Calanda impazzita per Chihuahua
Fin da quando siamo bambini il genio viene associato alla sregolatezza, all’impeto, alla libertà d’amare e di provare a raggiungere i limiti che molti, per timore/pigrizia/inerzia, non riescono a superare. Ma quando la genialità finisce e resta la pazzia? É sempre così o esiste una linea sottile? Buona lettura!
Chi si ricorda una serie lunghissima di numeri, chi fa calcoli su giorni e date, chi memorizza interi libri in poche ore, chi riesce a risolvere complicate partite a scacchi in poco tempo, chi districa i rompicapi con una mano sola: una volta sarebbero stati fenomeni da baraccone, oggi Canale 5 li recluta per il Guiness World Records (e noterete una forte ironia in questo: una volta si andava alla fiere, oggi vengono mostrati in tv: no comment).
Persone con abilità speciali che riescono laddove altri falliscono, studenti che strabiliano i test delle più prestigiose università senza commettere errori, menti eccelse che incantano e affascinano noi comuni mortali. Ma dobbiamo essere per forza invidiosi? Forse no (e oggi vedremo il perché).
La genialità in sè non è causa di squilibri mentali: il creatore di Facebook è il più giovane miliardario del mondo e non ha problemi mentali, forse relazionali (da quanto si vede nel film), ma la mente funziona a pieno regime. Che cosa dovrebbe portare quindi una persona sana alla pazzia? Tanti motivi affiorano, scegliamone alcuni.
La definizione genio pazzo che intitola questo pezzo non è casuale: la stranezza e la pazzia arrivano quando il distacco dalla realtà supera i limiti e conduce la persona ad un pericoloso vicolo cieco, da cui non può uscire se non costruendo un proprio mondo nei dintorni (tra i vari esempi Pirsig dopo aver scritto Lo zen e l’arte della manuntenzione della motocicletta). É da questi labirinti, purtroppo, che risulta difficile uscire, la mancata percezione del reale porta la mente ad estraniarsi e a sviluppare concetti e teorie al limite dell’assurdo.
Senza scomodare la Santa Inquisizione, che bollava per matte donne sanissime ma che uscivano dai loro canoni estetici/morali, nella storia i più grandi geni hanno realizzato vite straordinariamente complicate, quasi tutte concluse in malattia e in povertà (anche a causa dello scarso sistema sanitario dell’epoca, rendiamo il merito a chi di dovere).
Sempre analizzando i percorsi tradizionali notiamo che i geni a volte saltano passaggi, non si laureano, scappano dalle classiche convenzioni ed istituzioni per inseguire la loro molla, la spinta, il fuoco che li divora nell’animo e li pungola a creare qualcosa di nuovo, mai visto, sensazionale.
Rimane il problema di Icaro che, con semplicità sorprendente, districa (o almeno ci prova) la complicata matassa: il voler volare troppo vicino al Sole sciolse le ali di cera e lo fece precipitare in mare. Chi tenta di superarsicreando castelli troppo complicati finisce per rimanerne vittima lui stesso, perdendosi nei meandri di queste elucubrazioni e finendo la propria carriera con una camicia di forza.
Concludendo
Spesso sottovalutiamo le nostre vite comuni: ci arrabbiamo per un’inezia al bar, insultiamo il vicino di corsia in autostrada, trattiamo male moglie e figli perché il capo ha richiesto del lavoro extra, buttiamo via la nostra felicità per un pacchetto di patatine così, come se nulla fosse.
Ma noi possiamo cambiare il corso delle nostre vite, renderci conto della fortuna che abbiamo e valorizzare le persone a noi vicini: non saremo geni o rivoluzionari ma combattiamo contro la vita di tutti i giorni, le ingiustizie, i soprusi, accettandone in cambio le gioie, i momenti unici, le carezze, i baci, gli sguardi intensi e quei piccoli grandi attimi che rendono noi persone migliori.
Momenti in cui le nostre vite si colorano ad arcobaleno, con un fascio che attraversa il nostro corpo e mostra le cose belle ma che abbiamo scordato di avere: la genialità non rende felici, rende alcune persone uniche. Ma d’altronde anche essere speciali non è poi così male, no
?Alla prossima!
Marco