25 febbraio 2013 Lascia un commento
Non so. So che mi rifiuto di parlare di politica, specialmente quando a distanza di oltre trent’anni, il tentativo di difendere l’indifendibile orrore stragista di stampo comunista, lo lasciamo ai gaudenti neobrasiliani, a qualche giudice nostalgico, a candidati politici del sud Italia e agli amici di costoro.
Invero per cio’ che mi riguarda c’e’ una ragione piu’ profonda e radicata che cosi’ bene sintetizzo’ il compatriota e collega Werner Herzog : "Il film non è analisi, è agitazione della mente; il cinema proviene dalla fiera del villaggio e dal circo, non dall’arte e dall’accademismo." quindi non e’ solo il tempo o le opinioni a separarmi dai realizzatori del film ma il modo stesso d’intendere il cinema.
D’altro canto anche vedere Fassbinder e il suo convivente girare nudi per casa, non e’ che mi entusiasmi e il profondo significato simbolico sotteso a questa scelta, non allevia la visione che avrei volentieri evitato.
Parlo di Fassbinder ma in realta’ e’ un film corale sugli anni di piombo tedeschi, nel pieno centro dell’uragano a fatti non caldi ma roventi laddove la coralita’ s’intende nel collettivo che ha realizzato il film non certo nell’eterogeneita’ dei commenti espressi.
C’e’ dentro di tutto perche’ di tutto serve infilare per riempire un vuoto ideologico di questa portata e coprire con schiamazzi l’orrore che ne consegue. Vecchi filmati di chissa’ quale gloria, interviste accondiscendenti, riuscendo persino a declinare Sofocle alla causa terrorista, arrivando peraltro con una decina d’anni della Cavani, giusto perche’ quando c’e’ da battere gli ultimi, noi siamo i primi in ispirazione. L’apoteosi poi e’ quando si e’ dissotterrata la stucchevole "La ballata di Sacco e Vanzetti" per sotterrare tre terroristi. Ironia alle stelle.
Quante palesi contraddizioni, quale ridicolo aggrapparsi su specchi scivolosi sui quali piu’ d’uno e’ caduto e penso proprio a Fassbinder, da considerarsi egli stesso vittima tra le decine e decine di milioni, che la sua ideologia ha causato. Pena, ho provato molta pena innanzi alla sua sconfitta umana e politica e in fondo rispetto per un uomo che ha pagato per le sue colpe morali laddove da altre parti il sistema gli entrato dentro e dolorosamente fino in fondo, pur facendo finta di essere sindaci, giornalisti o magistrati.
E’ consolante scoprire che tutto quanto e’ terminato, escluso qualche vomitevole rigurgito odierno ma di massima e’ una follia conclusa che oggi lascia poco piu’ che un lezzo disgustoso, appena sopportabile turandosi il naso per il paio d’ore dello show. Poi la verita’, come sempre, l’ha raccontata la storia.