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Generoso

Creato il 09 gennaio 2012 da Renzomazzetti
Splendore.
Splendore.

Ti diranno, figlio mio, che non hai diritto ad un lavoro stabile perché tuo padre ha troppi diritti, ma io ho sempre lavorato seriamente e non capisco come mettendo in mezzo ad una strada me potrebbero creare per te un futuro migliore. Ti diranno, figlio mio, che non hai diritto ad una pensione decorosa perché tuo padre si è mangiato i contributi che hai versato, ma io ho iniziato a lavorare a diciotto anni e andrò in pensione con 47 anni di lavoro. Ti diranno figlio mio che lo stato non può più fornirti istruzione, salute e servizi perché non ci sono le risorse, consumate da chi ti ha preceduto, ma dalla prima lira che ho guadagnato metà del mio reddito è stato versato allo stato perché fornisse a tutti istruzione, sanità e servizi. Ti diranno insomma che tuo padre ti ha privato di qualcosa di tuo. In parte è vero, figlio mio, ho sbagliato, non ho vigilato, non mi sono opposto, non mi sono indignato a sufficienza contro chi in questi anni malversava, sprecava e regalava agli amici e agli amici degli amici, quello che era mio e quindi quello che sarebbe stato tuo, di questo effettivamente devo chiederti scusa.

I N D O V I N A   L’ I N D O V I N E L L O:

C H I   E’   L’ A U T O R E ???????????

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O   C A R A    M O G L I E

O cara moglie, stasera ti prego,

dì a mio figlio che vada a dormire,

perché le cose che io ho da dire

non sono cose che deve sentir.

Proprio stamane là sul lavoro,

con il sorriso del caposezione,

mi è arrivata la liquidazione,

m’han licenziato senza pietà.

E la ragione è perché ho scioperato

per la difesa dei nostri diritti,

per la difesa del mio sindacato,

del mio lavoro, della libertà.

Quando la lotta è di tutti per tutti

il tuo padrone, vedrai, cederà;

se invece vince è perché i crumiri

gli dan la forza che lui non ha.

Questo si è visto davanti ai cancelli:

noi si chiamava i compagni alla lotta,

ecco: il padrone fa un cenno, una mossa

e uno dopo l’altro cominciano a entrar.

O cara moglie, dovevi vederli

venir avanti curvati e piegati;

e noi gridare: crumiri, venduti!

E loro dritti senza piegar.

Quei poveretti facevano pena

ma dietro loro, là sul portone,

rideva allegro il porco padrone:

l’ho maledetto senza pietà.

O cara moglie, prima ho sbagliato,

dì a mio figlio che venga a sentire,

ché ha da capire che cosa vuol dire

lottare per la libertà.

-Ivan  Della  Mea-

 

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