Magazine Bambini
Sono definiti "genitori ad alto contatto": amano portare i loro bambini in braccio, nel marsupio o in fascia, li cullano, prediligono l'allattamento al seno prolungato e non si tirano indietro nemmeno davanti al cooslepping. Abbondano in gesti affettivi, nel contatto fisico e si adattano e plasmano ai bisogni dei propri figli. C'è tutta una teoria dietro questa definizione, si parte da tempi ancestrali e da popoli antichi, per spiegare il perché e il per come, questo filone di pensiero, abbia tangibili benefici. Si parla della "mamma canguro" e delle sue strane sfaccettature, davanti alle quali, la società moderna, molte volte storce il naso perché ritiene che mamma sì, ma non succube, non in balia di un neonato, né tantomeno annullata da questa sua nuova condizione e perciò: se piange, non è detto che si debba prenderlo in braccio, si può lasciare giù e aspettare che si consoli da solo (accrescerà la sua autonomia). Addormentarlo cullandolo, è sacrilegio, ti ridurrai in schiavitù e lui diventerà pretenzioso e viziato e via così, come se il contatto fisico prolungato, possa essere per noi il primo passo verso l’esaurimento e per loro di sicuro dannoso e prima espressione di debolezza.
Due modi di vedere e vivere la maternità molto diversi anche se alla fine entrambi gli orientamenti hanno il loro perché, i lati buoni, le crepe ma anche i benefici. Senza estremizzare nessuno dei due, mi sento di dire che entrambi hanno ragione e torto e che come sempre la verità sta nel mezzo, io però, e lo dico orgogliosa e a gran voce, sono una mamma ad alto contatto ed il perché debba limitare il contatto con i miei figli, non lo capisco. In realtà la mia non è stata una scelta, ovvero non mi son certa messa a tavolino a studiare le due tesi per poi decidere a quale aderire e quale invece scartare, semplicemente ho fatto quello che l'istinto mi dettava di fare e che addirittura non è sempre stato lo stesso nel corso del tempo e che è pure parzialmente cambiato tra Cestino e Cicina ma rimanendo comunque costante nel mio bisogno di dare a loro un contatto fisico. Cullarli, prenderli in braccio se piangono, un allattamento prolungato, anche dormire con loro. Tutto questo per me è stato ed è naturale, espressione del mio essere mamma magari con un pizzico di fatica in più, ma anche con il benessere e la pace d'animo che si prova nel fare ciò in cui si crede e perciò se i miei figli piangono io, li prendo in braccio, li consolo, sbaciucchio etc. etc., se non dormono, li cullo, li guido, leggo favole, canto ninna nanne, mi sdraio fianco a loro e me li stringo forte, Cicina ha 16 mesi ed ancora si prende la tetta (anche se ci sto lavorando!) ed ogni tanto ci facciamo tutti prendere dal raptus dello sbaciucchiamento folle. Per me non è sacrificio comportarmi cosi, lo sarebbe il contrario, trattenermi o comunque limitarmi e poi,ve lo dico, magari voi correggetemi: questi danni irreparabili e questa sofferenza che un comportamento del genere dovrebbe creare sui bambini, io francamente non la vedo.