Genitori da favola

Creato il 26 settembre 2012 da Cenerentola @cenerellasingle

Un po’ di tempo fa vi avevo scritto che senza amiche non si può vivere. Ed ovviamente la penso ancora così. Però è anche vero che c’è un’altra categoria di persone senza le quali non si può ASSOLUTAMENTE vivere (e non me ne vogliano le amiche): I GENITORI.

A meno che non sia la nostra migliore amica, quella che ci vuole un bene dell’anima dalla prima elementare, si sa che anche loro, le amiche, esattamente come gli uomini, vanno e vengono. Se fai uno sbaglio è molto probabile che l’amicizia si interrompa. Ma con mamma e papà è impossibile contare quanti sbagli abbiamo fatto, quante volte abbiamo sbattuto la porta, quante volte gli abbiamo urlato contro. Quante volte, insomma, abbiamo sbagliato. Eppure loro non hanno ancora rotto. Loro sono ancora lì.

Certo è che poi, a volte, anche loro sbagliano. Prendete il papà di Cenerentola.

Quell’uomo baffuto e affascinante fa la sua brevissima comparsata a inizio film, in un luogo ameno vicino ad una fontana, mentre Cenerella, ancora piccina, si prodiga ad abbeverare il suo cavallo.

Estremamente affascinante ma estremamente rincitrullito. Ora, io mi sono SEMPRE domandata: Tu, quarantenne ancor piacente, come caspita hai fatto ad innamorarti della matrigna? Insomma, come hai fatto a non aver visto che era sgorbia? Ma soprattutto a NON capire che quella strega non avrebbe MAI potuto essere una sostituta materna per tua figlia, visto che è cattiva come la peste. Come hai fatto ad arrivare al secondo appuntamento se quella, al primo, avrà mangiato come un toro pretendendo di non pagare il conto?

Se, nelle fiabe, brutto fa impietosamente rima con cattivo, tu, in quanto protagonista di una delle fiabe più famose al mondo, avresti subito dovuto intuire il binomio.

Che poi, rimanere single era tanto brutto?

Comunque, era per dire che capita anche a loro di sbagliare. Di non capirci. Di tentare di decifrare i nostri pensieri con il loro codice binario risalente al primo dopoguerra. Ma anche per loro non è sempre facile. Specialmente quando noi (e chi da adolescente non l’ha mai fatto), entriamo in casa con i lacrimoni, andiamo in camera sbattendo la porta e ci chiudiamo dentro a chiave dicendo di non voler cenare. E alla domanda canonica di mamma: “Che hai?”, rispondiamo: “Niente!”

Ora, col senno di poi, mi chiedo come potrebbe fare quella povera donna a cenare e a dormire come niente fosse, sapendo che dall’altra parte della parete ha un muro al posto di una figlia. Che non si apre, non si confida, non mangia. E certo non lo si può abbattere così. Nemmeno se cadesse il comunismo

È vero però che il rapporto con i genitori segue le fasi che sono quelle della nostra vita. A tre anni: “Io sensa la MAMMMMA e il PAPPA non potto vivede”. E fino alla prima media il rapporto con entrambi i genitori rimane simbiotico. Poi, la scuola media, taglia il cordone ombelicale. E lì c’è Andrea che ti fa l’occhiolino e la tua amica che vuole che esci il sabato pomeriggio. Così, si parte a giocare a nascondino.

Perché, quando esci il sabato pomeriggio, tu devi ASSOLUTAMENTE evitare i tuoi genitori, che sicuramente saranno lì a passeggiare a braccetto per il centro. E se malauguratamente li incontri devi cambiare strada. Perché a farti vedere con loro tu…TI VERGOGNI!!

Alle superiori il sabato pomeriggio si trasforma in giorni e giorni, in cui loro devono credere che tu sia all’università, a lezione di danza, da Luisa a fare algebra e invece sei…sei…con qualsiasi persona basta che non siano loro. È il periodo di “Questa casa fa schifo”, “Nessuno mi capisce”, “Ai miei non ho detto nulla”, “I miei non lo sapranno mai”.

La cosa ovviamente cambia quando cresci. A vent’anni, prima di uscire, mamma deve dirti se l’abito ti sta bene. Perché il suo stile sarà anche del dopoguerra, ma ha una certa sofisticatezza che a lui potrebbe piacere. Poi, tra i 30 e i 40 hai due alternative: o sei mammone/a, e quindi regredisci ai 3 anni, della serie “Senza MAMMMMA e PAPPA…non potto vivede”, oppure vivi col tuo ragazzo ma vai lì a pranzo e a cena, regredendo così agli 8 anni, ed esclamando, davanti ai piccolini Barilla: “Pecché anche io da grande…mi voglio ispirare”

Sbagliamo noi. Spesso. Sbagliano loro. Forse. Ma non è come con l’amicizia. Quello con i genitori è un rapporto unico. Che non si scrive con l’indelebile, ma con la penna cancellabile della seconda elementare. Che fa un sacco di pasticci. Ma alla fine l’importante è che la maestra non veda quello che avevamo scritto sotto. E allora vorrà dire che l’errore sarà come non averlo mai fatto!



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