Posted 20 dicembre 2012 in Caucaso, Georgia, Slider with 0 Comments
di Emanuele Cassano
Dal 26 novembre al 3 dicembre ad Ankara si sono svolte esercitazioni militari congiunte che hanno coinvolto le Forze Armate di Turchia, Georgia e Azerbaigian. Non è la prima volta che gli eserciti di questi paesi collaborano militarmente, ma prima d’ora non erano mai stati organizzati addestramenti congiunti tra le Forze Armate turco-azere e quelle georgiane; infatti se la partecipazione a tale esercitazione dell’esercito azero non deve sorprendere più di tanto, la partecipazione della Georgia è molto più rilevante.
La Georgia, soprattutto negli ultimi anni, ha compiuto un importante processo di avvicinamento alla Turchia, prezioso partner di Tbilisi sia dal punto di vista politico che economico. La Turchia, insieme alla Russia e all’Iran, è una delle grandi potenze che fanno a gara per espandere la propria area d’influenza nel Caucaso (senza dimenticare gli Stati Uniti, spettatori interessati), e recentemente ad Ankara si sta registrando una forte crescita economica: il paese è da tempo uscito dalla recessione e continua a far registrare un alto incremento annuo del PIL, merito soprattutto della forte domanda interna e del boom di investimenti, che hanno risollevato il paese dalla crisi economica. Il progressivo affermarsi della Turchia sulla scena internazionale potrebbe rappresentare una concreta occasione per la Georgia, che appoggiandosi ad Ankara potrebbe trovare finalmente la protezione che da tempo sta tentando di chiedere alla NATO.
Verso nuove prospettive
Anche in seguito alle ultime elezioni politiche che hanno sancito la vittoria di Bidzina Ivanishvili, soprannominato “l’uomo del Cremlino” per le sue posizioni filo-russe, i rapporti con Mosca rimangono tesi. La Georgia non dimentica l’invasione subita dall’esercito russo nel 2008, per questo sta cercando di correre ai ripari, tentando di rifugiarsi sotto l’ala protettiva della NATO, che le garantirebbe protezione in caso di eventuali nuovi attacchi. I rapporti tra le due parti si sono intensificati in seguito al conflitto russo-georgiano, come avvertimento che l’Organizzazione di Bruxelles ha voluto indirizzare alla Russia, ma Europa e Stati Uniti preferiscono non accelerare eccessivamente le trattative, mentre alcuni paesi come la Francia si sono detti contrari all’ingresso di Tbilisi nella NATO, poiché sanno bene che la questione è delicata: Mosca considera la Georgia come il proprio immediato near abroad, ovvero un territorio esclusivamente di propria pertinenza; per questo non accetterebbe di buon grado un eventuale adesione di Tbilisi alla NATO, che comporterebbe inoltre l’ingresso di un nuovo attore nella gara per la spartizione del controllo sul Caucaso.
Aspettando una concreta risposta dalla NATO, la Georgia guarda nello stesso tempo alla Turchia, paese con il quale intrattiene da tempo buoni rapporti. Tra i due paesi l’intesa sta diventando sempre più forte: tra Tbilisi e Ankara c’è un giro di affari di oltre 741 milioni di dollari, (il 15% degli scambi commerciali totali della Georgia) e dalla Turchia la Georgia importa anche la maggior parte dei prodotti di consumo. Anche dal punto di vista energetico i due paesi sono grandi alleati: il gas e il petrolio di Baku passano infatti dalla Georgia prima di arrivare in Turchia, rendendo di fatto Tbilisi un alleato chiave per i turchi. La Georgia è consapevole del grande potenziale economico e politico della Turchia, per questo spera di consolidare l’alleanza con Ankara in modo che il futuro del paese non debba più prescindere dall’ingresso nella NATO, trovando forse nella Turchia un alleato più concreto di quanto non sia stato fino ad oggi il Patto Atlantico.
Nuovo gioco di alleanze nel Caucaso?
Anche con l’Azerbaigian i rapporti si sono intensificati, come ha fatto capire recentemente il Vice-Presidente del Parlamento georgiano Zurab Abashidze, in occasione del 20° anniversario dello stabilimento delle relazioni tra i due paesi. Secondo Abashidze “l’Azerbaigian e la Georgia sono partner strategici, e i loro rapporti vanno al di là della semplice cooperazione economica”, aggiungendo inoltre che i due paesi godono di relazioni storicamente forti. La realizzazione di progetti come l’oleodotto Baku-Tbilisi-Ceyhan e il gasdotto Baku-Tbilisi-Erzurum (2006) o la ferrovia Baku-Tbilisi-Kars (in fase di completamento) ha sicuramente contribuito a rafforzare il rapporto d’amicizia tra i due paesi, rapporto strategico, sia dal punto di vista economico che energetico, in quanto Tbilisi ha bisogno del petrolio e del gas azero, mentre Baku ha bisogno della Georgia per trasportare le proprie risorse energetiche in Turchia e da li in tutta Europa, riuscendo ad aggirare così l’odiata Armenia, senza dover passare dalla Russia.
E proprio con l’Armenia la Georgia condivide uno strano rapporto di amicizia: i due popoli, accomunati dalla fede cristiana, hanno convissuto pacificamente per secoli l’uno vicino all’altro, rappresentando un caso quasi unico nella turbolenta regione del Caucaso. A complicare le relazioni bilaterali tra i due paesi ci sono però i diversi allineamenti politici: la Georgia è un importante partner strategico per la Turchia e l’Azerbaigian, paesi ostili al governo di Yerevan, mentre l’Armenia è il più importante alleato russo nella regione. L’Armenia ha però bisogno della Georgia, sia dal punto di vista economico che energetico, infatti sia le merci provenienti dall’Anatolia quanto il gas russo devono per forza transitare da Tbilisi prima di arrivare a destinazione in Armenia. La Georgia però, nonostante il tanto auspicato riavvicinamento alla Russia, voluto dal neo primo ministro Ivanishvili, guardando troppo verso Ankara, rischierebbe di compromettere i rapporti con l’Armenia, paese amico, ma non alleato.