Qualche giorno fa Mondadori ha pubblicato I canti del sogno, antologia di racconti firmati da George R.R. Martin. Naturalmente ho scritto un lungo articolo per FantasyMagazine. Lo ripropongo qui aggiungendo anche considerazioni personali che in un testo di taglio giornalistico non avrebbero avuto senso.
Nel 2003 Martin ha pubblicato una corposa antologia di racconti e brani autobiografici intitolata GRRM: A RRetrospective. Nel corso degli anni l’antologia, dedicata alla sua intera carriera, è stata ripubblicata più volte con un diverso titolo, Dreamsongs, e in qualche caso anche suddivisa in più volumi. Io uso questo titolo perché è così che s’intitola il volume che ho comprato, e anche perché tutte le maiuscole presenti nell’altro titolo mi irritano profondamente. Ma se le edizioni americane e inglesi rispettavano la struttura del volume di Martin anche quando lo dividevano in due o tre parti, in Italia c’è stato un raggruppamento dei racconti in diversi volumi fatto con criteri a dir poco arbitrari.



Introduction by Gardner Dozois (5 pagine, pubblicata nel primo volume dell’antologia I canti del sogno);
One: A Four-Color Fanboy (11 pagine, brano autobiografico mai tradotto);
Only Kids are Afraid of the Dark (12 pagine, pubblicato in I canti del sogno con il titolo Soli i bambini han paura del buio);
The Fortress (15 pagine, pubblicato in I canti del sogno con il titolo La fortezza);
And Death His Legacy (9 pagine, pubblicato in I canti del sogno con il titolo E morte il suo retaggio);
Two: The Filthy Pro (7 pagine, brano autobiografico mai tradotto);
The Hero (11 pagine, pubblicato in Le torri di cenere con il titolo L’eroe);
The Exit so San Breta (11 pagine, pubblicato in Le torri di cenere con il titolo L’uscita per Santa Breta);
The Second Kind of Loneliness (14 pagine, pubblicato in Le torri di cenere con il titolo Solitudine del secondo tipo);
With Morning Comes Mistfall (16 pagine pubblicato in Le torri di cenere con il titolo Al mattino cala la nebbia);
Three: The Light of Distant Stars (9 pagine, brano autobiografico mai tradotto);
A Song for Lya (51 pagine, tradotto in Le torri di cenere con il titolo Canzone per Lya);
This Tower of Ashes (15 pagine, tradotto in Le torri di cenere con il titolo Questa torre di cenere);
And Seven Times Never Kill Man (30 pagine, tradotto in Le torri di cenere con il titolo …E ricordati sette volte di non uccidere mai l’uomo);
The Stone City (29 pagine, tradotto in Le torri di cenere con il titolo La città di pietra);
Bitterblooms (21 pagine, tradotto in Le torri di cenere con il titolo Fioramari);
The Way of Cross and Dragon (16 pagine, tradotto in I re di sabbia con il titolo La via della croce e del drago);
Four: The Heirs of Turtle Castle (8 pagine, brano autobiografico mai tradotto);
The Lonely Songs of Laren Dorr (15 pagine, tradotto in Le torri di cenere con il titolo Le solitarie canzoni di Laren Dorr);
In The Lost Lands (15 pagine, tradotto in I re di sabbia con il titolo Nelle terre perdute);
Five: Hybrids and Horrors (8 pagine, brano autobiografico mai tradotto);
Meathouse Man (24 pagine, tradotto in I canti del sogno con il titolo L’uomo da carneteca);
Remembering Melody (15 pagine, tradotto in I canti del sogno con il titolo Ricordo di Melody);
Sandkings (35 pagine, tradotto in I re di sabbia con il titolo Re della sabbia);
Nightflyers (75 pagine, tradotto in I re di sabbia con il titolo I passeggeri della Nightflyer);
The Monkey Treatment (24 pagine, tradotto in I canti del sogno con il titolo La cura della scimmia);
The Pear-Shaped-Man (26 pagine, tradotto in I canti del sogno con il titolo L’uomo-a-forma-di-pera);
Six: A Taste of Tuf (5 pagine, brano autobiografico mai tradotto);
Guardians (36 pagine, tradotto in Il viaggio di Tuf con il titolo Guardiani);
Seven: The Siren Song of Hollywood (10 pagine, brano autobiografico mai tradotto);
The Twilight Zone: ‘The Road Lest Traveled’ (31 pagine, sceneggiatura mai tradotta per un episodio del 1987 della serie televisiva Ai confini della realtà. L’episodio si intitola L’altra strada);
Doorways (103 pagine, sceneggiatura per l’episodio pilota di una serie televisiva progettata ma mai andata oltre il primo episodio. Mai tradotta);
Eight: Doing the Wild Cards Shuffle (7 pagine, brano autobiografico mai tradotto);
Nine: The Heart in Conflict (10 pagine, brano autobiografico mai tradotto);
Under Siege (26 pagine, racconto mai tradotto);
The Skin Trade (74 pagine, racconto tradotto negli anni ’80 in un volume ormai fuori catalogo);
Unsound Variations (46 pagine, mai tradotto);
The Glass Flower (37 pagine, tradotto in I re di sabbia con il titolo Il fiore di vetro);
Portraits of His Children (33 pagine, mai tradotto);
Bibliography (22 pagine, sezione bibliografica mai tradotta).
Da un’unica antologia originale perciò fino a ora sono state tratte tre antologie italiane: Le torri di cenere (213 pagine in inglese diventate 318 in italiano), I re di sabbia (259 pagine in inglese diventate 342 in italiano) e I canti del sogno (130 pagine diventate in italiano 205), mentre altri quattro racconti sono stati pubblicati in tre diversi volumi. Anche senza considerare i testi già pubblicati in Il viaggio di Tuf e i due volumi delle Wild Cards rimangono fuori 179 pagine di racconti (quattro racconti di cui uno, The Skin Trade, molto lungo), 134 di sceneggiature (due testi), 67 di autobiografia (otto brani che nel volume originario costituiscono un’introduzione ai racconti che seguiranno e che ormai, visto quanto è già stato pubblicato, potrebbero essere proposti ai lettori italiani solo come un unico brano autobiografico in chiusura del volume) e 22 di bibliografia (che, fra tutto, è la cosa che più facilmente verrà esclusa dalla traduzione).
Non trova quindi giustificazione la decisione dell’editore di pubblicare un volume corto come I canti del sogno visto che per il lettore italiano la spesa per acquistare almeno quattro volumi non è poca e che di materiale da pubblicare ce n’era. Rimane il dubbio, con una suddivisione di questo tipo, se verrà finalmente tradotto l’intero contenuto di Dreamsongs, e anche se manca ancora solo un volume per vedere il completamento dell’antologia.
Io temo che rimarranno fuori dei testi. Le sceneggiature potrebbero essere ritenute poco adatte ai lettori, di fatto per loro stessa natura si tratta di testi molto spogli nei quali l’immaginazione deve lavorare parecchio. Avete mai provato a leggere delle sceneggiature? Io sì, e sono molto più impegnative rispetto a un romanzo. La storia può essere ugualmente apprezzata, i dialoghi pure, ma la bellezza della prosa sparisce. Perciò la casa editrice potrebbe pensare che la presenza di due sceneggiature nel volume potrebbe scoraggiare i potenziali acquirenti e quindi decidere di escluderle. I brani autobiografici ho suggerito io stessa alla casa editrice di riunirli in un unico testo in fondo al volume. Avrebbero avuto più senso se pubblicati davanti ai rispettivi racconti, come è stato fatto nell’edizione originale, ma visto che ormai questo non è più possibile è meglio riunirli e pubblicarli in coda al tutto che non pubblicarli affatto. Sono davvero interessanti, voi non avete idea di quante volte io abbia utilizzato informazioni prese da uno di quei brani per i miei articoli. E poi c’è la bibliografia. A quanti interessa? Mondadori potrebbe davvero ritenerla poco interessante e tagliarla, anche se anche questa è una sezione che ho consultato parecchio. Ma quanti vanno a controllare ogni dettaglio che riguarda Martin come faccio io? Di fatto io potrei pure aggiornare la sezione bibliografica aggiungendo informazioni sugli ultimi volumi pubblicati e sulle edizioni italiane, ma chissà perché dubito che mi chiederanno di fare qualcosa del genere.
Veniamo al volume appena giunto in libreria.

Solo i bambini han paura del buio, La fortezza ed E morte il suo retaggio sono racconti giovanili, realizzati quando ancora Martin non sapeva se sarebbe mai riuscito a pubblicare qualcosa a livello professionale. L’uomo da carneteca è stato pubblicato per la prima volta nel 1976 e, secondo il suo stesso autore, è il racconto “più buio, cupo, contorto e malato che abbia mai scritto”. Martin ha scritto il racconto su richiesta di Harlan Ellison, che avrebbe voluto pubblicare un suo testo in The Last Dangerous Visions. I racconti di Martin all’epoca erano più romantici e malinconici che pericolosi, così lui ha accettato la sfida e si è lanciato in un testo di necroflia zombie che ha definito “doloroso da scrivere e da leggere”, e molto forte. Ellison ha rifiutato il racconto ma lo ha comprato Damon Kinght per Orbit 18. In seguito è stato ristampato diverse volte e recentemente Raya Golden ne ha tratto un graphic novel. In italiano era già stato tradotto nel 1996 nel volume Spatter Punk. Extreme horror con il titolo L’uomo della casa della carne.

La cura della scimmia e L’uomo-a-forma-di-pera testimoniano la sua ammirazione per Gerald Kersh, autore ormai poco noto anche negli Stati Uniti ma molto famoso negli anni ’40 e ’50. Kersh è stato autore di romanzi mainstream, Martin era però più affascinato dai suoi bizzarri e disturbanti racconti di genere fantastico. La cura della scimmia, a suo dire, è stato facile da scrivere e difficile da vendere, con rifiuti motivati dal fatto che il racconto era troppo strano o troppo disturbante, o addirittura ripugnante. Dopo che è stato pubblicato su The Magazine of Fantasy and Science Fiction nel 1983, però, è stato finalista ai premi Hugo e Nebula.
L’uomo-a-forma-di-pera, pubblicato in Omni nel 1987, ha vinto uno dei primi Bram Stoker Award mai assegnati ed è stato finalista al Word Fantasy Award.
Tre racconti giovanili e quattro racconti horror. Mi sto seriamente chiedendo se comprare quest’antologia. Non per la suddivisione furbetta di Mondadori, che propone in questo caso un libretto piccolo quando avrebbe potuto facilmente pubblicarne uno più grande, ma perché quattro racconti sono horror e a leggere le parole di Martin sono davvero disturbanti, soprattutto L’uomo da carneteca.

Il risvolto di copertina:

