di Michael Biasin
Il 26 maggio scorso, festa dell’indipendenza che ricorda la riconquista della libertà dalla Russia nel 1917 e conclusasi con l’invasione sovietica del 1921, il presidente Saakashvili ha pronunciato il rituale discorso pubblico davanti ad una folla festante, per la prima volta non a Tbilisi ma a Kutaisi, seconda città del Paese e sede del nuovo e avveniristico parlamento georgiano. Mentre a Kutaisi si si svolgeva questa solenne manifestazione, con l’ufficiale inaugurazione del nuovo parlamento, nella capitale le celebrazione erano più sommesse e ci si preparava alla manifestazione dell’opposizione georgiana guidata da Ivanishvili che si è svolta pacificamente il giorno seguente. L’idea di spostare il parlamento da Tbilisi a Kutaisi frullava nella testa del presidente da qualche anno ma ha preso forza soprattutto dopo le manifestazione contro di lui del 2010 che ricordiamo sono costate la vita a due persone, un manifestante ed un poliziotto.
La Georgia è attualmente forse l’unica nazione dove il parlamento non si trovi nella capitale, per questo lo spostamento ha suscitato forti critiche e tutti hanno cercato di darne una motivazione plausibile. Saakahvili, prima di tutto, vuole allontanarsi da una città, Tbilisi, di cui ha perso la fiducia, la cui popolazione si dimostra sempre più critica nei suoi confronti e che comincia ad appoggiare l’opposizione guidata dal miliardario Ivanishvili. Nella capitale, il parlamento si trovava nella principale arteria del Paese, la celebre Rustaveli, teatro di tutte le manifestazioni e proteste che si sono susseguite nella travagliata storia della Georgia. In questo modo, Saakashvili vuole scoraggiare l’organizzazione di nuove manifestazioni, in quanto il nuovo parlamento si trova nella periferia di Kutaisi, quindi una zona non facilmente raggiungibile e facilmente controllabile dalle autorità.
D’altro canto, questo spostamento darebbe un forte impulso ad una città che, anche se rimane in termini di popolazione la seconda della Georgia, è rimasta per molti anni una periferia economicamente e politicamente svantaggiata della nazione a favore di Batumi, piccola città sul Mar Nero che è diventato il vero centro economico, politico e culturale del Paese dopo Tbilisi. Saakahvili vuole rilanciare Kutaisi, il cui centro è stato completamente ristrutturato recentemente ed i cantieri continuano a spuntare come funghi. Da settembre, a soli 14 km dalla città, aprirà il nuovo aeroporto internazionale che porterà alti introiti e pure lavoro in una città la cui disoccupazione, anche se in calo, rimane molto alta.
Tutti questi progetti permetteranno a Kutaisi di riappropriarsi di quel ruolo di protagonista nelle decisioni del Paese che aveva perduto da ormai molto tempo. Il presidente vuole, in questo modo, accaparrarsi il favore della popolazione in vista delle elezioni presidenziali che si svolgeranno tra circa 9 mesi. Se è vero che a Tbilisi la maggioranza della popolazione è critica nei confronti di Saakashvili, nel resto del Paese gode ancora di un forte sostegno. Il leader dell’opposizione ha già avvertito che, in caso di una sua vittoria, riporterà le funzioni parlamentari a Tbilisi rendendo quindi inutile un’opera faraonica che è costato un ingente quantità di denaro, cosa che sarebbe malvista da buona parte della popolazione della Georgia. Ormai la campagna elettorale è cominciata e Misha (come ama farsi chiamare il presidente) combatterà aspramente per non lasciare il potere nelle mani di Ivanishvili ed al suo entourage di filorussi.