israele, Dio.
La storia di Gedeone non è la riproduzione di un fatto storico ma un racconto didattico-catechistico di grande valenza teologica. Chi scrive, infatti, lo fa sperando che gli ascoltatori vogliano ripetere le gesta eroiche di Gedeone.


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