Tra le nature morte di Cèzanne, i paesaggi di Manet, i prati primaverili di Sisley, le donne di Renoir e i colori di Van Googh ho passato il tempo sospeso nelle sale accoglienti ed allestite in modo familiare e raccolto della mostra Gemme dell’Impressionismo, presso il Museo dell’Ara Pacis a Roma. Un’occasione che non potevo farmi scappare, dato che per la prima volta 68 dipinti della National Gallery of Art di Washington, sono esposti fuori dai loro confini e Roma è l’unica tappa europea.
È stato nel 1936 che nacque questa collezione grazie alle donazioni del collezionista e magnate Andrew W. Mellon.
Il movimento dell’Impressionismo nacque in Francia intorno al 1870 a partire dal rifiuto dell’accademismo che improntava le opere ammesse al Salon, esposizione istituzionale che costituiva all’epoca la più importante rassegna d’arte. L’invenzione della fotografia, dei nuovi colori per la pittura e l’intenzione da parte degli artisti di non dipingere più rinchiusi in uno studio sono state condizioni essenziali per nascita dei questa corrente artistica.
Nella mostra sembra di passeggiare tra i caffè di notte, i differenti valori delle luci, ballerine e musicisti, camini, battelli e tanti altri soggetti legati ai tempi moderni delle opere di Degas. Sembra di osservare da dietro un angolo solitario la folla dei boulevards parigini, i luoghi di campagna e il tempo libero dei cittadini raffigurati da Manet.
Paesaggi naturali.
Immagini femminili in contesti e pose naturali, in atteggiamenti familiari.
Oggetti e scene della vita quotidiana.
Scorci e ritratti di amici.
La stessa donna diventa protagonista dei quadri, senza quella aura di perfezione delle forme del passato, senza intenti celebrativi o forse celebrata nella sua essenza naturale, pura.
È l’impressione di ciò che si guarda in quel momento a finire sulla tela. Linee per nulla nitide, luci e ombre, pennellate veloci e sovrapposte. L’interesse fondamentale era rivolto all’osservazione diretta e alla resa della luce: i quadri dovevano essere realizzati en plein air, all’aria aperta mentre i colori dovevano essere puri e luminosi. Preminenza della sensazione visiva e il senso dell’istante, della mutevolezza del momento rappresentato. L’occhio guarda l’insieme e la mente ne è rapita, comunicando alla mano il disegno espresso dal pennello.
Veduta come simbolo di una realtà interiore.
Una realtà interiore portata fuori, manifestata, analizzata senza nasconderla e senza porle regole, attraverso la pittura e assecondata dalle evoluzioni letterarie come nelle liriche poetiche di Boudelaire.
La mostra si conclude con una rassegna di frasi dei diversi pittori, relative alla loro intenzione e visione di ciò che facevano e intendevano comunicare.
Vi consiglio di fare questo viaggio, di immergervi nel loro mondo, di staccare per qualche ora da tutto e farvi catturare lo sguardo dai loro colori, luci e opere che rispondono alla cattura del tempo, dell’istante goduto in pieno.
Gemme dell’impressionismo sarà ancora ospitata dal Museo dell’Ara Pacis fino al 23 febbraio 2014.
Archiviato in:arte Tagged: Degas, Gemme dell'Impressionismo, Manet, mesuo dell'Ara Pacis, Mostra, Renoir, Roma