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Gertrude Stein ed il suo viaggio negli Stati Uniti

Creato il 29 ottobre 2014 da Luoghidautoreblog

200px-Gertrude_Stein_1935-01-04Quando si parla di Gertrude Stein si immaginano la sua casa parigina di Rue de Fleures e l’atmosfera del suo salotto, in cui in compagnia di amici quali Picasso, Matisse, Hemingway e Scott Fitzgerald, per nominarne solo alcuni, discuteva con passione e consapevolezza di arte. Questi anni sono descritti in uno dei suoi libri più celebri, L’autobiografia di Alice B. Toklas (Einaudi) in cui, identificandosi nella sua compagna, prende le distanze da se stessa e si racconta in terza persona. Meno noto, addirittura quasi sconosciuto, è invece l’importante viaggio che Stein compì fra il 1934 ed il 1935 negli Stati Uniti, di cui lasciò commenti e osservazioni nel suo libro Everybody’s Autobiography;

Stein attraversò il paese per 191 giorni, visitò 37 città in 23 Stati diversi per un

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importante ciclo di conferenze (74 in totale) con il fine di affermare e consolidare il suo nome e la sua opera anche in Patria. Gertrude Stein era infatti nata negli Stati Uniti, esattamente ad Allegheny (Pittsburgh), Pennsylvania, il 3 febbraio del  1874 e li aveva lasciati all’età di 27 anni per stabilirsi definitivamente in Europa. Ho appreso del suo viaggio di conferenze leggendo il libro autobiografico della sua compagna di vita Alice B. Toklas, anche lei di origini americane. Pubblicato in Italia da Bollati Boringhieri con il titolo I biscotti di Baudelaire, questo testo raccoglie perlopiù «ricette e
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ricordi, profumi e sapori tra le eccentricità e la grande arte della Parigi tra le due guerre», ma un intero capitolo è dedicato proprio a questo viaggio che le due donne intrapresero insieme nel 1934. E apprendiamo che «Gertrude Stein non riusciva a decidere se andare o meno negli Stati Uniti», perché «una delle cose che la preoccupavano di più era la questione del cibo che avrebbe dovuto mangiare laggiù». Il tour si rivelò invece gratificante, sia da un punto di vista professionale e personale che gastronomico, come rivela Alice. Oltre ad una calda accoglienza ad ogni sua conferenza, la sua opera Four Saints in Three Acts venne rappresentata con successo a Chicago e successivamente per sei settimane a Broadway. Prima delle conferenze Gertrude Stein mangiava poco e leggero, un’abitudine costante fu il melone ma nei suoi continui spostamenti tanti furono gli inviti in case di amici che prepararono per lei e Alice sempre sontuosi e prelibati banchetti. Le due donne seppero però anche scovare ristoranti e alberghi che non le delusero affatto: «A Columbus,  Ohio, c’era un piccolo ristorante che serviva dei pasti dei quali sarei stata molto orgogliosa, se fossero usciti dalla nostra cucina. Le cuoche erano donne, la proprietaria era una donna e il locale
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era interamente gestito da donne. Il cibo era incomparabile, né troppo leggero né evirato, com’è talvolta il cibo cucinato da donne, ma succulento e molto saporito». Uno dei momenti più belli del loro viaggio fu rappresentato dalla loro visita in California, Alice scrive: «poi partimmo per il paese benedetto da Dio. Lo era ancor più di quanto ricordassi. C’erano sì più case e più gente, ma anche più campi, più frutteti, più orti e più giardini. Gran parte dei luoghi visitati durante quel viaggio, erano stati per me nuovi, e avevo capito tutta la bellezza del mio paese, ma la California era insuperabile. Il sole e il terreno fertile significavano generosità, dolcezza e gentilezza. Era tutto molto bello. A Pasadena, tra i boschetti di ulivi e di aranci, vedemmo i nostri primi alberi di avocado, e i frutti messi in vendita in grosse piramidi, quasi fossero pomodori a stagione inoltrata. Partimmo verso nord e ci dissero che il deserto era tutto in fiore, così ci concedemmo un giorno di vacanza per andare ad ammirare la fioritura e le palme da dattero». Questo viaggio negli States rappresentò dunque un importante periodo nella vita di Gertrude Stein e di Alice B. Toklas che termina il capitolo con queste parole: «Poi arrivò il momento di lasciare la California, gli Stati Uniti, per tornare in Francia a coltivare il nostro giardino nell’Ain. Lavorare in giardino era la cosa che mi piaceva di più al mondo, ma lasciare gli Stati Uniti fu molto triste. Solo quando fummo di nuovo sulla Champlain [la nave sui cui viaggiarono sia all’andata che al ritorno] mi resi conto che i sette mesi trascorsi negli Stati Uniti erano stati un’esperienza che non sarebbe mai stata eguagliata da quelle a venire».


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