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Geek o non geek?

Creato il 21 luglio 2012 da Mcnab75

Geek o non geek?

Quasi un instant post che va a sostituire quello già programmato (e rimandato a un altro sabato).
Giovedì sera Rai5 ha trasmesso un interessante documentario del 2012, Geek, rivincita di una generazione. Se vi capita, guardatelo, visto che senz’altro rimarrà in rotazione per qualche settimana sulle reti Rai “minori”.
Facile intuirne il contenuto: una sorta di storia breve del movimento geek, a partire più o meno da Tolkien in poi, passando per gli anni ’70, i giochi di ruolo, i primi videogames degli anni ’80, il loro ruolo macchiettistico nei film e nei telefilm, fino alla rinascita lenta ma inesorabile, dagli anni ’90 a oggi. Già, questo presente bizzarro in cui i geek vengono considerati “di moda” tanto da essere imitati senza essere capiti. Eccetera eccetera.
Il tutto condito da ottime immagini di repertorio, interviste a geek cresciuti senza perdere le loro singolari passioni e a presunti esperti di settore.
Ma veniamo alla domanda: è lecito chiamarsi geek?

La mia risposta: no.
Però non mi nascondo dietro un dito: esaminando il mio passato, il mio presente, gli interessi e le passioni che coltivo da sempre dovrei rientrare nella categoria. Fumetti, fantascienza, fantasy, horror, giochi di ruolo, informatica, videogames (questi meno), librogame… C’è tutto. La sentenza quindi è senza appello. Sono un geek.
La questione è però un’altra: non mi sono mai sentito parte di una minoranza, pur facendo parte spesso e volentieri. In realtà ho sempre trovato qualcuno con cui condividere queste passioni.
Manca poi uno dei presupposti citati dagli autori del documentario: non sono mai stato “perseguitato” per le mie passioni. Magari in molti non mi hanno compreso, mi hanno giudicato strambo, ma non ho mai subito live trolling da parte di compagni di classe o bulli da filmetto americano. Non sono stato picchiato o chiuso nell’armadietto della scuola. 

Geek o non geek?

Inoltre ritengo che accettare certe definizioni sia il peggior modo per vidimare certe ghettizzazioni. E allora no, grazie. Non chiamatemi geek anche se magari lo sono. Così come io non ho mai classificato i miei conoscenti come metallari, dark, discotecari, fissati dello sport, baciapile. O meglio, forse l’ho fatto col pensiero, perché viene naturale, ma ho sempre cercato di andare oltre queste banalità, almeno con le persone che mi interessava davvero conoscere.
E’ solo così che puoi scoprire il geek giocoruolista che fa culturismo (conosciuto), la metallara che compone canzoni pop-dance (conosciuta), il discotecaro che al contempo è un geek informatico (conosciuto), il geek del fantasy che ha studiato in seminario (conosciuto). Eccetera.
Insomma, certe classificazioni sono simpatiche e utili per lanciare mode, ma lasciano il tempo che trovano. Classificazioni utili soprattutto a creare target di mercato, e in questo tutti i “fissati” di qualunque settore sono bravi a farsi spennare.

Inoltre coltivare e conservare una passione, qualunque essa sia, non dovrebbe essere motivo di presa in giro, soprattutto considerando che molti riescono a tradurre gli interessi “geek” in un ottimo modo (spesso l’unico) per socializzare, per stringere amicizia. Alla faccia della classica rappresentazione dello sfigato solitario che arriva vergine a 40 anni e che viene emarginato da qualsiasi contesto umano. Certo, esiste anche una casistica del genere, totalmente negativa. Ma, di nuovo, è comunque anche a settori extra-nerdistici. Una persona che conosco, ultra sportivo salutista che ogni week end attraversa mezza Italia in bicicletta, si è “asocializzato” proprio per colpa di una maniacale passione per lo sport e per il fitness.
Senza dimenticare coloro che, assolutamente non geek, si escludono piano piano dal mondo reale solo per seguire la carriera lavorativa o per tenere in piedi relazioni sentimentali sbagliate e insane.
Alla fin fine ogni passione può diventare ghettizzante e sbagliata, ma in linea di massima coltivarla in maniera sana e solare è un bel modo per vivere con gioia, senza forzature, senza indossare maschere di convenienza. Credetemi: si campa di più, e che gli altri facciano quel che vogliono, giochetti di parole e classificazioni comprese.


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