Abbiamo ricevuto da Clelia, una nostra lettrice, un bellissimo racconto che mette in luce quanto gli stereotipi entrino presto nella vita dei bambini e delle bambine. E di come una bimba di nemmeno 7 anni li abbia messi al tappeto!
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Sono mamma di due bambine, una ha quasi 7 anni e sta terminando la prima elementare e la piccola ne ha 3.
Non sono mai stata una persona amante “del gruppo”, non ho mai voluto qualcosa solo perché “ce l’avevano tutti” e sono stata abbastanza fortunata da avere genitori che mi hanno lasciata esprimere personalmente, senza mai negarmi niente perché non era “da femmina” né senza mai spingermi verso qualcosa solo perché “femminile”.
Insomma, per indole e per educazione, sono sempre stata una che si faceva i beati fatti suoi senza preoccuparsi troppo se fossero o non fossero in linea con le altrui aspettative.
Ammetto anche, però, che non sono mai stata platealmente trasgressiva o ribelle.
Una volta sono stata definita “vagamente surreale” e credo sia la definizione che mi calza maggiormente, ancora adesso.
Tuttavia, essendo cresciuta “immune” dagli stereotipi di genere, essi mi stridono. Io non ho frequentato il nido e ho frequentato solo l’ultimo anno della scuola materna. Giocavo per lo più con le mie sorelle e con pochi bambini selezionati, quindi non ricordo di aver mai sentito, nella mia infanzia, frasi come “non puoi: sei una femmina/non puoi: sei un maschio”.
Le mie figlie invece, hanno frequentato anche il nido e sono più immerse in queste dinamiche stereotipate.
Quindi è stata mia cura da sempre, vuoi per indole, vuoi per propensione, vuoi per puntiglio, lavorare con loro perché trovassero in loro la propria via, il proprio modo di essere e si sentissero libere di esprimersi senza costrizioni stupide.
Ho sempre cercato non solo di non imporre, ma anche di decostruire messaggi “impositivi” che arrivano dall’esterno.
La piccola è piccola e ha un carattere strano, non sono ancora riuscita a capire quanto di quello che semino in lei stia prendendo forma, ma la grande, qualche giorno fa, mi ha dato una enorme soddisfazione.
Mentre mangiava un gelato, un bambino un po’ più grandino di lei, accompagnato dalla sorella più o meno dell’età della mia, l’ha osservata a lungo per poi prodursi nel suo giudizio.
Ora provate a immaginarvi la scena.
Mia figlia si sta cacciando in bocca una palettina di gelato e il bambino, dopo lunga osservazione, appunto dichiara: “le femmine mi fanno schifo, perchè sono debolissime“.
Lei inghiotte il gelato e fissa cogitabonda il vuoto davanti a sè.
Poi si gira con gli occhi che ridono e dice: “ah sì? E tu come fai a saperlo?”
“lo e basta lo so e basta lo so e basta…. le femmine sono debolissime e devono fare quello che dicono i maschi..“
La mia bambina si fa più attenta e socchiude gli occhi, guardandolo con interesse scientifico; poi ribatte: “questa poi…. figuriamoci se la mia mamma deve mettersi a fare quello che le dice il papà…. poi guarda, te lo dimostro subito. Dimmi qualcosa e vedrai come lo faccio!”
Lui: “le femmine fanno schifo, sono debolissime…”
Lei, col tono condiscendente che usa con la sorellina quando “fa la sorella maggiore”, risponde mettendosi in modalità “cose ovvie dette a un deficiente”: “sai che se anche sei forte, ma senza cervello come te, rischi solo di fare la figura dello scemo?“
Lui resta un attimo spiazzato. E lei continua “poi a cosa serve sollevare una pietra a mani nude??? Io non ce la faccio, ma invece che spezzarmi la schiena come fai tu, prendo una gru.”
Lui zitto, la sorellina di lui scoppia a ridere. Mia figlia completa il suo pensiero, sempre più ispirata: “sarai rimasto all’età della pietra.“.
Allora lui cala l’asso di briscola: “il mio papà è carabiniere e adesso ti arresta”
L’asso di briscola…. Era un due di picche. Mia figlia ride: “ahahahahahahahahahahahahah questa è bella, non ci credo nemmeno se me lo dice lui”.
Poi si alza di scatto, butta la coppetta vuota del gelato e fa: “e scommetto che corro più veloce di te”.
E difatti ha corso più veloce di lui. Poi, mentre lui non si capacita e la sorella è quasi in ginocchio dall’adorazione, lei gli scocca un sorriso di vittoria e gli dice: “ciao, dì al tuo papà carabiniere, la prossima volta, di darti un po’ meno muscoli e un po’ più di cervello, perchè credimi, ti serve“. Si gira verso di me: “mamma, andiamo?”
Le ho comprato un regalo.