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George Orwell: Ricordi di libreria

Creato il 04 novembre 2014 da Martinaframmartino

George Orwell: Ricordi di libreriaNel periodo in cui lavorai in un negozio di libri usati – un luogo che, finchè non ci si lavora, è facile immaginare come una specie di paradiso dove affascinanti gentiluomini d’età scartabellano eternamente tra in-folio rilegati in pelle di vitello – mi colpì soprattutto la rarità delle persone davvero interessate ai libri. La nostra libreria offriva anche volumi eccezionalmente interessanti, ma dubito che uno su dieci dei nostri clienti fosse in grado di distinguere un buon libro da uno brutto. Gli snob a caccia di prime edizioni erano molto più frequenti degli amanti della letteratura; gli studenti orientali che tiravano sul prezzo dei libri di testo erano anche più numerosi; ma i clienti più comuni erano le signore dalle idee confuse che cercavano regali di compleanno per i nipotini.
Molti dei nostri acquirenti appartenevano a quella categoria di persone che, pur essendo capaci di rendersi insopportabili ovunque, riescono a farlo particolarmente bene in una libreria. Per esempio, l’adorabile vecchietta che «vuole un libro per un malato» (richiesta frequentissima), o quella che nel 1897 ha letto un libro tanto ma tanto bello e vi chiede se potete procurargliene una copia. Peccato che abbia dimenticato sia il titolo che il nome dell’autore: in cambio, però, si ricorda che aveva la copertina rossa.

Non sono parole mie queste, io non ho mai lavorato in un negozio di libri usati e nessuno mi ha chiesto un libro pubblicato nel 1897 (ma cinquant’anni fa sì). A scriverle è stato George Orwell nel 1936 per un testo, Ricordi di libreria (Bookshop Memories), che ora apre il volume Letteratura palestra di libertà.
Leggendo questa pagina con un paio di colleghi ci siamo fatti delle belle risate, a quanto pare certi clienti sono in circolazione già da un bel po’ di tempo. Probabilmente ora sono più maleducati, ma il dover essere noi a sapere cosa è meglio regalare a una persona che non conosciamo (e di cui non ci viene detto nulla) è un classico, così come la convinzione che sia possibile trovare un particolare libro solo grazie al colore di copertina. E non avete idea di quante siano le persone che ci dicono “ma se mi fa vedere dov’è io lo riconosco”, come se non fosse necessario che io riesca prima a capire cosa sta cercando per fargli vedere dov’è. O ci sono quelli – ho avuto una signora che mi ha fatto questa richiesta giusto la settimana scorsa – che vogliono un libro intitolato “la mia vita”, ma che non sanno chi l’ha scritto. Facile, vero? Magari prima o poi vi propongo alcune delle richieste che mi hanno fatto in questi 13 anni di lavoro in libreria. Intanto vi lascio con un estratto del libro di Orwell:

http://leggere.librimondadori.it/george-orwell-letteratura-palestra-di-liberta/.



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