In questi giorni ho scritto davvero tanto su George R.R. Martin, anche se chi mi legge solo sul blog non se n’e accorto. In fondo è più di una settimana che non vado avanti con la rilettura delle Cronache del ghiaccio e del fuoco, e l’unico articolo che ho pubblicato è quel pezzo breve e divertente solo per i malati come me sui quattordici modi per morire in Game of Thrones: http://librolandia.wordpress.com/2014/03/15/14-modi-per-morire-in-game-of-thrones/. E a proposito di scemate segnalo un dettaglio buffo, che forse prima o poi troverò il modo di far rientrare in un articolo serio e forse no. Sapete che Aegon il Conquistatore ha sconfitto pure Gandalf? Non ci credete? La storia del trono di spade la conoscete tutti, quell’oggetto mostruoso (e mortalmente pericoloso) è stato realizzato dalla fusione delle spade dei nemici sconfitti da Aegon. E se fra le varie spade c’è anche Glamdring allora la conclusione più semplice è questa. Se volete vedere dove si trova la spada vi basta cliccare su questo link: http://io9.com/yep-thats-totally-gandalfs-sword-in-game-of-thrones
Ma, al difuori del blog, io scrivo anche per FantasyMagazine. È di ieri una mia notizia circa la realizzazione dell’enciclopedia The World of Ice and Fire e di un racconto di prossima pubblicazione negli Stati Uniti, e suppongo che prima o poi riporterò la notizia pure qui. Settimana scorsa avevo realizzato un articolo che, a partire da una dichiarazione di Martin pubblicata dalla versione americana di Vanity Fair (a proposito, devo andare a comprare la rivista perché fino a ora ho letto solo quanto è stato pubblicato su internet), sottolineava quello che tutti sappiamo da un bel po’, che Game of Thrones sta raggiungendo Le cronache del ghiaccio e del fuoco. Ma questo è niente. Sull’argomento The Winds of Winter sto lavorando dalla fine del mese scorso, varicella della figlia permettendo, e ho finalmente terminato un approfondimento così lungo che ho dovuto spezzarlo in due parti per renderlo pubblicabile. Non è la prima volta che faccio così, ogni volta che vedete un mio articolo a puntate in realtà si tratta di un solo articolo lunghissimo che poi, per non uccidere i lettori, ho suddiviso in due o più parti, riscrivendo una o due frasi di collegamento nei punti dove decido di operare il taglio.
Devo ancora sistemare i dettagli come foto e titolini, ma forse settimana prossima riesco a pubblicare la prima parte. Dipende anche da cosa ne pensa Emanuele, al quale come al solito non ho detto nulla prima di scrivergli dicendo di controllare quel che avevo piazzato in redazione da pubblicare. Di mezzo c’è stato un articolo sulle Wild Cards. Lo ripropongo qui, anche se chi mi legge regolarmente conosce già parte delle cose che racconto, e in chiusura aggiungo qualche commento, perché io ho già finito di leggere La missione.
Con la pubblicazione della seconda trilogia della serie Wild Cards Mondadori prosegue il suo lavoro di traduzione delle opere di George R.R. Martin.
Nonostante il fatto che negli ultimi anni — da quando è arrivata in Italia la serie televisiva Il trono di spade — Martin sia diventato l’autore più venduto nel catalogo Oscar la cosa era tutt’altro che scontata. Gli altri libri di Martin — le antologie di racconti Le torri di cenere, I re di sabbia e il recente Il viaggio di Tuf, il libro per bambini Il drago di ghiaccio, i romanzi d’horror Il battello del delirio e Armageddon Rag e quelli di fantascienza In fondo il buio, Il pianeta dei venti (scritto con Lisa Tuttle) e Fuga impossibile (scritto con Gardner R. Dozois e Daniel Abraham) — hanno vendite decisamente inferiori, a conferma che non sempre realizzare un’opera di successo consente a un autore di vendere bene tutto ciò che scrive.
La serie delle Wild Cards era arrivata in Italia nel 2010 grazie a Rizzoli con la traduzione dei primi due volumi. In seguito, nonostante avesse programmato di realizzarne la versione economica e di proseguire con la traduzione del terzo, Rizzoli aveva sospeso le pubblicazioni.
Probabilmente questa decisione è dovuta a una combinazione di due fattori, le vendite non proprio esaltanti di quanto già pubblicato e il desiderio di Mondadori di avere in catalogo la gran parte delle opere firmate dall’autore delle Cronache del ghiaccio e del fuoco. Fanno eccezione in questo tre romanzi i cui diritti erano stati acquistati da Gargoyle già da diverso tempo e alcuni graphic novel.
Nel catalogo Mondadori entreranno a far parte anche l’antologia di racconti ambientata nel continente di Westeros Il cavaliere dei sette regni, prevista per il prossimo mese, e il volumetto di citazioni La saggezza di Tyrion Lannister, i cui diritti sono già stati acquistati e che potrebbe essere pubblicato poco prima di Natale. Quanto alle opere future, al di là dei romanzi delle Cronache del ghiaccio e del fuoco, la casa editrice ha fatto sapere che valuterà l’opportunità di una pubblicazione.
Le Wild Cards sono nate da un gioco di ruolo in cui George R.R. Martin fungeva da game master e alcuni suoi amici scrittori interpretavano i ruoli dei vari personaggi. Non si è trattato comunque di una semplice trasposizione delle loro avventure quanto di una vera e propria riscrittura delle storie a partire da quell’ambientazione.
Dopo aver pubblicato i primi tre volumi — L’origine, L’invasione e L’assalto — nel 1987, Martin e i suoi amici si sono accorti che intorno al loro mondo si era creato un notevole interesse. Ecco allora che fra il 1988 e il 1989 hanno pubblicato una nuova trilogia composta da La missione, Nei bassifondi e Il candidato.
Il primo volume aveva costruito l’ambientazione, con l’arrivo del virus e del dottor Tachyon sulla Terra e con gli anni della Guerra Fredda e del maccartismo rivisti da una nuova prospettiva e con un nuovo nemico da combattere. Il gioco di Martin e dei suoi amici era ambientato negli anni ’80 ma la decisione di Howard Waldrop, che non faceva parte del gruppo originario, di ambientare il primo racconto, Trenta minuti sui cieli di Broadway!, nel 1946, aveva costretto George e gli altri a narrare anche quanto avvenuto negli anni dal ’50 al ’70 finendo con il dare una maggiore solidità a tutta l’ambientazione. Il secondo volume era di tipo più fantascientifico, con i protagonisti impegnati a combattere una minaccia proveniente dallo spazio, mentre il terzo aveva ingrandito il ruolo di un cattivo del primo volume e si era trasformato da raccolta di racconti strettamente interconnessi in vero e proprio romanzo.
Lo stesso tipo di struttura, due volumi di racconti dalla medesima ambientazione seguiti da un romanzo che chiude il filo di tutte le trame, si ritrova anche in questa nuova trilogia. A Martin sarebbe piaciuto poter scrivere in forma di romanzi collettivi tutti i volumi, ma realisticamente è sempre stato consapevole del fatto che un lavoro di quel tipo gli avrebbe richiesto un dispendio di energie enorme e che i tempi di attesa per le pubblicazioni si sarebbero inevitabilmente allungati.
Visto che l’aspetto che maggiormente differenzia il mondo delle Wild Cards da quello di tutti gli altri supereroi è l’esistenza di Jockertown e dei suoi abitanti, George e gli altri scrittori sono ripartiti da qui. Fra i protagonisti c’è quel senatore Gregg Hartmann creato da Stephen Leigh nel racconto Fili, compreso nel primo volume. Insieme a lui si muovono personaggi già visti insieme ad altri creati per l’occasione, perché il virus Wild Cards ha molteplici forme ed è sempre pronto a colpire.
Gli autori delle storie di questa trilogia sono Stephen Leigh, George R.R. Martin, John J. Miller, Leanne C. Harper, Gail Gerstner-Miller, Walton Simons, Edward Bryant, Lewis Shiner, Victor Milán, Melinda M. Snodgrass, Michael Cassutt, Roger Zelazny, Arthur Byron Cover, Pat Cardigan e Walter John Williams.
I volumi successivi, i cui titoli annunciati sono La mano del morto, Il fante con un occhio solo e Intrigo a Jockertown, sono indicativamente previsti per giugno. La serie però è ancora lunga, e continua ad arricchirsi di nuovi volumi anche in lingua originale. Questi gli altri titoli: Double Solitaire (1992), Dealer’s Choice (1992), Turn of the Cards (1993), Card Sharks (1993), Marked Cards (1994), Black Trump (1995), Deuces Down (2002), Death Draws Five (2006, scritto dal solo John J. Miller), Inside Straight (2008), Busted Flush (2008), Suicide Kings (2009), Fort Freak (2011) e gli annunciati Lowball e High Stakes.
Fin qui l’articolo, ora riprendo a chiacchierare. Che la prima trilogia mi sia piaciuta chi mi conosce lo sa: george-r-r-martin-wild-cards-lorigine/ e george-r-r-martin-wild-cards-3-lassalto/. Sarò sempre grata a Waldrop per la decisione di ambientare il suo racconto nel 1946, la narrazione del periodo maccartista che ne è venuta fuori in L’origine è davvero affascinante. Il secondo volume, L’invasione, è interconnesso meglio del primo perché già gli scrittori ci stavano pensando, non è qualcosa di realizzato perché gli è stata forzata la mano, ma mi è piaciuto meno. Era più convenzionale, con i supereroi che si univano per combattere il supercattivo proveniente dallo spazio. Scritto bene, per carità, ma nulla di davvero innovativo. Il terzo, L’assalto, mi era piaciuto tanto quanto il primo, con quelle storie amalgamate così bene da costruire un romanzo senza che si riesca a vedere il lavoro che c’è dietro. Già nei racconti ero rimasta ammirata per come erano riusciti a fondere i divesrsi stili e le diverse storie, nel romanzo tutto questo si ha all’ennesima potenza.
Nella Missione ripartiamo con i racconti, ma va bene così. Cosa molto più importante, ripartiamo con gli esseri umani. Assi, joker o nat che siano, questa è una storia di persone. Le loro doti o deformazioni sono importanti per le varie trame, ma sono molto più importanti i sentimenti che stanno alla base delle loro azioni. Un collega, Michele, mi ha detto che il quinto volume, Nei bassifondi, è straordinario. Non ci sono ancora arrivata, anche perché ho fatto tappa per leggere un altro libro di cui probabilmente parlerò domani, ma già il quarto è notevole.
Racconti. Un viaggio intorno al mondo, una realtà che per certi versi è quella che conosciamo, e gli echi di quello che viviamo risuonano in modo molto forte, e che per altri è incredibilmente aliena. C’è Hartman che ha un ruolo dominante, e che vorrei vedere sotto terra quanto prima anche se temo che non sarò accontentata. Ci sono un altro paio di figure che mi fanno paura se penso a cosa potranno fare in futuro. Vedo tante Cronache del ghiaccio e del fuoco qua dentro. Non che le storie abbiano davvero molti elementi in comune, almeno l’aspetto esterno, ambientazione e personaggi, è diverso, ma certi meccanismi ritornano. Il modo di impostare certe cose, la maturazione dello stile di Martin. Sì, c’è anche lo scrittore che è stato capace di scrivere I re di sabbia, bellissimo e disturbante racconto. Non oso nemmeno provare a leggere L’uomo della casa della carne se, come ha detto Martin, è quest’ultimo il suo racconto più disturbante. Si tratta di un racconto autonomo, indipendente da qualsiasi altra cosa che George ha scritto, e pubblicato su un’antologia ormai fuori catalogo che io comunque, se lo volessi, so dove potrei procurarmi. Senza considerare che ne ho la versione originale, ma sto girando davvero alla larga da quel testo.
C’è un filo conduttore in questo libro, quello del viaggio, ma è abbastanza tenue. Molti racconti sono indipendenti, ma l’impressione, al di là di aver letto comunque delle belle storie, è che gli scrittori stiano preparando le basi per quel che combineranno poi. Proseguirò la lettura senza dubbio, per ora mi sto divertendo troppo. Vedremo se la cosa continuerà anche in futuro.