Geopolitica: una scienza in evoluzione

Creato il 06 dicembre 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR

Presentiamo di seguito l’editoriale del direttore Tiberio Graziani al numero 3 del volume I (Autunno 2012) di “Geopolitica”, dal titolo Che cos’è la geopolitica?.
La rinascita della geopolitica sembra aver soppiantato negli ultimi decenni le analisi tipiche delle Relazioni Internazionali riguardo alla identificazione dei futuri scenari globali. Tuttavia, a fronte del successo mediatico di tale disciplina, scarsi risultano essere le riflessioni teoriche a suo sostegno. Manca infatti ancora una valida teoria della geopolitica. Tale carenza sembra essere dovuta alla sua caratteristica di disciplina limite tra impostazione operativa e approccio speculativo.

La geopolitica: scienza globale?

Nel corso degli ultimi due tre decenni, abbiamo assistito ad una rinascita della “scienza” geopolitica. Due appaiono essere le cause principali del ritorno di questa materia multidisciplinare agli onori della cronaca e del dibattito politico e intellettuale; una di ordine, per così dire, pratico, collegabile al collasso del vecchio equilibrio bipolare e di conseguenza alla ricerca di adeguate strategie per il riposizionamento degli attori internazionali vecchi e nuovi; l’altra, invece, quale risposta euristica alle difficoltà incontrate dai fruitori degli apparati analitici delle Relazioni Internazionali (RI) ai fini della comprensione dei nuovi scenari globali.

Queste due cause evidenziano bene la duplice natura della geopolitica, quella operativa (la prassi geopolitica) e quella speculativa (la previsione degli scenari geopolitici). Tuttavia, a fronte delle numerose analisi e dei molti articoli di geopolitica, come anche dei molteplici centri studi inerenti la materia, prodotti e sorti negli ultimi tempi, pochi passi in avanti sono stati fatti riguardo al suo avanzamento quale scienza autonoma.

In ambito accademico sembrano permanere ancora sia la diffidenza che ha accompagnato la nascita e, soprattutto, l’evoluzione di questa branca del sapere durante la prima metà del secolo scorso, sia un approccio mediato dalla scienza delle RI che, tendente in definitiva a relegare la geopolitica in un ambito ristretto, ne limita gli sviluppi quale possibile scienza globale. La geopolitica, infatti, molto probabilmente a ragione della indeterminatezza connessa alla sua stessa definizione e storia (l’incertezza epistemologica e teorica della geopolitica, come in più occasioni ha affermato e argomentato il geopolitico e geostratega francese Hervé Coutau-Bégarie, recentemente scomparso) e soprattutto a causa del suo interesse per l’analisi previsionale di lungo periodo, presenta gli elementi minimi e sufficienti per candidarsi quale scienza globale del XXI secolo.

L’indagine geopolitica, proprio perché pone al centro dei suoi interessi speculativo e pratico la geografia quale campo di azione delle vicende “politiche” lato sensu e dunque dell’agire umano, investe la quasi totalità delle branche del sapere: dalla statistica alla demografia, dalla sociologia alla politologia, dalla economia alla storia, dalla filosofia alla religione, dalla etnografia alla scienza delle comunicazioni, dalla strategia militare al diritto, alle scienze esatte, e così via. L’ampliamento degli strumenti conoscitivi degli ultimi cinquanta anni, oltre a determinare quella che da più parti viene definita la “società della conoscenza”, obbliga l’analista geopolitico contemporaneo ad una costante riflessione sull’oggetto del suo studio, con il risultato di spingerlo verso una ri-sistemazione della teoria geopolitica, coerente con l’evoluzione dei tempi.

Il compito della geopolitica del XXI secolo

Da quando il termine geopolitica venne coniato, tre1 sembrano essere le categorie principali ove questa giovane “scienza” umanistica potrebbe essere inserita: quella “determinista” degli inizi, imperniata sulla rivisitazione della concezione dello Stato e della Nazione attraverso la peculiare prospettiva geopolitica (la geopolitica come coscienza geografica dello Stato), quella “ideologica”, come prassi per l’espansione regionale, continentale e globale di sistemi politici tipica del nazionalismo, del nazismo e dello stalinismo, quella “economicista” quale ausilio all’imposizione universale delle regole economiche e finanziarie a livello globale (liberalismo e atlantismo).

A queste categorie, potremmo aggiungerne altre due, più recenti: quella neo-ideologica della prima fase della transizione unimultipolare relativa al neo-atlantismo globalizzatore ed esportatore della democrazia e dei diritti umani, e, specularmente, al neo-eurasianismo filosofico, infine quella propria agli studi di previsione dei nuovi scenari globali, caratterizzata da un approccio realistico e continentalista e più attenta all’evoluzione geostrategica dei rapporti tra aggregati geopolitici e geoeconomici.

Nell’ambito di ognuna di queste categorie, la geopolitica ha prodotto (e, in alcuni casi, produce ancora) criteri interpretativi utili alla descrizione e costruzione dei futuri scenari mondiali e, parallelamente, alla implementazione e formulazione di nuovi paradigmi geopolitici. È compito del geopolitico contemporaneo fare tesoro dei concetti e dei criteri sinora prodotti sia ai fini della loro fruibilità per lo studio dei processi in atto, sia ai fini della definizione dell’apparato teorico che dovrebbe sostenere l’impianto dottrinale della geopolitica quale scienza globale.


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