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Geo-politica e affirmative actions

Creato il 16 agosto 2013 da Rightrugby

Geo-politica e affirmative actions Già che siam qui che aspettiamo frementi - il Championship, il Top14, l'ITM e la Currie Cup ... - riflettiamo su in paio di sfiziosi temini "politici".
Il primo arriva dal Sudafrica, è il ritorno del concetto di "quote razziali". Limitatamente alla Vodacom Cup nel marzo-aprile dell'anno prossimo, le Province saranno tenute ad avere almeno sette "black players" (testuale nel comunicato SARU) a referto gara, dei quali almeno cinque titolari.
Le quote razziali hanno una storia di insuccesso ripetuta e articolata nel Paese Arcobaleno: introdotte negli anni Novanta dopo l'abolizione dell'Apartheid, furono riprese nel 1999 e definitivamente abbandonate nel 2004 tra polemiche, avanzate e ritirate (secondo il punto di vista) che stavano per affondare Jake White e tutti gli sforzi, rivelatisi alla fine vincenti, di elevare il gioco sudafricano sul trono Mondiale. Per fortuna di tutti, allora a prender decisioni c'era Mandela e non i suoi pittoreschi e corrotti eredi politici e non, gente che confonde "democrazia" con "dittatura della maggioranza".
Le quote fino al 2004 riservavano posti ai "non white players": contribuirono di fatto a incentivare i giocatori meticci, in particolare quelli della "non etnia" dei Griquas (denominazione ufficialmente abolita dal nuovo regime): eh già, mentre i neri preferivano e preferiscono il calcio, loro sono di tradizioni e lingua Afrikaans, rugby incluso.
Parliamo di "mezzisangue" non a caso: le questioni "razziali" nell'era della genetica riservano sorprese, come scoprì Woopi Goldberg, l'attrice che all'apparenza più nera non si può, quando dalle analisi del suo Dna emerse che tra i suoi antenati c'era un piantatore schiavista della Carolina ...
Tant'è, oggi l'ineffabile presidente Saru Oregan Hoskins definisce la reintroduzione di quote per i "black players", un  "measurable target" teso a spingere la mitica "transformation” del rugby sudafricano, aggiungendo che la Saru ha voluto anticipare le imposizioni da altri Enti Statali, e chi ha orecchie per intendere...
Chissà, forse han "anticipato" la misura per limitare gli ovvii disastri apportati da ogni tipo di affirmative action, confinandola alla sola Vodacom Cup, un contesto che "it had moved away from its primary purpose of presenting opportunities for young emerging players, particularly black players". Buona fortuna.
Vien da domandarsi cosa serva parlare ancora di transformation se è vero, come han sostenuto recentemente i dirigenti dei Southern Kings, che nei loro territori (tre Province della Costa) si trova il 32% dei tesserati sudafricani e di questi oltre il 70% sarebbe nero: se fosse vero basterebbe aver pazienza e lavorare affinché la quantità diventi qualità. Ma i politicanti non hanno tempo: accendono la televisione OGGI e trovano solo due neri su 23 Springboks (Mtawarira, Kolisi); "Griquas" ovviamente a parte (Habana, Steenkamp, Basson), è solo il 100% black che conta. Chissà come la prenderebbe Obama.
Passiamo ad altro argomento geo-politico meno "Kyenge" e più interessante. Mark McCafferty direttore della Premiership inglese s'è detto molto allineato a una recente pronuncia della IRPA, la associazione dei giocatori Pro, che ha proposto la abolizione dei Test Match estivi. Lo siamo anche noi, sulla base dello schifo disimpegnato e affaticato che sovente vi si evidenzia. Per McCafferty sarebbe l'occasione perfetta per discutere di calendario a livello Mondiale,"occasione unica per definirlo Nord e Sud tutti assieme".
Ne potrebbero sortire spazi per eventi veramente da seguire, come il Mondiale per Club/Franchigie di cui si vagheggia da tempo - le prime (una o due?) del SuperRugby contro le prime (una o due?) della Heineken Cup - e più spazio per Lions & iniziative similari. 

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