Magazine Religione
Gesù non voleva sacerdoti. Questa fu la prassi originaria delle prime comunità cristiane ed è la tesi controcorrente del teologo cattolico svizzero Herbert Haag, autore del saggio Da Gesù al sacerdozio. Secondo l'ormai novantenne, già professore alla facoltà teologica di Tubinga dal '60 all'80 e collega di Benedetto XVI, coloro i quali presiedevano l'eucaristia, con l'accordo della comunità, non erano "ordinati", erano semplici membri della comunità. Oggi li definiremmo dei laici, uomini, ma anche donne, di regola sposati, ma anche non sposati. L'elemento determinante era l'incarico affidato dalla comunità. Perchè oggi non dovrebbe essere realizzabile ciò che ieri era possibile?
Domani mattina tutti i preti della diocesi di Padova sono invitati a partecipare alla Messa crismale, presieduta dal vescovo, per ricordare l'istituzione del sacerdozio durante l'ultima cena. Se Gesù, come si sostiene, ha istituito il sacerdozio della nuova alleanza, occorre chiedersi come mai non se ne trovi traccia nei primi quattrocento anni di storia della Chiesa. Gesù non disse mai che tra i suoi discepoli dovessero sorgere un nuovo sacerdozio e un nuovo culto sacrificale. Gesù ha piuttosto indicato, con parole e gesti, di non volere sacerdoti. Egli stesso non era un sacerdote, nessuno dei dodici apostoli, e nemmeno Paolo, lo erano.
Non è un caso se l'istituzione del sacerdozio nasce all'inizio del terzo secolo. Il termine "sacerdos", sacerdote, appare, per la prima volta, per designare i vescovi e anche i presbiteri cristiani, in Tertulliano. Bisogna però riconoscere che la comprensione eucaristica del terzo secolo è dominata dal tema dell'offerta del sacrificio di Gesù e non da quello della presenza. E dove si offre un sacrificio non può non esserci - stando al pensiero dell'epoca - il sacerdote. Dal quinto secolo la celebrazione dell'eucaristia richiede la partecipazione di un sacerdote che abbia ricevuto il sacramento dell'ordinazione. Dal quinto secolo si diffonde anche la concezione secondo cui l'ordinazione sacerdotale conferirebbe a chi la riceve un carattere indelebile. Questa dottrina, ulteriormente sviluppata dalla teologia medievale, è stata dichiarata dottrina di fede vincolante dal Concilio di Trento (sedicesimo secolo).
La condizione per la celebrazione dell'eucaristia non dovrebbe dunque essere un'"ordinazione", ma un "incarico". Questo può essere affidato a un uomo o a una donna, sposato o non sposato.
La crisi di vocazioni e l'abbandono di molti preti, gli scandali che tolgono credibilità all'istituzione ecclesiastica, le comunità senza pastore, dovrebbe far ripensare al ruolo e al carattere del prete, ritornando probabilmente alla concezione originaria, più fedele all'insegnamento di Gesù.
LA TESTIMONIANZA
La conversione da sacerdote a laico di un carissimo amico
[...]Io ho solo un ministero: diventare uomo. Non voglio dimenticare nulla ma attualmente sono prima di tutto uomo, Gesù rimane il mio punto di riferimento perchè da lui imparo ad essere uomo vero, con un occhio a Dio e uno al mondo. La mia Messa quotidiana è la mia vita, il mio lavoro, le relazioni che costruisco, l’amore che riesco a ricevere e a dare. Non sento nessuna nostalgia per il ministero presbiterale classicamente considerato: Gesù non ha fatto il prete, ha fatto il laico e posso assomigliargli di più adesso nella misura in cui trovo il mio modo di essere felice e comunicare felicità. Non mi vedo “in primis” ex prete nè prete in altro modo o cose del genere: sono uomo a modo mio, con la mia storia, i miei errori e le mie intuizioni. Tutto il mondo clericale di cui facevo parte mi sembra un acquario rispetto al mare aperto. Non ho mai avuto voglia di chiedere uno strapuntino sul treno della chiesa: ho il mio posto nello scompartimento, quello che trovo libero, senza dover chiedere nè scusa nè grazie. Del mio essere stato prete resta quello che ho ricevuto dalla formazione, le mie esperienze, le mie competenze. […] E.E.
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