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George Orwell

Creato il 11 agosto 2012 da Vanamind
Alle soglie delle scuole medie mi decisi ad entrare in quel bellissimo negozio di dischi che vedevo sempre in via Torino.
I ragazzi con i jeans e i capelli lunghi arrivavano con aria saputa e poi si lanciavano lungo una scala per sparire al piano di sotto, io li guardavo dalla vetrina e li invidiavo per la loro sicurezza, per la loro libertà, volevo anch'io comprare la musica, i dischi, ma non sapevo proprio quali suoni avrei potuto amare e un vinile, un LP, allora costava come quattro uscite al cinema.
Sapevo bene però chi non mi piaceva. Durante gli anni '60 e '70 se un brano incontrava il favore del pubblico era finita. Da quel momento ovunque, e intendo proprio ovunque, ogni 4 canzoni melense infilavano un passerotto corredato di maglietta bagnata e questa storia insopportabilmente sdolcinata andava avanti da anni, soprattutto nel periodo estivo.
Sapevo chi fossero i Beatles e anche i Rolling Stone, ma non mi piacevano e non capivo nemmeno perchè avrei dovuto scegliere quali dei due fosse il migliore. A me non interessavano. Cercavo altrove, ma non sapevo dove trovarlo.
Devo molto a mio padre. Che parlava d'arte per ore, che tornava a casa la sera con i giornali e i libri sotto braccio, che mi lasciava leggere i suoi Linus mentre sfogliava uno dei nuovi Urania ascoltando musica con lo stereo. Talvolta lirica, talvolta sinfonica, cantava la Cavalleria Rusticana e si faceva di Callas, ma poi si annoiava e cambiava regime. Ed era il tempo di De Andrè, di Jannacci,  di Louis Armstrong ed Ella Fitzgerald.
Quel pomeriggio assolato infine mi risolsi, entrai nell'ombra confortevole della stanzetta di sopra e, chinando gli occhi sotto gli sguardi di sufficienza dei presenti, come tutti mi lanciai lungo le scale.
Ed entrai nel tempio della musica.
Metri di banconi di legno scuro carichi di dischi, mani che scartabellavano veloci, cuffie per ascoltare e la mia totale e infinita ignoranza su qualunque cosa potessi o non potessi fare e come.
Chiesi a un ragazzo e fu lapidario. Credo fosse abbastanza stupito di vedere una donna, poco più che decenne, dentro il tempio degli dei, dovermi pure prestare attenzione in quei sacri momenti doveva apparirgli come una terribile profanazione.
Mi guardò torvo e forse in un'altra occasione sarei fuggita a gambe levate, ma l'attrazione era così forte che mi lanciai verso il primo corridoio.
Gironzolai per un po' guardando i poster, le copertine e i diecimila nomi, ma quale musica volere e come trovarla in quell'infinita marea di vinile rimaneva ancora un mistero.
Lanciavo sguardi sconsolati verso la scala della ritirata, quando un'immagine si impose sulle altre e le mie mani corsero verso un maiale sospeso nel cielo di un gruppo di ciminiere.
Fra me e George Orwell è iniziata così.

1984 - George Orwell
La Fattoria degli Animali - George Orwell

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