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Senza esaltarsi, passo dopo passo. Non può che essere questa la filosofia dell’Inter in questo momento. Certo, si sta meglio che un paio di settimane fa. Qualche risultato sta arrivando e un minimo di gioco comincia a vedersi. Intanto, i nerazzurri non subiscono più come prima. Merito del 4-4-2, il modulo che consente la migliore copertura del rettangolo di gioco, ma anche di una condizione fisica accettabile. Non è un caso che la porta difesa da Julio Cesar sia rimasta inviolata nelle ultime due partite di campionato. Si vede a occhio nudo che Thiago Motta e Cambiasso riescono a fare filtro a centrocampo e che lo stesso Milito, nonostante gli errori sotto porta, gioca molto per la squadra.
Lasciato precauzionalmente a riposo Maicon, l’Inter di Marassi ha perso in spinta e pericolosità sulla fascia destra. Il rientrante Zanetti è stato molto prudente e il confermatissimo Faraoni ha forse pagato le partite consecutive disputate, tanto che nell’intervallo è stato sostituito con Alvarez. Sulla corsia opposta, Nagatomo ha messo in campo la solita vivacità, ma riuscire a sfondare la linea Maginot alzata da Malesani davanti a Frey non era semplice. Debutto stagionale sufficiente per Poli, schierato esterno sinistro di centrocampo, non proprio il ruolo che ricopriva nella Sampdoria. L’Inter non è stata bellissima, ma ha giocato da squadra, dando sempre l’impressione di potere fare sua la gara. Anche se le occasioni sono arrivate con il contagocce. Un bel colpo di testa di Samuel respinto da Frey e, sugli sviluppi dell’azione, il solito gol divorato da Milito da due passi. Un momento decisamente no per il Principe che si sbatte, corre e lotta. Che aveva anche costretto al fallo da ultimo uomo Granqvist, incredibilmente graziato dal direttore di gara. Ma che non segna. Per un animale da area di rigore, una sofferenza. Non pervenuto, nel primo tempo, il Genoa, che ha praticamente rinunciato a giocare. Quando nella seconda frazione, ha tentato di uscire fuori dal bunker è stato punito da Nagatomo, che è riuscito a beffare Mesto e Frey di testa, in uno dei pochi cross messi al centro da Alvarez, per il resto indecifrabile. Un giocatore capace di buone iniziative personali (palo dalla distanza al 78’), ma anche di pericolose amnesie nella gestione del pallone e in fase di non possesso.
L’unica colpa dell’Inter è stata quella di non riuscire a chiudere il match, pur avendone avuta più volte l’occasione, rischiando addirittura di subire il pari nell’unica vera occasione gol per il Genoa, una conclusione di Veloso deviata in corner da Julio Cesar dopo una respinta di Nagatomo davanti alla porta. Confortante il rientro di Forlan, che nello scampolo di partita disputato ha fatto vedere qualche giocata da campione. Una vittoria in un campo ostico alza il morale. Ora serve continuità, per ridurre ulteriormente il distacco dalla zona Champions. Senza fare capriole di gioia, ma con qualche speranza in più.