(pubblicato su il Tascapane n.7) Abbiamo dato il via al nostro manuale di geografia universitaria descrivendo il primo approccio degli studenti fuori sede con la città degli Estensi - ricorderete la storia della sportina - passando poi a descrivere i diversi stereotipi di studenti con cui è possibile avere a che fare tra i corridoi universitari [presto anche su questo Blog]. Sarà chiara ormai al nostro affezionato lettore la serietà analitica con cui portiamo avanti questi studi sociologici. Così, con lo stesso rigore scientifico, passiamo ora in rassegna i diversi tipi di professore in cui potreste avere la ventura di incappare nella vostra carriera universitaria. Andiamo al dunque: la prima categoria di professori a finire sotto la nostra lente è quella dei filantropi. Sono presenti in numero assai limitato, purtroppo. Sono degli stronzi (categoria di seguito illustrata) pentiti. Dopo aver passato la loro vita a lanciare libretti e a far tremare intere generazioni sono ormai preda di un urticante senso di impotenza. Guai però a fidarsi troppo di un filantropo: fare spudoratamente affidamento alla sua bontà in sede d’esame potrebbe risvegliare lo stronzo sopito in lui e rovinare la sessione a tutti i colleghi che sono dopo di voi. Età media 65 - 70 anni. Lo Stronzo, età media 35-40 anni. Quasi mai è titolare di cattedra, per arrivare al posto su cui precariamente siede ha dovuto ingoiare rospi grandi quanto elefanti. Guadagna in media un terzo di suoi colleghi che mediamente conoscono un decimo di tutto lo scibile in suo possesso e... ti odia.Sì, ti guarda e ti odia perché con quella faccia da fighetto che ti ritrovi, fesso come sei magari fra cinque anni già guadagnerai più di lui e proverai quel senso di soddisfazione che mai a lui sarà dato conoscere. Accortezze per l’esame: vestire inmodo dimesso e mostrare di pendere adulanti dalle sue labbra. Ripetete in mente: “non esiste altro scienziato al di fuori di te”... lui lo avvertirà e ne terrà sicuramente conto.
Poi c’è il Profesore Amico, età media 40-50 anni. E’ il peggio che possiate incontrare. Ha in famiglia almeno uno zio docente universitario. Lui ti guarda e... ti ama. Sì, lui ti ama, ama il tuo essere giovane, spensierato, free. Lui ama fare lezione in aule piene di ragazzi festanti ad ogni sua esilarante battuta. Questo idillio termina però il giorno dell’esame: il Professore Amico non capisce come sia possibile che gli esaminandi non ricordino, o quanto meno non riescano a spiegare, i concetti nello stesso identico ordine logico con cui lui li ha esposti a lezione, così, delusione dopo delusione, il suo amore si trasforma in frustrazione e poi in odio. Già dopo il primo bocciato della sessione la situazione potrebbe essersi fattairrecuperabile. Per un buon esame con un Professore Amico devi ostentare sicurezza: il timore degli studenti lo innervosisce. Ricorda: lui ti ama e vuole sentire l’amore che anche tu provi per lui. Cerca di essere tra i primissimi esaminadi, quando il suo amore per gli studenti è ancora vergine. Mantieni lo stesso look che avevi durante le lezioni: riconoscendoti potrebbe ritornare con la memoria ai quei giorni fantastici in cui lui parlava e tu lo ascoltavi felice. Durante l’esame potrebbe fermarti per dirti dov’eri seduto durante le sue lezioni, tu lo guarderai e scuoterai manuale semiserio di geografia universitaria complice la testa come per dirgli: “lo sapevo...”.
Infine c’è il Professore Guarda-Te-Che-Sono Costretto-A-Fare. Lui è un luminare nella sua materia e tu sei solo una perdita di tempo. Un buon esame con lui dev’essere rapido e indolore. Mentre ti accomodi salutalo con un “buongiorno”: lo costringerai a guardarti in faccia almeno una volta e, se sei fortunato, ad accennarti un sorriso cortese. Sei a buon punto. Alle sue domande rispondi subito con una definizione chiara ed esauriente, se parti da Adamo ed Eva potresti non arrivare a raccontare della mela. Dopo la definizione, in poche parole, riassumigli i dieci argomenti a partire dei quali potresti approfondire la sua domanda. Darai così conto da subito della completezza della tua preparazione. Nella sua testa un buon esame è inversamente proporzionale alla sua durata.
Se questi accorgimenti ti sembrano troppi non ti resta che scegliere la via più facile: smetti di leggere e torna a studiare.