Gheddafi: Berlusconi? Meglio del self-godeur

Creato il 31 agosto 2010 da Massimoconsorti @massimoconsorti

Berlusconi ormai ci ha abituati al suo essere uno e trino. Non si sa se perché si considera davvero Iddio o perché, come ha avuto modo di scrivere la sua ex moglie, è malato. Non interessandoci più di tanto quale patologia lo porti a mostrare contemporaneamente tutti i lati del suo carattere, a noi importa, e molto, il suo ruolo politico visto che, solo nel male ed escluso il bene, è pur sempre il presidente del consiglio italiano. Sappiamo che Silvio pur di compiacere l’ospite di turno è disposto a fare e dire di tutto. Lui è un “piacione” nato, un venditore eccezionale, uno spacciatore di elisir di giovinezza e di intrugli di lunga vita che agli israeliani dice che il loro attacco a Gaza era giusto e legittimo e ai palestinesi, il giorno dopo, che lo stesso attacco e le stesse vittime che ha procurato sono paragonabili alla shoa. Amico soprattutto di dittatori e di violatori istituzionali di diritti umani e libertà varie, il Capo ha il vezzo di rileggersi la Storia come meglio gli aggrada e, dal momento che lui è il Capo, si può permettere tranquillamente di modificarla, tanto a sostenere le “new version” ci pensano le sue trombe mediatiche. L’ultima perla è di ieri. Parlando del trattato tra Libia e Italia firmato a Bengasi il 30 agosto 2008 ha detto testualmente: “In quell’occasione è stata chiusa una ferita ed è iniziata una vita nuova: chi non capisce i vantaggi di questa intesa appartiene al passato. Noi invece guardiamo al futuro”. Il futuro, come ormai tutti sanno, si chiama “commesse” e sfruttamento di petrolio, per il passato occorrerebbe invece ricordare a Berlusconi che i danni non li ha causati la sinistra ma i suoi amici fascisti, quelli che mandavano i dissenti al confino “in vacanza”, che mettevano le mine antiuomo sulle quali morirono due cugini del Cojonello, che compivano genocidi come la storia del generale Graziani (lo ha ricordato ieri Gheddafi), tristemente ci insegna. Il fatto grave accaduto ieri è che Berlusconi neppure in un passaggio del suo delirante omaggio al dittatore libico, ha fatto cenno al fascismo e ai guasti che la demenziale politica coloniale ha causato all’Italia compresi, ovviamente, i cinque miliardi di dollari sborsati per non sentire più Gheddafi minacciare le coste siciliane con i suoi cannoncini di produzione sovietica. Ma si sa, Silvio ricorda a modo suo i fatti prima di trasformarli, con la sua nota abilità di parolaio, in barzellette. Un salto di memoria, invece, lo facciamo noi un po’ perché ci piace ricordare, un po’ perché la storia, oltre che maestra di vita è anche un potentissimo anticorpo. Il 21 dicembre del 1988 il volo Pan Am 103, un Boeing 747-121, partito dall’aeroporto londinese di Heathrow diretto al J.F.K di New York, esplose in volo mentre sorvolava la cittadina scozzese di Lockerbie. Morirono 259 fra passeggeri e membri dell’equipaggio e 11 abitanti di Lockerbie che si videro cadere addosso i rottami dell’aereo. Responsabili dell’attentato, agenti segreti libici al soldo del Cojonello Gheddafi. In precedenza Gheddafi, antiamericano e anti-israeliano nonostante origini ebraiche da parte di madre, si era distinto per l’alleanza con l’Ira e con Settembre Nero, universalmente riconosciute come centrali terroristiche e non come confraternite di buontemponi. Dittatore incontrastato della sua nazione dopo la detronizzazione di re Idris, Gheddafi è l’unico “capo” al mondo senza alcun titolo “ufficiale”; non è presidente della repubblica, non è primo ministro, non è amministratore delegato, non è nulla se non se stesso o, come ama autodefinirsi “Guida della rivoluzione” che sottintende un altro pazzo malato di protagonismo. Il Cojonello Gheddafi, una volta accertate le sue responsabilità nella strage di Lockerbie, si offrì di risarcire le vittime dimostrando quanto ritenga il denaro un valore assoluto. Niente affatto pentito per i suoi anni di terrorista a tutto tondo, il 20 agosto del 2009 quando Abdel Basset Ali al-Megrahi, responsabile della strage è stato liberato perché malato di cancro, Gheddafi gli ha messo a disposizione un aereo di Stato, come Berlusconi fa con Apicella, per riportarlo a casa dove è stato accolto come un eroe: un anno prima l’Italia e la Libia avevano firmato il trattato di amicizia. C’è da aggiungere, ma questa è solo una nota di colore, che al-Megrahi è stato liberato perché forte di una diagnosi medica che gli dava tre mesi di vita. Lo stesso medico, qualche mese fa, ha detto che il suo referto era sbagliato, al-Megrahi camperà ancora dieci anni e forse più. E chiudiamo con Gheddafi. Forse ignaro degli stretti rapporti che intercorrono fra il suo amico Silvio e gli eredi italiani del fascismo, il Cojonello si è lasciato andare a un durissimo attacco contro gli occupanti fascisti della sua patria, ricordandone violenze e nefandezze ma, soprattutto, travolto dalla foga oratoria e visto che con Berlusconi gli è andata bene, ha lanciato un ultimatum all’Europa. Ha detto Gheddafi: “O mi date 5 miliardi di dollari l’anno per combattere l’immigrazione clandestina, o l’Europa rischia di diventare ‘nera’, cioè Africa”. Abbiamo l’impressione che Gheddafi si sia divertito come un matto nel vedere “Due cuori e una cappella”, il film in cui Renato Pozzetto, tecnico inventore, oltre ad orgarsmarsi con il self-godeur, faceva pagare a tutti 2.800 lire per le riparazioni. 2.800 lire Renato Pozzetto, 5 miliardi di dollari Gheddafi. Tutta colpa dell’inflazione.


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