A Dance with Dragons
Avrei voluto comportarmi diversamente, e scrivere un pezzo apposta per il blog, ma a quanto pare tutto il mio tempo è scivolato via e proprio non riesco a scrivere nulla. Per non lasciarvi senza nulla però piazzo qui un mio articolo di FantasyMagazine dello scorso giugno. Penso che per i fan di George R.R. Martin questa intervista allo scrittore pubblicata dal sito della HBO possa essere interessante anche ora.
L’attenzione si è focalizzata naturalmente sulla serie televisiva, anche se lo scrittore non ha dimenticato che tutto è partito dai romanzi, ed è su di loro che si basa tutto quel che è venuto dopo. La sua saga, ha spiegato, ha ormai due pubblici molto diversi fra loro, e questo significa che persone diverse reagiscono in modi diversi alle stesse scene. Per chi sta scoprendo la storia per la prima volta la domanda fondamentale è se quanto sta vedendo sia interessante mentre i lettori, pur non trascurando questo aspetto, fanno continuamente paragoni con quanto accade nei romanzi.
Dopo aver sceneggiato nella prima stagione l’ottavo episodio, nella seconda Martin si è occupato del nono, incentrato sulla battaglia delle Acque Nere. Avendo già lavorato come sceneggiatore per una decina d’anni George sapeva quale tipo di riscrittura dell’episodio lo aspettava, ma nonostante questo l’adattamento è stato difficile. Come ha spiegato, prosa e cinematografia usano tecniche molto diverse e hanno a disposizione strumenti diversi. Mentre lui nei romanzi può usare i monologhi interni per mostrare quali siano i reali pensieri di un personaggio indipendentemente dalle eventuali bugie che sta dicendo, lo spettatore può solo sentire quel che l’attore sta dicendo. Perciò i reali pensieri devono essere comunicati in altro modo, magari con le espressioni del volto, cosa che i grandi attori sanno fare.
Al di là dei differenti punti di forza e di debolezza di ciascun medium, dei quali bisogna essere sempre consapevoli quando si fa una trasposizione cinematografica, ci sono difficoltà legate a quel particolare momento della storia. In La regina dei draghi la battaglia occupa sette o otto capitoli visti dagli occhi di tre diversi protagonisti. Se fosse stata filmata così come lui l’ha scritta, sarebbe costata 100 milioni di dollari e avrebbe richiesto due mesi di riprese.
La seconda stagione finisce in un momento non proprio felice per Tyrion Lannister. Nonostante il suo momento di trionfo la caduta è stata immediata e disastrosa. Martin ha spiegato questa scelta con la volontà di non rendere le cose troppo facili ai vari personaggi. Se uno di loro dovesse passare da un successo all’altro non ci sarebbe nessuna storia. Invece lui ha l’abitudine di chiedersi “Va bene, cosa succede dopo?”. La soluzione di un determinato problema può essere fantastica, ma cosa succede dopo? Com’è in grado di districarsi il personaggio nella nuova situazione? La domanda, che lo ha sempre affascinato, è il motore che porta avanti tutta la saga, anche se a volte gli è capitato di prendere la decisione sbagliata.
Come scrittore George ha ammesso di non essere mai stato capace di stabilire in anticipo una scaletta dei vari avvenimenti futuri, in che significa che spesso si è trovato di fronte vicoli ciechi e strade senza uscita. Per quanto un capitolo possa sembrargli ottimo nel momento in cui lo scrive, gli è capitato più volte di scoprire dopo un mese — o anche dopo sei mesi — di non voler percorrere quella strada. In questo caso l’unica soluzione è ripartire da capo e riscrivere tutto fino a quando riesce a realizzare il brano giusto.
Questo naturalmente richiede tempo, e ora alle sue spalle si sta muovendo la produzione televisiva, da lui paragonata a una gigantesca locomotiva. E se vuole evitare che la locomotiva lo travolga deve ridurre i suoi tempi, perché anche se i romanzi avevano un grosso vantaggio iniziale sulla televisione, la televisione stessa si sta muovendo più rapidamente di quanto lui riesca a scrivere. Tutto quello che può dire è che spera che riusciranno a finire la storia più o meno nello stesso momento, ma è qualcosa che solo il tempo potrà dire.
Intanto, mentre è al lavoro su The Winds of Winter, Martin sta portando avanti numerosi altri progetti, solo una parte dei quali sono legati alle Cronache del ghiaccio e del fuoco. Si tratta di The World of Ice and Fire, un volume illustrato dedicato alla storia di Westeros nel quale confluiranno alcune storie dei re che in passato hanno regnato nel continente, un libro dedicato alla cartografia e il quarto racconto incentrato su Dunk ed Egg, già protagonisti di Il cavaliere errante e altri due testi inediti in Italia.
A Dance with Dragons è giunto in libreria nel luglio del 2011, sei anni dopo il volume precedente. Quanto tempo ci vorrà prima che inizino a soffiare i venti dell’inverno?