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Gelato o gelato?

Creato il 13 maggio 2011 da Enricobo2

Gelato o gelato?

Foto dal Gruppo amici di Cercenà.

L’alessandrino è molto tradizionalista e legato alle abitudini. E’una caratteristica ben nota che accentua i suoi pregi e difetti. Quando anni fa, aprirono una spaghetteria, novità di moda che da ogni parte del mondo faceva i soldi a palate, il solito gruppetto di perdigiorno appoggiati ad un angolo, storse subito la bocca manifestando senza parole la propria sfiducia. Chiuse pochi mesi dopo. Su alcune cose poi, non si transige. Come ricordavo io, accompagnando in piazzetta i clienti  stranieri ospiti in città quando consegnavo loro con delicatezza e sussiego le coppette di gelato di Cercenà, le condivo con un inequivocabile ed orgoglioso, probably the best in the world. Fateci tutto, abbatteteci il ponte di soppiatto, toglieteci il polo universitario, ma non toccateci il gelato di Cercenà, che già abbiamo perso la farinata di Savino. Eppure, in questi giorni è accaduto l’impensabile. Una nota catena di gelatai sabaudi ha voluto gettare con forza e, passatemi l’espressione, con una certa sfacciataggine, un pesante guanto di sfida. Ha aperto un punto vendita proprio in faccia al tempio dell’arte gelatiera dove da decenni si celebrano le liturgie di questo settore.
Un po’ come se davanti al Duomo di Milano aprissero una Moschea. Naturalmente gli astuti gestori puntano saggiamente a cavalcare l’onda psicologia e pagante dei teo-bio-organic-ceraunavoltista sbandierando a chiare lettere l’uso di prodotti “sani e naturali” ancorché raffinatissimi, chiarendo per ogni voce, gusto tale, proveniente da bacche talaltre coltivate naturalmente sugli altipiani selvatici del tal continente perduto ecc. ecc. Io, che come sapete ho una grave allergia  per queste cose, avverto subito un prurito e mi giro di là. Ma sì lo sappiamo tutti che quel gelato lì è buono, ma non ci sono santi, io per becero campanilismo e anche per non smentire le mie precedenti affermazioni di primazia nel campo, continuerò a chiedere le palline alessandrine, alternando la piazzetta ai giardini, dove c’è sempre stato scritto soltanto Cioccolato o Nocciola o Fiordilatte, ricordandomi che da decenni per entrare nel negozio alla mattina dovevi farti largo tra le cassette di frutta e dove senza esibirlo non sono mai entrati i semilavorati. (Poi, per essere coerente, quando sono a Torino, corro nella catena suddetta; lì ormai non sono più alessandrino, ma cittadino del mondo).
Panna e nocciola.
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