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Generazione anni ’70 e ’80

Creato il 06 marzo 2016 da Propostalavoro @propostalavoro

image1“Mi basta che oggi, ora, in ogni momento, nessuno abbia più l’autorità di chiamarmi al telefono e dirmi cosa devo fare. Nessuno. Tranne chi mi vuole bene, e per qualche ottima ragione”. Mi è tornata alla mente questa frase contenuta in un articolo che avevo scritto qualche tempo fa dove intervistavo Simone Perotti, un ex dirigente di successo che un giorno aveva deciso di mollare la sua brillante carriera per dedicarsi alle sue vere passioni. (Se avete voglia di leggere tutto l’articolo eccovi il LINK)

A quanti di noi è concesso di vivere autenticamente? Quanti di noi possono concedersi il lusso di scegliere a chi dire di no? Quanti di noi hanno la stoffa per sovvertire il sistema e le sue regole? Domande legittime. Eppure porsi questi interrogativi sembra un lusso di questi tempi perché è già così difficile entrarci nel sistema che non puoi certo fare lo splendido e pensare che possa esserci una felicità altrove. Di questi tempi è persino difficile raggiungere una vita dignitosa e se hai meno di quarant’anni vivi in città, hai un buon lavoro e riesci a permetterti una casa, fai parte del rango dei fortunati. E si perché l’alternativa che questa epoca ti offre è quella di emigrare o fare il choosy.

Chi oggi ha tra i trenta e quarant’anni non ha molti modelli a cui attingere purtroppo. Non ha mai vissuto sulla propria pelle una vera battaglia politica, nella maggior parte dei casi ha vissuto la propria adolescenza sintonizzato sui canali mediaset (anzi Fininvest), ha avuto una vita abbastanza confortevole con dei genitori col posto fisso e che nei casi più fortunati hanno poi comprato la casa ai figli con la buona uscita (o con  i famosi sacrifici di una vita… loro che ancora potevano permettersi di mettere i soldi da parte).

Poi le cose sono un po’ cambiate… in meglio e in peggio. Se pensiamo che oggi il massimo modello di anticonformismo è rappresentato dal Di battista dei 5stelle, che sei governato da uno che basa tutto sulla comunicazione (tanta  forma, poca sostanza), che lo xenofobo di turno è dietro l’angolo, allora davvero ti vien voglia di ingurgitare un manuale di filosofia in una notte e cercare i tuoi modelli altrove.

Se fai parte di chi non si fa domande allora entra nel sistema e accomodati pure, il peggio che ti può capitare è che vivi inconsapevolmente frustrato. Ma se non è questo quello che vuoi allora non ti resta che cercare da te i tuoi modelli. Puoi provare a recuperarli dal passato, da chi davvero ha fatto la storia e ha cambiato le regole. Puoi decidere che non ne sai abbastanza di sociologia, filosofia, antropologia, psicologia ma puoi anche leggere Osho e darti alle filosofie orientali. Insomma anche se questa epoca è quella che è, prova a cercar cos’è quella cosa che ti porta verso la scoperta di te stesso e il raggiungimento della tua felicità. Perché è vero che noi tra i trenta e i quaranta non abbiamo il posto fisso, ma è anche vero che abbiamo molte più possibilità dei nostri nonni che hanno vissuto la fame, e siamo più liberi dei nostri genitori che hanno vissuto in una società molto più rigida e tradizionalista e dove le nostre mamme non hanno avuto il tempo di chiedersi cosa davvero potesse renderle felici perché ci hanno messi al mondo troppo presto.

Chiudo citando ancora una volta Simone Perotti “Non possiamo vivere dove vorremmo, passare il tempo come vorremmo, con le persone che sceglieremmo se fossimo liberi di farlo, occupandoci, almeno per una parte cospicua del nostro tempo, delle cose che sentiamo di essere, in cui sentiamo di essere autentici. Questo, almeno, ci suggerisce il 'sistema'. Eppure cambiare vita si può. Basta prendere il coraggio e andare…”. Tutto questo vale anche per noi, generazione anni 70 e 80, anche se questo sistema sembra non avere posto per noi, possiamo cercare la nostra strada, possiamo sovvertire le regole, fuori o dentro di esso.

Alessia Gervasi


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