Secondo fonti ben informate gli uomini di Minni Minnawi, il capo del cosiddetto esercito di liberazione del Sudan, di matrice populista e comunque con un suo discreto seguito, hanno fatto irruzione nella giornata di ieri,tutti a bordo di una trentina di fuoristrada, a Gereida (Darfur meridionale).
Le modalità sono sempre quelle della guerriglia, sia pure aggiornata ai tempi moderni, e cioè la nota tecnica del”mordi e fuggi”.
Hanno razziato ben bene, prendendo l’impossibile da ogni luogo . Soprattutto il carburante. E poi sono scomparsi, come da copione, nel cuore della notte.
Il governo di Juba, che continua intanto a subire i bombardamenti aerei di Khartoum, ha lanciato accuse di complicità con il nord di el Bashir ma il portavoce di Minnawi ha replicato di rimando con una secca smentita.
Resta certa tuttavia una grande paura negli abitanti delle zone di confine nord-sud, mista ad una forte insicurezza.
Gli abitanti di Gereida, infatti, durante e subito dopo l’incursione di Minnawi e dei suoi uomini, hanno cercato protezione e rifugio presso la base di Unamid, cioè la missione Onu.
E la normalità del vivere quotidiano laggiù, per la gente comune, resta a causa degli enormi interessi contrapposti in ballo, davvero un enigma , oltre che complesso, di difficilissima soluzione.
Con l’aggiunta inoltre di un prezzo elevatissimo in termini di vite umane, che purtroppo è bilancio quasi quotidiano.
a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)