22 DICEMBRE – Volkswagen, Audi, BMW, Daimler, Porsche (VW) e Opel (General Motors), grandi marchi per grandi auto.
Le autovetture “teutoniche” sono considerate tra le migliori al mondo in termini di qualità e di innovazioni tecnologiche, specialmente le prime tre case.
Da sola, la Germania ha dato i natali ad auto che sono l’esempio per ogni settore, da quello di lusso a quello delle auto sportive, come anche per le vetture familiari e di fascia media. Insomma, il mercato automobilistico tedesco, a rigor di logica, dovrebbe essere in costante crescita, o almeno, non in crisi.
Il 2012 però ha fatto sì che anche qui, in Germania, vi fosse una flessione dei consumi delle quattro ruote. Uno stato attualmente considerato il più forte d’Europa nel reggere il peso della crisi, deve ora scegliere la strada da percorrere per risolvere questo problema.
Obama ad esempio, di fronte al medesimo problema degli stabilimenti in crisi, ha optato per concedere aiuti alle case automobilistiche in territorio statunitense. Ovviamente si parla di aiuti che non sono a fondo perduto, ma che anzi sono ritornati nelle tasche del governo USA con il surplus dello sblocco dell’industria Chrysler e General Motors.
Non la pensa però allo stesso modo il ministro tedesco dell’economia Philipp Roesler, che ha escluso un qualche tipo di aiuto da parte dello stato. Sostiene infatti che “non è compito dello Stato aiutare a breve termine le aziende con sostegni finanziari”. Le motivazioni non sono chiare, forse possiamo ipotizzare una gran fiducia nel lasciare che il mercato tedesco sistemi da solo il problema, forse un tentativo di evitare ripercussioni negative anche a livello statale. Quel che è certo è che una simile risposta negativa ha deluso i lavoratori dello stabilimento Opel di Bochum, la cui chiusura è prevista nel 2016. Ammontano a 3000 infatti i posti di lavoro a rischio ed è innegabile che, senza aiuti o senza ulteriori incentivi statali per l’acquisto, è difficile un risanamento del settore.
Delusi anche coloro che speravano in incentivi ulteriori per l’innovazione e la realizzazione di auto elettriche. In Germania infatti la produzione si sta trasferendo sempre più verso auto ad emissioni zero, elettriche come la BMW i3 o come la VW Up, o come la Smart ED o anche soltanto ibride (con motorizzazione sia elettrica che a scoppio). Il problema sta tutto nel prezzo finale della vettura che, se non incentivato adeguatamente, rischia di trasformare il punto forte della ricerca tedesca del settore in un probabile punto debole, qualora a tali investimenti tecnologici non faccia da “pendant” un forte ritorno economico.
Occorre quindi una maggiore riflessione da parte del giovane ministro ma, in generale, da parte della politica tedesca nel suo insieme.
Con la speranza che anche stavolta si riesca a far fronte al problema per eccellenza, quello della crisi economica, stiamo a vedere quale delle soluzioni si rivelerà la migliore nel lungo periodo.
Mario Pacchiarotta