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Germogli di “bene” VS mafie

Creato il 16 luglio 2011 da Abattoir

Palermo, beni confiscati alla mafia per 5 milioni.
Palermo, sequestrati alla mafia beni per 309 milioni di euro.
Palermo, la città dei beni confiscati alla mafia.
Palermo, nel 2010 la Finanza sequestra 732 milioni di euro alla mafia.

“Se oggi prendiamo una mappa di Palermo e coloriamo di rosso gli edifici costruiti nel capoluogo siciliano dalla mafia con i capitali delle organizzazioni mafiose, ci accorgiamo che, dagli anni Sessanta, all’epoca del cosiddetto ’sacco di Palermo’, una buona parte di Palermo è stata realizzata con il beneplacito dell’organizzazione mafiosa” (R. Scarpinato).

Non sono solo notizie.
Sono pezzi di futuro rubato ai Siciliani, agli Italiani e alle vostre tasche e coscienze.
Sono pezzi di onestà gettati dentro l’acido muriatico giorno dopo giorno; e dagli anni ‘60 ad oggi di giorni ce ne sono almeno 18615.
Dal 19 luglio del 1992 invece di giorni ce ne sono 6935: 19 anni, che poi potrebbe essere l’età di uno qualunque dei vostri figli. …Il BUM di via d’Amelio ce lo ricordiamo tutti a Palermo. Il BUM di implosione di una delle nostre speranze disperate, il BUM dell’addio ad un archetipo “nascente” di libertà, il BUM di un uomo che si frammenta nell’aere insieme alla giustizia mentale, materiale, sociale, individuale, collettiva della Sicilia Italiana.
I frammenti di un corpo e di un’idea che ancora aleggiano su di noi nel bene e nel male, per non dimenticare, per cercare di stroncare, per tentare di valorizzare.

Non voglio parlare di Paolo. O meglio: voglio parlare di lui attraverso una delle tante eredità che persone come lui ci hanno lasciato.
Voglio parlare del bene, delle risorse, di quello che è stato fatto e conquistato, di quello che siamo stati capaci di imparare e che ancora non abbiamo imparato.
Voglio parlarvi della mietitura e della raccolta del favino su un terreno confiscato in provincia di Agrigento.
Voglio parlarvi della trebbiatuta del grano antimafia.
Voglio parlarvi di un campo confiscato all’Ndrangheta a Rizziconi, dove oggi giocano i bambini e dove quest’estate si allenerà la nazionale italiana di calcio.
Voglio parlarvi delle cooperative agricole di “Libera Terra”, che operano sui terreni strappati alle criminalità organizzate; e voglio portarvi al Politeama, alla “Bottega dei sapori e dei saperi della legalità”, un locale che fino al 1994 era un negozio di abbigliamento maschile appartenente ad un boss di Brancaccio e dove oggi i prodotti delle “terre liberate” e delle “menti liberate” sono venduti al dettaglio.
Voglio che conosciate quei luoghi che grazie alla legge 109 del 1996 – che consente l’uso sociale dei beni confiscati alla criminalità – sono oggi un simbolo concreto di riscatto sociale, luoghi aperti a tutti, luoghi che ritornano ai cittadini, luoghi dove esercitare la memoria, costruire l’impegno, premiare una cittadinanza distrutta dalla passività rendendola attiva, libera, onesta.

Sono passati 15 anni dall’entrata in vigore della legge 109, 5475 giorni.
Da allora, sono stati circa 8.446 gli immobili confiscati in Italia, di cui 3.300 a Palermo.
Edifici trasformati in scuole, caserme, centri per anziani e disagiati psichici, terre che danno lavoro mobilitando le forze sane dei territori. Centinaia di ettari di terreni, ville, appartamenti e altri beni immobili si sono trasformati in cooperative sociali, sedi di associazioni, comunità di accoglienza, centri culturali.
Nell’Isola di Capo Rizzuto sarà realizzato un centro che ospiterà colonie estive. A San Cipriano d’Aversa (Campania) la Cooperativa Agropoli Onlus oggi ospita un centro sociale per ragazzi e una comunità alloggio per pazienti psichiatrici. A Roma una villa e il suo parco confiscati alla Banda della Magliana sono stati trasformati in auditorium, mediateca, sala di registrazione e foresteria per musicisti. A Milano è nata una boutique del “Lusso Etico Sociale ed Ecologico“, allestita in un immobile confiscato alla ‘ndrangheta.
A Cinisi, l’enorme e sontuosa casa marmorea simil-americana di Gaetano Badalamenti è oggi sede di iniziative e convegni che si occupano insieme del territorio locale e nazionale nell’interesse non più di pochi o di un unicum élitario di cervelli corrotti, ma di TUTTI (che non è dire poco!).
A Palermo, gli appartamenti del boss Giuseppe Andronico di via Guido Libertini 15 sono oggi sede dell’A.Fa.Di-onlus, un’associazione di famiglie fondata nell’ottobre del 1992 a tutela dei diritti dei disabili.
Sacri exempla.
Germogli di “bene” VS mafieIo lavoro ogni giorno in questo centro, e vedo coi miei occhi con quanto amore, dedizione e voglia di riscatto si cerchi di valorizzare le risorse di un disabile in ogni modo e con la voglia di una società più giusta in cui TUTTI siano meritevoli di libertà. …Cos’è più agli antipodi del pensiero mafioso di associazioni fondate sul rispetto dell’altro e prive di ogni scopo di lucro che perseguono esclusivamente finalità di solidarietà? Cos’è più antimafia di questo? Ogni intervento educativo e formativo, ogni gioco, ogni dolce, ogni limone raccolto, ogni vocale scritta con ognuno di questi ragazzi, come ogni seme piantato nei terreni confiscati, sono un doveroso contraccolpo a quello che poteva avvenire prima in via Guido Libertini nella casa di un boss. Sono germogli di “bene” che giorno dopo giorno, se ci soffermiamo a pensarci su e a nutrirli del nostro pensiero responsabile, crescono, forti di acque sicule coscienziose e sane, pronte a scalzare senza pietà quegli “altri” semi.

E’ importante urlare e conoscere che l’Italia e l’Europa (forse più del semplice cittadino ancora troppo preso dalla “Cosa Sua“) stanno iniziando ad accorgersi di tutto questo, e che il Tg1 ci ha chiesto una ripresa dei locali “pentiti e convertiti” di via Libertini, in cui oggi vige SOLO la dura ma onesta lex della presa in carico di Persone rispettosamente diverse che ricevono finalmente il diritto di mettere a frutto le loro potenzialità.

Oggi, è importante urlare e conoscere che la nuova fetta di società responsabile dà la possibilità a tutte le associazioni di volontariato e alle cooperative sociali che operano sul territorio cittadino di richiedere l’assegnazione di un bene confiscato e di bonificare così l’”Italia dei luoghi mafiogeni”.
Libera ci dice che è “una svolta epocale nel contrasto alle mafie nel nostro Paese.”
Abbiamo ancora 13140 giorni da riprenderci, per costruirci un futuro.
Finalmente, il marcio ci ha dato un’opportunità di sviluppo, trasformandosi in concime, in una Cosa Nuova che cresce rigogliosa. Finalmente abbiamo delle alternative, delle idee, delle forze sane.
E finalmente abbiamo libero coraggio e libere teste non più incurvate e nascoste dentro spalle abbassate.

“Palermo è distratta, Palermo dimentica, Palermo è ignorante, Palermo è mafiosa! Ci siamo stancati di questi inutili, sterili ed ingiuste generalizzazioni. Palermo è libera! E’ questo il grido di battaglia che ci stimola nella nostra azione quotidiana. Palermo e la Sicilia tutta sono antimafiose. Ce lo diciamo ogni santissimo giorno e mai ci stanchiamo di comunicarlo, attraverso la nostra umile azione, a tutti i palermitani che affollano i locali della Bottega di Piazza Castelnuovo, un bene confiscato alle mafie (plurale doveroso). La voce l’alziamo con sempre maggiore forza con i turisti che ostentano le magliette con il Padrino e con le tre scimmiette (non vedo, non sento, non parlo) e che si aspettano di trovare i boss della mala ad ogni angolo della città. A loro vendiamo i prodotti dalle terre liberate dalle mafie. Palermo è libera. La nostra è la terra di Placido Rizzotto, di Pino Puglisi, di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Gente libera.
E diciamolo…”
(Umberto Di Maggio)

Penso che Paolo ne sarebbe felice.


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