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GERMANIA: La «nave tossica» spaventa l’India

Creato il 17 settembre 2012 da Eastjournal @EaSTJournal

Posted 17 settembre 2012 in Germania, Mitteleuropa, Slider, Unione Europea with 0 Comments
di Massimiliano Ferraro

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 Sale la tensione tra Germania e India. La notizia di un’imminente partenza della portacontainer tedesca Northern Vitality per il sud-est asiatico, dove dovrebbe essere smantellata, ha scatenato le proteste dei gruppi ambientalisti indiani. Il mercantile considerato una nave tossica, per via dei materiali altamente nocivi presenti a bordo, è attualmente fermo al porto di Wilhelmshaven, in Bassa Sassonia, ma dovrebbe prendere il largo a giorni. Destinazione ultima: il famigerato cantiere di demolizione navale di Alang, a meno che le autorità tedesche non intervengano per bloccare quella che gli ecologisti definiscono una esportazione illegale. In effetti, in base alla normativa vigente nell’Unione Europea, le imbarcazioni divenute obsolete sono considerate alla stregua di rifiuti pericolosi e non potrebbero quindi essere mandate all’estero per la demolizione. Finora, tuttavia, gli armatori europei hanno aggirato questa legge semplicemente vendendo le loro navi o registrandole sotto vessilli di convenienza poco prima di smantellarle.

Nel caso della Northern Vitality il “trucco” sembra essere quantomai palese: il cargo, di proprietà fino allo scorso agosto della società tedesca Norddeutsche Vermögen Holding, è stato provvidenzialmente venduta alla compagnia statunitense GMS, perché non più idoneo a rimanere in servizio. Per Ingvild Jenssen, direttore della ong “Shipbreaking Platform”, si tratta di un escamotage non più tollerabile. L’organizzazione si batte da anni per vietare l’invio in Asia delle vecchie navi europee, in modo da tutelare l’ambiente e la salute dei lavoratori, gli stessi che in paesi come l’India e il Bangladesh si trovano quotidianamente a smantellare imbarcazioni di ogni tipo, spesso a mani nude, venendo in contatto con materiali tossico-nocivi.

«Ci aspettiamo che la Germania faccia rispettare i divieti di esportazione esistenti in materia di traffico di rifiuti pericolosi», ha dichiarato Jenssen, «le autorità tedesche hanno un chiaro obbligo giuridico di fermare la Northern Vitality prima che lasci Wilhelmshaven». Ma i primi passi compiuti in queste ore da Berlino, per assicurare il rispetto delle leggi europee, non sembrano tranquillizzare del tutto gli ambientalisti indiani che ricordano ancora l’evidente indulgenza mostrata nel 2005 dai tedeschi nel caso della demolizione, sempre ad Alang, della nave da crociera Blue Lady. All’enorme piroscafo era stato infatti concesso di lasciare le acque europee, anche se ciò aveva comportato una violazione del diritto comunitario e della Convenzione internazionale di Basilea sul movimento transfrontaliero dei rifiuti pericolosi.

Il timore peggiore è che la rotta della Nortnern Vitality venga seguita ben presto dalle sue navi gemelle, la Northern Dignity e la Northern Felicity. Attualmente i due mercantili sono ancorati nei porti di Singapore e Dubai, ma sono stati anch’essi già venduti alla GMS.

L’inferno di Alang: la Northern Vitality potrebbe essere la 418° imbarcazione dall’inizio del 2011 a finire spiaggiata nei cantieri indiani. Nonostante la rottamazione sia un’operazione pericolosa per la possibile presenza di sostanze nocive nei componenti navali, tante, troppe navi non bonificate continuano ad arrivare nel sud-est asiatico. Luoghi dove le leggi per la sicurezza ambientale e per la salute dei lavoratori sono pressoché inesistenti come ad Alang, nel golfo di Cambay, il più grande cantiere di demolizione navale dell’Asia.

Proprio come nel caso della Northern Vitality, rottamare una qualsiasi imbarcazione obsoleta fa sempre venire in contatto gli operai che vi lavorano con grandi quantità di sostanze altamente nocive. L’amianto è il materiale più comune e più pericoloso. La nave tedesca è quindi solo un esempio di ciò che accade tutti i giorni ad Alang, dove viene demolito di tutto: dalle vecchie navi da crociera, con all’interno tonnellate di amianto, a quelle da guerra, dalle navi cisterna con residui di greggio nei serbatoi, ai mercantili che hanno trasportato rifiuti tossici.

Recentemente l’Unione Europea sta studiando l’applicazione di nuove linee guida per regolamentare la demolizione selvaggia delle vecchie navi nei paesi extracomunitari. La triangolazione che ha permesso finora agli armatori di aggirare la legge potrebbe a breve non essere più possibile, grazie ad una proposta presentata a maggio dalla Commissione Europea per l’Ambiente, con l’obiettivo di mettere in atto maggiori restrizioni per contrastare il fenomeno del cambio di proprietà e bandiera. In futuro gli armatori saranno chiamati a garantire che le loro navi vengano demolite in modo sicuro, ecologico e unicamente nei cantieri inseriti in una speciale lista di merito.
Per comprendere in pieno l’importanza di queste nuove disposizioni bisogna citare soprattutto due dati: circa l’80% delle vecchie navi vengono inviate per la demolizione in India, Bangladesh e Pakistan; il 40% delle navi presenti nel mondo appartengono a delle compagnie di navigazione con sede in Europa.

La nave e la balena: della Northern Vitality si era già parlato nel settembre del 2010 quando, al suo arrivo nel porto di Oakland, era stata scoperta la carcassa di una balena incastrata nella prua (http://www.sfgate.com/bayarea/article/Dead-whale-on-bow-of-ship-docking-in-Oakland-3173966.php). Secondo i biologi marini il mercantile aveva colpito il grosso mammifero con tale forza da non lasciargli scampo. Lo sfortunato incidente, probabilmente avvenuto nella Baia di Los Angeles, ha dato origine ad alcune polemiche sulla difficile convivenza tra navi e balene lungo le rotte commerciali.


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