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Gestapo, la pediatra

Da Sgangerata

La scelta della pediatra tutto sommato è una delle cose più facili: scegli colei che ti considera in quanto essere umano.

Io anche in questo ho amaramente fallito.

Sono andata al Saub e ho scelto La pediatra che aveva il nome che suonava meglio: al primo appuntamento ho realizzato che non era proprio il metodo migliore.

La dottoressa, che per evitare denunce chiamerò banalmente Gestapo (per gli amici GEST ), non si è mai interessata alla mia vera identità, così mi chiama “mamma”.

Al primo incontro, ancora prima che aprissi bocca, lasciando la mia mano sporta senza nessun incontro con la sua per il classico “piacere” (scambi di cortesia che noi umani generalmente facciamo); mi ha avvisato: “Mamma, so che è il primo figlio, ma non chiamarmi mica per una caccola nel naso nè??”.

Con ancora in nano in braccio, scrutando all’interno delle sue narici, ho bofonchiato: “Piacere Alice, se la caccola ne preclude la respirazione andrò al Pronto Soccorso”.
“No!” cinguettò “non intasiamo la Sanità Pubblica! Quando non respirerà più, andrà al pronto soccorso”.

Ma se passo direttamente dall’obitorio, intaserò il cimitero? Ussignur… va beh è lungo 55 cm posso anche lasciarlo in un cassonetto di indifferenziata a quel punto.

Fiuuuu, ok. Ero mamma da 2 settimane e Gestapo mi ha già insegnato cosa fare se una mega caccola uccide Luca.

Grazie alla farmacista che ha gentilmente ascoltato il mio sproloquio sulle caccole-killer mio figlio scamperà la morte!
Già, quel paziente (o semplicemente non udente) angelo bianco ci ha indirizzato verso la via della salvezza: lo scaccolatore!

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Lo scaccolatore è una pompetta tascabile, pronta all’uso in qualsiasi momento.

Il bello è che volendo poi potete svuotarla su vostro marito mentre dorme.

Ma tornando a Gestapo, entrando nel suo ufficio, dopo essere stati annunciati dalla segretaria manco stessi andando al cospetto di Regina Elisabetta NON saluta, non vi invita a sedersi.

“Mamma” urla.

“Sì signore” rispondo io impettita.

“Spogliare bambino” io, illusa, cerco sempre il dialogo: “Tutto?” “Tuttoo tutto e non lo molli, che cade”.

Così obbedisco, mentre dentro di me penso che è davvero una persona premurosa a sottolineare che, una volta spogliato il proprio figlio, è meglio non sbatterlo per terra come un fico secco.

Ed io che pensavo rimbalzasse!

Si avvicina al bimbo e inizia a fare le verifiche del caso: gli piega le ginocchia, lo giradi schina, lo lascia cadere e al primo vagito gli caccia il dito in bocca.

“Ho il ciuccio” avverto, prima che la mandibola inizi a perdere sangue. “il cuccio è sconsigliato”, Bene Gestapo, allora continui a ficcargli le sue dita laccate, che chissà cos’avranno toccato, in bocca.

Dopo 2 mesi e mezzo Gestapo mi mise all’erta su un evento imminente: “Giovedì vaccinazioni, il bimbo urla: normale; giorni successivi: febbre normale. Non venga qua per almeno i 3 giorni successivi”. Dal fronte arrivava questo messaggio, un telegramma? direte voi ?
No Gestapo parla così, perché articolare le frasi fa perdere tempo e noi questa guerra la dobbiamo vincere!! ehm.. scusate mi ero fatta prendere.

In un momento di lucida follia un giorno ho decisi di pagare per la salvezza: mi rivolsi a un pediatra privato.
Mentre io e Luchino ci avvicinavamo all’ ambulatorio io guardavo allo specchietto con la stessa espressione con cui uno schiavo fuggito dai campi di cotone si guardava alle scalle Correndo a più non posso…nella mia testa la scena di Gestapo che ci rincorreva usando lo stetoscopio come fionda girava in loop.

Abituata a Gest, l’ incontro con quest’uomo dalle sembianze divine é stato davvero commovente: sono entrata nel suo ambulatorio chiedendo permesso e… ha risposto “Avanti”!! ci credete? Mi ha parlato! Ma non è finita… Sedetevi.

Mi ha chiesto come stavo!
Io, sospettosa, mi sono girata e dietro di me non c’era nessun altro a cui potesse rivolgersi; così timorosa ho risposto “Parla con me?”
Lui: “Sì, Lei, signora, come sta?'” e io pensando che Gestapo per un’altra battuta mi avrebbe sicuramente fatto fare 100 flessioni, ho timidamente risposto: “io…mamma… bene, grazie”.
Augh!
Il mio cuore si è aperto: allora non sono invisibile! Mi vedono!! Io sto bene e a qualcuno interessa.

Ecco, non so dirvi se questo medico sia bravo o meno, ma credo ci tornerò molto spesso.

Dopo 35 km abbiamo assaporato la libertà.
Per un giorno.
Vi sto scrivendo dall’ ambulatorio di Gestapo e una voce chiama:
“Bambino Luca! ”
Comandi!

Alla prossima.
Guardo gli asini che volano nel ciel (A zonzo) – A. Sordi @Stanlio&Ollio

Il medico della Mutua - A. Sordi

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