La radio è un mezzo resiliente. In 90 anni di vita ha saputo adattarsi molto bene ai cambiamenti nelle abitudini e ha reagito altrettanto bene alla rivoluzione del digitale: “rimane il mezzo “di tutti”, il secondo dopo la televisione, con il vantaggio distintivo di coniugare reach elevatissime (l’84% della popolazione ascolta la radio) e target pubblicitariamente pregiati”.
A confermarlo è una nuova ricerca, stavolta firmata Gfk Eurisko e Ipsos, annunciata come la prima ricerca di base sulla radio. Dal 13 aprile e il 9 maggio i due istituti hanno intervistato con tecnica CATI 15.000 italiani, rappresentativi della popolazione residente in Italia dai 14 anni in su.
La bella notizia è che l’ascolto della radio è in crescita anche tra i segmenti di pubblico più esposti alle nuove tecnologie. Quasi la metà tra i giovani tra i 14 e i 24 anni ha dichiarato che il tempo speso ascoltando la radio è aumentato rispetto a 3 anni fa.
Spotify, Deezer, Apple Music e soci sembrano non aver “rubato” pubblico alle emittenti radiofoniche, tanto che il 90% di chi consuma musica digitale (circa un quarto della popolazione) ha affermato di ascoltare anche la radio.
Ovviamente il merito è della flessibilità di accesso offerta dai nuovi device come smartphone e tablet, che il 20% degli intervistati utilizza in combinazione con quelli tradizionali arrivando ad una media di 182 minuti al giorno, contro i 149 dell’ascolto medio totale.
E, più in generale, è merito di internet. L’8% della popolazione visita infatti i siti web delle radio, e il 4% lo fa per ascoltarle in streaming. Il 14% invece visita le pagine Facebook delle radio o dei programmi e l’11% è fan di una di queste.
Anche in casa il 10% dell’ascolto avviene tramite smartphone, tablet o mp3. E in auto? Il 21% degli ascoltatori ascolta la radio esclusivamente lì.
Indipendentemente da tutto comunque la radio si continua ad ascoltare tutto il giorno, con fasce orarie che dipendono dallo stile di vita e dalle attività quotidiane. L’81% la ascolta tutti i giorni, il 18% esclusivamente nei giorni feriali mentre solo l’1% si limita al weekend.
Insomma una radio in salute, come mostrato anche dagli ultimi dati dell’Osservatorio Fcp-Assoradio che nel periodo gennaio/settembre 2015 hanno visto crescere il fatturato pubblicitario del +10,2% rispetto allo stesso periodo del 2014.