Ennesima tragedia titolano i giornali e urlano impotenti le televisioni. Appunto ennesima da quando c’è la Bossi -Fini o il reato di clandestinità a cui si attaccano i Gasparri e i suoi simili come se non fosse abbastanza chiaro che queste legislazioni finto draconiane non servono a niente: né a fermare l’immigrazione e men che meno a gestirla limitandosi a rendere la clandestinità così assoluta da facilitare l’opera di negrieri e caporali. Tutto questo ricorda un patetico spezzone di film luce del ’43 in cui lo speaker con voce maschia e combattiva descriveva la posa dei cavalli di frisia sulle spiagge siciliane per fermare l’invasione alleata: come una manifestazione di estrema e palese debolezza potesse essere usata per propaganda di regime, per me rimane un mistero. Ma del resto il Paese conserva i suoi tratti grotteschi e se invece di Mussolini che straparlava di bagnasciuga ci fosse stato Grillo, alla notizia dell’invasione avrebbe detto che “non era nel programma”.
Il fatto è che non siamo in grado di attenuare l’esodo, favorito dagli stessi schiavisti internazionali che con tanta efficacia intendono ridurre gli stessi cittadini in condizione di clandestinità dei diritti per procurarsi mano d’opera a bassissimo costo nell’immediato e in prospettiva. Non lo siamo anche perché non abbiamo mai avuto da almeno 40 anni una politica mediterranea coerente, seria, autonoma, ci siamo limitati a seguire altri nelle loro logiche e nelle loro avventure peraltro spesso contrarie ai nostri interessi o a fare effimeri accordi con tirannelli petroliferi e ambigui regimi. Così spendiamo un miliardo l’anno (cifra reale per difetto) per fare gli ascari degli Usa in Afganistan e non badiamo per nulla alle porte di casa, salvo aggregarci come camerieri alle guerricciole umanitarie, persino quelle architettate dai mangia lumache in astinenza da grandeur, desiderosi di nascondere la subalternità alla Germania realizzatasi grazie al volenteroso beneplacito delle loro classi dirigenti.
Del resto chi la doveva fare questa politica? Forse i sudaticci democristiani che speravano di tradurre l’ambiguità in una politica o i tangentari craxiani o i dipendenti a cottimo di Arcore? Con assoluta tristezza va detto che la politica italiana nel mediterraneo è finita con Enrico Mattei, il grande corruttore. E di certo una nuova strategia non può venire dai Letta e dai Napolitano che si sono fatti garanti dell’impoverimento del lavoro a cui le correnti migratorie portano braccia e alibi. Men che meno dai Berlusconi, dai Maroni e a quanto pare anche dai Grillo epigoni di decenni di colferaggio a cui però in casa piace far finta di avere i pantaloni. Questa è gente da cavalli di frisia, gente da bagnasciuga.