Nella prima di questa analisi in due parti, Andrej Volodin osserva la realtà politica e strategica che definisce la relazione tra Cina e Pakistan.
Mentre il Presidente russo Putin sta programmando di visitare il Pakistan, alcuni dei miei amici e giornalisti indiani credono che il viaggio proposto sia una sorta di punizione per l’India, a causa della politica estera “filo-americana” di Delhi. Penso che questa spiegazione semplicistica sottovaluti la complessità della situazione nella zona meridionale dell’Eurasia centrale, che vivrà nuovi cambiamenti dopo che le truppe straniere si saranno ritirate dall’Afghanistan. E dunque emergerà una nuova equazione geopolitica, dove il Pakistan e la sua alleanza geopolitica con la Cina sarà certamente l’elemento centrale per ragioni storiche e circostanze geografiche.
Nel 1950 il Pakistan fu uno dei primi paesi a riconoscere la Repubblica Popolare Cinese, mentre negli anni Sessanta e fino ai primi anni Settanta è rimasto l’alleato più affidabile di Pechino in un periodo di relativo isolamento internazionale di quest’ultima. La Cina apprezza questo supporto fornendo al Pakistan assistenza sia militare che tecnica ed economica, compreso il trasferimento di tecnologia nucleare. Alcuni esperti credono che il rafforzamento dei rapporti multilaterali tra l’India e gli Stati Uniti renderà l’alleanza strategica tra Islamabad e Pechino ancora più stretta, ancor di più dunque, perché l’élite pakistana considera la partnership con la Cina una garanzia di sicurezza.
La Cooperazione Militare e Tecnologica (MTC) di Islamabad e Pechino si sviluppa in tre aree principali:
- Missili: le forze armate pakistane hanno missili a corto e medio raggio che gli esperti ritengono essere una “modifica di missili balistici cinesi”;
- Velivoli da combattimento: l’aviazione militare pakistana ha velivoli di progettazione cinese – JF-17 Thunder e K-8 Karakorum, così come velivoli intercettori co-prodotti. Inoltre, le forze aeree pakistane utilizzano il sistema radar early warning prodotto in Cina (gli esperti statunitensi credono che il ritardo nel trasferimento dei resti dell’elicottero stealth che prese parte all’eliminazione di Osama Bin Laden il 2 maggio 2011 sia collegato al suo studio preliminare da parte delle forze armate cinesi);
- Programma nucleare: si ritiene che la Cina possa aver trasferito in Pakistan le tecnologie cruciali per la produzione di armi nucleari.
Oltre al MTC, Pakistan e Cina stanno attivamente sviluppando le loro relazioni economiche; uno sviluppo che è stato accelerato dal Comprehensive Free Trade Agreement del 2008. Secondo alcune stime, il commercio bilaterale si avvicina ai 15 miliardi di dollari. Con l’aiuto della Cina, in Pakistan sono stati implementati progetti infrastrutturali a lungo termine, che riguardano la costruzione di strade, lo sviluppo minerario (compresi rame e oro), l’industria energetica tradizionale così come diversi progetti nel campo dell’energia nucleare/non-convenzionale. Un importante obiettivo dell’attività congiunta era la costruzione del porto offshore di Gwadar, nella provincia del Belucistan (le operazioni relative al complesso portuale sono iniziate nel dicembre 2008). Questo porto, situato a 180 miglia nautiche dall’entrata dello Stretto di Hormuz, attraverso il quale transita circa il 40% delle forniture di petrolio per via marittima, è di importanza strategica anche per Pechino. In primo luogo, esso offre diversificazione e protezione delle forniture di idrocarburi; inoltre è possibile accedere al Mare Arabico attraverso la Regione Autonoma dello Xinjiang-Uygur (XUAR), importante per la sicurezza economica della Cina in generale.
Formalmente, il Pakistan ha due principali alleati strategici – Cina e Stati Uniti. Tuttavia, alla luce degli eventi del 2011 le élites al potere hanno perso fiducia negli USA e fanno affidamento sulla Cina, da essi definita a livello informale “l’alleato per ogni stagione”. (Un fattore importante nella crescita della sfiducia di Islamabad nei confronti di Washington è stato “il patto nucleare” USA-India che ha di fatto sollevato l’India, secondo i funzionari pachistani, dal regime di non-proliferazione nucleare). La decisione cinese di costruire due reattori nucleari in Pakistan, oltre a quelli già esistenti, è una nitida dimostrazione di fiducia reciproca.
Ad ogni modo, ci sono ancora alcuni problemi nei rapporti tra gli “alleati per ogni stagione”. La classe dirigente cinese è preoccupata per l’alto livello di estremismo politico in Pakistan. Pechino è inquieta per la militanza crescente tra gli Uiguri che operano nell’area tribale pakistana. Secondo gli esperti, un numero significativo di Uiguri che frequentarono le madrase in Pakistan negli anni Ottanta sono stati successivamente mobilitati verso le unità operative sul territorio afghano – prima contro le truppe sovietiche e dopo contro le forze congiunte degli USA e dei loro alleati nella lotta contro i Talebani. Una determinata fazione degli Uiguri – i “Mujaheddin” – sembra sia tornata in Cina.Un altro motivo di preoccupazione a Pechino è l’attacco frequente dei radicali politici contro i cittadini cinesi che lavorano a contratto in Pakistan (circa 10.000 persone). La situazione è particolarmente difficile nella provincia del Belucistan, nella parte occidentale del Paese. Perciò Pechino, preoccupata tanto per la sicurezza dei suoi cittadini quanto per il prestigio del Paese nel mondo musulmano, non pone una particolare enfasi sulla lotta al terrorismo in Pakistan affidando, in effetti, un ruolo preminente in questa campagna agli Stati Uniti. A sua volta Washington tiene conto dei crescenti timori di Pechino sulle forze attive dell’Islam politico in Pakistan, vedendo il coincidente interesse strategico di lungo termine di Stati Uniti e Cina nel combattere il radicalismo.
La Cina cerca di mantenere una politica strategica nei confronti del Pakistan che fonde due principi contraddittori: 1) riduzione dell’influenza geopolitica di Stati Uniti e India in Asia meridionale e 2) protezione del Celeste Impero contro l’estremismo politico proveniente dal territorio pakistano. Questo compito è assolto sia attraverso l’equilibrato sviluppo delle relazioni con Islamabad e Delhi, sia attraverso la promozione di relazioni di buon vicinato tra i due “rivali storici”. Questo, tra le altre cose, è dovuto alla politica relativamente imparziale del Regno di Mezzo, in particolare per quanto concerne la “questione Kashmir”. Una tale posizione di compromesso di Pechino sembra connessa alle paure di un possibile impatto del “effetto manifestazione” derivante dal fermento del “grande” Kashmir (cioè il Kashmir storico) sugli esitanti tumulti etnici e religiosi in Xinjiang e Tibet.
(Traduzione dall’inglese di Francesca Malizia)