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George R.R. Martin: Wild Cards. La mano del morto

Creato il 27 agosto 2014 da Martinaframmartino

George R.R. Martin: Wild Cards. La mano del mortoGeorge R.R. Martin e gli scrittori che hanno collaborato con lui alla serie delle Wild Cards hanno strutturato la serie stessa in trilogie. Più o meno. So che in futuro questa struttura non è stata rispettata sempre, ma anche ora la cosa non è tanto lineare.
La prima trilogia è composta da L’origine, L’invasione e L’assalto. La serie è nata da un gioco di ruolo fantascientifico a cui Martin (il game master) e i suoi amici, tutti scrittori, giocavano negli anni ’80, e avrebbe dovuto avere ambientazioni contemporanee ai giocatori. Solo che Martin ha chiesto al suo amico Howard Waldrop (che non aveva partecipato al gioco) di scrivere un racconto che spiegasse come e perché il virus Wild Cards si fosse diffuso sulla Terra e Waldrop aveva fatto di testa sua ambientando il suo racconto, con protagonista un certo Jetboy, nel 1946. Il racconto era bello e anche se creava problemi Martin & co. hanno deciso di tenerlo come primo racconto della serie.
George R.R. Martin: Wild Cards. La mano del mortoQuali problemi? Era ambientato nel 1946, perciò i vari scrittori hanno dovuto trovare il modo di arrivare agli anni ’80. L’origine è nato da questo, dalla necessità di coprire quell’arco di tempo inizialmente non previsto. Secondo Martin è uno dei volumi meno forti della serie perché i racconti non hanno connessioni molto strette fra loro, ma io da lettrice ero stupita da quanto un gruppo così vasto di scrittori fosse riuscito a connettere testi scritti in modo autonomo. Certo, ancora non sapevo quel che avrei letto in futuro. Comunque la rivisitazione del maccartismo in chiave fantascientifica è stata decisamente affascinante. Non tutti i racconti mi sono piaciuti allo stesso modo, ma se non ricordo male solo uno mi è sembrato inutile e insignificante, gli altri li ho apprezzati.
George R.R. Martin: Wild Cards. La mano del mortoL’invasione è fantascienza. Una creatura aliena proveniente dallo spazio vuole invadere la Terra e i supereroi la devono affrontare. Il testo è più unitario, anche se si tratta solo di racconti, ma a me è piaciuto meno perché mi è parso si concentrasse più sull’aspetto supereroistico che su quello umano dei personaggi. Impressione mia, le persone con cui ho parlato hanno apprezzato il secondo libro più del primo.
George R.R. Martin: Wild Cards. La mano del mortoL’assalto più che al secondo volume si ricollega al primo. Sì, è successivo ai fatti dell’Invasione, ma il cattivo di turno è l’Astronomo, un personaggio che in L’origine era nato solo come rivale di Fortunato e che qui si presenta come problema serio per l’intero cast di personaggi. Questo non è un insieme di racconti ma un romanzo collettivo, e davvero è notevole come tutti quegli scrittori siano riusciti a portare avanti e a intrecciare fra loro le diverse trame.
George R.R. Martin: Wild Cards. La mano del mortoCon La missione sembrano superati i problemi della prima trilogia, e in effetti dell’Astronomo non sentiremo più parlare se non come di una minaccia passata. In questo caso la minaccia principale è il senatore Gregg Hartmann, visto brevemente e da me odiato abbondantemente in L’origine. Nel primo volume Hartmann aveva subito una pesante sconfitta, qui torna fuori più potente che mai. Lui e una serie di personaggi in parte già noti sono impegnati in una missione diplomatica intorno al mondo, e ovviamente il loro giretto li porterà a finire in un mare di guai. Martin e gli altri scrittori comunque non si limitano a ripescare un cattivo dal passato, ne propongono di nuovi. Uno è Mackie Messer, uno psicopatico potentissimo che ogni volta che è apparso nella storia mi ha fatta stare male con la sua sola presenza, prima ancora di cominciare ad agire. L’altro è Ti Malice, ed è pure peggio di Messer e di Trapasso, simpatica figura che ci accompagna per parecchi libri. In fondo se non vengono neutralizzati tutti i personaggi, buoni o cattivi che siano, continuano ad agire.
Cos’ho io contro questi tizi? Cominciamo col dire che non mi piacciono gli psicopatici. Altri magari possono trovare divertente vedere quel che combinano in opere di finzione, io a volte tendo ad accostare troppo la finzione alla realtà per poter ammettere la loro presenza al di fuori delle sbarre di un carcere o di una fossa in un cimitero. Sembra strano detto da una che legge fantasy ma è così. E poi c’è il controllo mentale. Io odio ogni forma di controllo mentale. Non ho problemi con Tachyon perché il suo rigido codice morale gli impedisce di invadere l’individualità degli altri, anzi, a volte mi sono pure dispiaciuta che non l’abbia fatto e che quindi non abbia scoperto e fermato per tempo certi figli di buona donna. Così come non ho problemi con i telepati che seguono le regole. Ma l’idea di perdere l’individualità, anche volontariamente e per il bene comune – e qui il mio pensiero non può non correre a io-noi-Gaia di Asimoviana memoria – mi infastidisce parecchio, non parliamo di quando qualcuno controlla qualcun altro per fargli compiere azioni che vanno contro la sua volontà o per attaccarsi a lui tipo sanguisuga. Ecco, Hartmann, e in misura molto maggiore Ti Malice, mi fanno schifo al punto da farmi star male. Al punto da avermi quasi spinta a interrompere la lettura. Senza considerare che mi chiedo, se fin qui sono comparsi questi cattivi, quali altri cattivi potranno comparire in futuro.
George R.R. Martin: Wild Cards. La mano del mortoNei bassifondi è ambientato a New York, in parte contemporaneamente alle storie della Missione. Sapevo che il fatto di aver gestito i romanzi collettivi aveva aiutato George R.R. Martin a gestire i molteplici punti di vista delle Cronache del ghiaccio e del fuoco, con questa coppia di libri ritrovo anche la divisione geografica di A Feast for Crows (Il dominio della regina e L’ombra della profezia) e A Dance with Dragons (I guerrieri del ghiaccio, I fuochi di Valyria e La danza dei draghi) riproposta nel mondo delle Wild Cards.
George R.R. Martin: Wild Cards. La mano del mortoSe il quarto e il quinto volume sono di racconti, e proseguono nella strada di creare personaggi nuovi da affiancare a quelli vecchi, facendo pure fuori qualcuno lungo il cammino, Il candidato è un romanzo collettivo che riunisce i fili e conclude la vicenda.
Tutto finito dunque? No, La mano del morto è un nuovo romanzo collettivo, ambientato principalmente a New York così come il precedente era ambientato principalmente ad Atlanta, che tira di nuovo i fili di quanto avvenuto prima. Le trame in fondo sono troppe per chiuderle in un solo libro, e Martin è abituato da lungo tempo alle storie che crescono nel narrarle. Le cronache del ghiaccio e del fuoco erano nate come una trilogia, si sono successivamente trasformate in una tetralogia, in due trilogie collegate fra loro (e quindi in sei romanzi) e infine nel progetto attuale di una saga in sette volumi, anche se io penso che per arrivare alla conclusione a Martin serviranno almeno otto romanzi. Sapendo questo, non c’è da stupirsi se la seconda trilogia delle Wild Cards è diventata una tetralogia. Protagonisti principali, in questo volume, Damerino e Yeoman.
George R.R. Martin: Wild Cards. La mano del mortoIl candidato e La mano del morto sono ambientati negli stessi giorni. Ovvio che questo significa che conosciamo alcuni degli avvenimenti, quelli che possono essere visti al telegiornale o anche quelli che hanno per protagonisti personaggi che si muovono da un libro all’altro. Ma sapere che Jay Ackroyd si troverà in un certo luogo in un determinato momento e che punterà le sue dita contro una persona ben precisa non dice nulla sul come Damerino sia arrivato fin lì, su quel che sapeva e su quali fossero le sue intenzioni.
Alla fine ho parlato tanto della serie e poco del libro. La storia è ben costruita, come sempre, e come sempre io mi chiedo come Martin e gli altri scrittori siano riusciti a far funzionare il tutto. Ero disgustata da alcuni personaggi, preoccupata per altri, il che significa che la lettura mi coinvolgeva parecchio, e ho decisamente apprezzato la giustizia poetica che si è abbattuta su uno dei personaggi di questa storia. Per qualcun altro mi spiace, dimostrazione come non sempre le cose vanno come vorremmo neppure nelle storie. Ci sono inimicizie che non si possono sanare ed errori che vanno pagati, e Martin ha la brutta abitudine di presentare sempre il conto. Bello, anche se temo quel che potrà arrivare in futuro.
Un estratto del libro: http://leggere.librimondadori.it/george-r-r-martin-wild-cards-7-la-mano-del-morto/



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