Quando si è giovani si ha a volte la tendenza a guardare avanti e a chiedersi cosa ne sarà di noi nel futuro. Si guardano gli amici che si hanno accanto e ci si domanda se tra dieci, venti, cinquant'anni ci saranno ancora. Si pensa alle proprie abitudini e a quando e queste cambieranno. E si spera soprattutto che i propri sogni si avverino. Poi però si cresce, il tempo passa, alcuni amici se ne vanno, altri restano, e lo stesso succede a sogni e abitudini. Il passato rimane un ricordo, a volte più forte, altre più sbiadito, che tende a farsi vivo nei momenti più impensabili.
Ed è un po' quello che succede ai protagonisti di questo romanzo, che vivono in una non specificata cittadina veneto-lombarda e che si incrociano dopo tanti anni durante i quali si sono persi di vista. Anni in cui ognuno ha vissuto la sua vita o si è lasciato trasportare dagli eventi senza aver quasi voce in capitolo. C'è Denis, spirito errante che vive di lavoretti stagionali in giro per il mondo, incapace di trovare una destinazione al suo viaggio, che torna a casa per la morte del padre e ritrova sua madre, invecchiata e confusa, e i suoi due fratelli, senza più riuscire a sentirsi a casa. C'è Gianni, genio informatico rovinato dall'amore per una donna, la sua ex, che l'ha lasciato per mettersi con un uomo ricco e che ora lo usa come amante, sfruttando a suo piacimento i suoi sentimenti. Ogni tentativo di Gianni di ribellarsi si rivela inutile, e persino la vendetta, alla fine, lo lascia insoddisfatto. C'è Cristian, che sogna di fare lo scultore e che per mantenersi vende funghi e smercia droga per un potente: un pesce piccolo, piccolissimo, che pagherà per tutti i suoi "superiori". C'è Federico, figlio di un uomo fautore delle ronde notturne contro gli immigrati, che si innamora proprio di una prostituta ed è combattuto tra quello che la gente dice e quello che prova. E poi c'è Ilario, un figlio di papà con la passione per la bicicletta, ma schiacciato tra ricatti e doping, che a poco a poco hanno rovinato la sua vita. Cinque ragazzi, che da giovani avevano formato una band i "Gesti convulsi", che con il tempo si è poi persa per strada, ma che tutti, in mezzo ai loro problemi e alla loro disperazione, ricordano sempre.
Il ritratto che fa l'autore è quello di una generazione quasi allo sbando, insoddisfatta, che si è persa e che mai probabilmente avrebbe immaginato di finire così. I cinque racconti che compongono il libro sono a tratti molto forti e propongono cinque uomini diversi tra loro, ma accomunati da un senso di oppressione e di delusione che sembra non andarsene mai. Certo, il filo conduttore è un pochino labile e si perde in mezzo ai racconti, al punto che a volte non ci si rende conto che sia stato citato. Ma il senso che trasmette, almeno in me, è riuscito comunque a marcare quel senso di nostalgia momentanea, di ricordi del passato che riaffiorano all'improvviso e che altrettanto all'improvviso se ne vanno. Lo stile di Bresolin è in certi punti non semplice da seguire. Ma forse anche questo è un modo per comunicare l'angoscia e l'ineluttabilità che i protagonisti provano di fronte alla loro vita, altrettanto confusa, e di fronte a un destino e a un futuro che per loro sembra non esistere più. Un futuro e un destino che appaiono nebulosi, lontani, implacabili, ma che nel finale, nella sua tragicità, sembrano illuminati da una luce, che lascia un filo di speranza. Insomma, un libro che fa riflettere e anche un po' angosciare ma che proprio per questo merita di essere letto.
Titolo: Gesti convulsi Autore: Alessandro Bresolin Pagine:145 Anno di pubblicazione: 2013 Editore: Spartaco Edizioni ISBN: 978-8896350300 Prezzo di copertina: 9,50 € Acquista su Amazon: formato brossura: Gesti convulsi. Sul palco della vita