“Dapprima ti ignorano.
Poi ti ridono dietro.
Poi cominciano a combatterti.
Poi arriva la vittoria”
Mahatma Gandhi (politico indiano)
Quale frase migliore di questa può rappresentare il terremoto che sta attraversando come uno tsunami il mondo politico e la società italiana? Quello che viene riduttivamente ricondotto solo al grillismo e al Movimento 5 stelle è in realtà un sommovimento ed un crescere di liste civiche di cittadini di ogni strato sociale stanchi di questa casta politica e culturale arroccatasi su posizioni rinsecchite a difesa del solo status quo che gli assicura una sicumera di vantaggi e certezze. Si è proprio iniziato con l’ignorare i sussulti che nascevano da piccole liste civiche che nascevano spontaneamente in piccole realtà locali, poi è entrato in scena un istrione agit-pop come Beppe Grillo, liquidato con le risate che si dedicano normalmente ad un comico. Ma in mezzo a dichiarazioni, anche esagerate se non assurde, si è assunto sicuramente il ruolo di catalizzatore dei nascenti ribelli anti-partiti inducendoli a riconoscersi in comuni valori etici e sociali e ad aggregarsi in un’unica forza di livello nazionale.
Le reazioni di fronte al crescere impetuoso di una forza autonoma, slegata dall’establishment consolidato, che non basa la sua verbalità sui vetusti mezzi televisivi, ma impiega largamente internet, social network e blog, piazze piene, mezzi non controllabili dove non bisogna asservirsi all’anchorman di turno, ma il passaparola e la condivisione delle informazioni la fanno da padrone, sono state quanto mai variegate.
Mentre il PDL è troppo affancendato a cannibalizzarsi tra le varie correnti che lo compongono e ad arginare i continui scandali finanziari,ha portato il maggior partito nazionale attuale, il PD dell’ineffabile Bersani, ad uno strato di nevrastenia che rasenta la crisi di nervi. Un partito che è sotto 7 punti percentuali rispetto alle ultime elezioni e che riteneva sicura la vittoria il prossimo anno, si è trovato improvvisamente di fronte un avversario ben più temibile dell’ormai agonizzante berlusconismo. Dopo avere rifiutato con snobismo l’offerta di Grillo di entrare nel partito anni fa, dovrebbero chiedersi perché i cittadini non li votano più, ci si aspetterebbe un chiarimento interno che ponga fine alle continue contraddizioni tra l’ala cattolica integralista della Bindi e quella liberal di Marino magari, invece assistiamo solo ad un profluvio di attacchi che vanno da ridicole accuse di continguità alla mafia alla liquidazione del Movimento civico 5 Stelle come di sognatori di piazza, mentre invece i primi passi fatti a Parma e città minori dove hanno vinto, stanno dimostrando come una nuova via della governance improntata a valor di etica e morigeratezza sia possibile.
Assistiamo nel panorama nazionale ad una assoluta totale carenza di leaders, a destra Berlusconi oramai è più una macchietta che un credibile conducator, a sinistra Bersani, per quanto persona seria e competente, dimostra perennemente una tale carenza di capacità di trascinare le masse che è veramente disarmante. Gli altri raggiungono pochi punti percentuali di consenso ed appaiono più oratori di nicchia che uomini capaci di cambiare il paese.
Non è certo per fare peana del grillismo, ma è sul cambiamento indotto da queste forze che dobbiamo puntare, perché i nostri governanti, ma chiediamoci perché anche larga parte dei cittadini hanno paura di perdere la rassicurante coperta di linusiana memoria di un mondo ordinato, cementato fra la destra e la sinistra le cui differenze tendono ad assottigliarsi sempre più? Corporativismo, consociativismo, accordi che salvaguardano pochi a danno di molti, perfino un giornale che si definisce progressista come Repubblica appare spiazzato e nervoso di fronte alla caduta del suo partito di riferimento rispetto a movimenti che non si affidano alla carta stampata per cercare risalto.
Abbiamo avuto negli Stati Uniti per la prima volta un Presidente di colore, cosa che solo pochi anni fa sarebbe stata inimmaginabile, in Germania la potentissima Merkel viene dalla ex-DDR, cambiamenti epocali, eppure con Obama gli USA stanno, anche se faticosamente, uscendo dalla crisi e la Germania vive un periodo d’oro, anche se a spese dei partner europei, mai visto. Non dobbiamo avere paura del cambiamento, dobbiamo riuscire a gestirlo smussandone le parti tossiche ed usandolo come grimaldello per dare nuova linfa e rinnovare il nostro paese scrostandolo da personaggi che dopo averci portato alla rovina adesso si propongono come i salvatori, puntano ad avvolgersi di una verginità che non gli possiamo concedere, dove erano nei decenni del sacco? Dove sono adesso? Perché criticano ogni giorno quello che poi votano con impassibile faccia tosta? Il cambiamento oramai sta avanzando a grande velocità e non dobbiamo lasciare che finisca come nell’epopea leghista, altro movimento che si pose come di rottura, salvo poi finire a sedersi alla tavola del nulla di fatto.