Gentle giant: i giganti del prog-rock e il loro universo

Creato il 24 maggio 2010 da Stampalternativa

Maestosità e gentilezza. Potenza e ironia. Grandezza e dolcezza. Il nome Gentle Giant rimanda a questo universo, e il faccione del Gigante Gentile, simbolo di una proposta musicale complessa e ancora affascinante, rinvia ad un’epoca d’oro di creatività. Gli appassionati italiani ricordano i favolosi concerti che la band dei fratelli Shulman tenne negli anni ‘70 nel nostro Paese, tuttavia l’editoria nostrana non aveva mai sostenuto uno studio sui Gentle Giant. In pieno 2010, a 40 anni di distanza dalla formazione del gruppo e dal primo, leggendario album che diede vita ad una delle più suggestive carriere degli anni ‘70, Antonio Apuzzo affronta una ricerca storica e musicologica di alto profilo sul Gigante.

Gentle Giant - I giganti del prog-rock è il più recente volume della Rock People di Gianfranco Salvatore: una collana attenta in modo particolare a coniugare gli elementi tipici del biopic all’analisi musicale più approfondita. Antonio Apuzzo - musicista, docente e cultore di vecchia data del Gigante - è senza dubbio la persona giusta per uno studio del genere. Anche perché al testo è allegato il cd del suo gruppo Ibrido Hot Six: un sestetto di fiati che reinterpreta il meglio dei Gentle Giant con brio e inventiva. Questo disco è la “sintesi sonora” del fil-rouge che anima il libro: l’attualità della musica del Gigante, il suo prestigio anche in tempi difficili come l’epoca punk, la costante tensione verso una progettualità che “allargasse i confini della popular music”, per citare le celebri liner-notes del capolavoro Acquiring the Taste.
Apuzzo analizza con puntualità l’evoluzione della band: parte così dagli ultimi residui beat dei Simon Dupree & The Big Sound per seguire attentamente tutti i passaggi discografici, avvalendosi sia di testimonianze dirette (in particolare Gary Green e Malcolm Mortimore, intervistati personalmente) che di valutazioni strettamente musicologiche. E’ grazie a queste che emerge netta sia l’unicità dei Gentle Giant nell’amalgamare musica antica, contrappunti, audaci metodi esecutivi e rock, e l’importanza di Kerry Minnear: un compositore ed esecutore mai troppo celebrato, eppure valido, ispirato e coerente quanto un Keith Emerson, un Tony Banks, un Mike Ratledge. Lo studio di Apuzzo non è mai accademico: è spinto da un intento divulgativo che non abdica all’esigenza di raccontare nota per nota, sviluppo per sviluppo, disco per disco, la storia di un gruppo leggendario. Per capire meglio quanto sia valido questo studio sul Gigante Gentile, basta fare un paragone con un libro della stessa collana: ovvero il lavoro di Chris Welch sugli Yes, senza dubbio intrigante ma privo di qualsiasi valutazione tecnica sull’elemento musicale.

Anche se non aggiunge nulla di nuovo alle notizie biografiche che il sito di Dan Barrett ha rivelato da tempo, il libro di Apuzzo è uno strumento imprescindibile per scoprire e comprendere la personalità unica dei Gentle Giant e il loro ruolo preminente nell’affermarsi del progressive-rock.

(Questo testo è stato pubblicato sul sito MovimentiProg.net)


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