Ma oltre ad impegnarsi del future europeo, la Serbia dovrà comunque fare i conti con il passato. Il prossimo 3 marzo, infatti, secondo notizie apparse sui media serbi, all’Aja dovrebbe iniziare il processo davanti alla Corte internazionale di giustizia (ICJ) relativo alla denuncia della Croazia e alla contro-denuncia della Serbia per genocidio durante la guerra del 1991-1995. La corte sarà presieduta dal giudice slovacco Peter Tomka. Saranno ascoltati ed interrogati i testimoni delle due parti: 12 quelli chiamati da Zagabria, mentre per Belgrado saranno 8, secondo le informazioni mediatiche serbe. Il premier Ivica Dačić ha dichiarato che la Serbia è pronta a ritirare la denuncia se anche Croazia farà lo stesso: secondo il premier serbo questa sarebbe la soluzione migliore per entrambe le parti. Anche i parlamentari serbi del partito governativo annunciano che si impegneranno per ottenere il ritiro delle denunce a condizione però che la Croazia restituisca i loro beni ai profughi e ne risarcisca i danni e che sia risolta la questione delle persone scomparse.
Nonostante speculazioni, soprattutto mediatiche, secondo le quali la Croazia sarebbe intenzionata a ritirare le denunce di genocidio per crimini commessi nella guerra tra il 1991 e 1995, arrivano notizie sulla preparazione di un team internazionale rafforzato in vista dell'avvio del processo il prossimo marzo. Si tratta di prestigiosi esperti del diritto internazionale, afferma Jana Špero, rappresentante del ministero della Giustizia croato che sarà uno dei tre rappresentanti della Croazia in questo processo. Špero precisa che si tratta di un processo molto complesso e di una denuncia molto importante il che richiede l’impegno di esperti. Tra questi anche il britannico Keir Starmer, esperto di diritti umani e di diritto internazionale, nominato nel 2007 giurista dell’anno nel campo dei diritti umani e per cinque anni capo procuratore del Regno Unito.
Le autorità croate chiedono una migliore collaborazione con le autorità serbe sul destino delle persone scomparse durante il conflitto, in maggioranza di nazionalità croata, come condizione per eventuali trattative sul ritiro della denuncia di genocidio. Uno dei testimoni della Croazia, sempre secondo le informazioni della stampa, potrebbe essere Sonja Biserko, presidente del Comitato Helsinki per i diritti umani in Serbia. Recentemente, il procuratore per i crimini di guerra serbo Vojislav Vukčević ha detto che soltanto a Belgrado ci sono in libertà almeno 300 persone che potrebbero essere sospette di crimini di guerra. Il ministro della giustizia croato, Orsat Miljenić, ha ricordato che il ruolo del team di esperti è quello di presentare la denuncia per genocidio nel miglior modo possibile e spiegare al mondo che cosa sia veramente accaduto. Dopo la conclusione della fase verbale del processo, tutti i materiali raccolti nell’arco di diversi anni diventeranno pubblici, ha detto il ministro croato.
Ricordiamo che il 2 luglio 1999 la Croazia ha denunciato la Serbia alla Corte internazionale di giustizia per crimini di genocidio che sarebbero stati commessi in Croazia tra il 1991 e 1995, accusando la Serbia di essere responsabile di “pulizia etnica” contro i cittadini croati: “una forma di genocidio il cui risultato è stato un gran numero di cittadini croati trasferiti, uccisi, torturati e illegalmente imprigionati, nonché la devastazione delle proprietà”. Per questo Zagabria chiede il risarcimento dei danni di guerra, mentre Belgrado ha reagito presentando a sua volta una analoga denuncia contro la Croazia.
Il testo è tratto dalla trascrizione della corrispondenza per la puntata di Passaggio a Sud est andata in onda il 21 novembre a Radio Radicale