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Ghérasim Luca - Pas de pas pas / Nessun padre

Da Ellisse

Mercoledì scorso è uscito su Floema, costola del progetto [dia*foria, un ebook di mie traduzioni da Ghérasim Luca, corredate da una nota introduttiva. L'ebook, scaricabile gratuitamente, è accompagnato da un articolo di presentazione, da video e da una performance in tema del compositore e cantante Stefano Luigi Mangia. Ringrazio Daniele Poletti e tutto l'equipaggio di [dia*foria per questa interessante collaborazione.

Appunti per una lettura di Ghérasim Luca

di Giacomo Cerrai

Ghérasim Luca non è solo una sfida traduttiva e interpretativa, da cui non di rado si esce sconfitti o insoddisfatti, ma rappresenta soprattutto una straordinaria esperienza di lettura. Chi vi si accosta deve per prima cosa accantonare l’idea, del tutto presuntuosa, di colmare una distanza con l’autore attraverso la comunicazione. Luca aveva molto da dire, ma sospetto che farsi capire fosse l’ultima delle sue preoccupazioni. Doveva piuttosto agire per scostamenti e condensazioni, il suo scopo era andare a vedere cosa ci fosse dietro la maschera – intesa anche in senso tragico - della lingua, se vi fosse una sorgente non filtrata della realtà. Doveva scoprire (denudare) il corpo della lingua, rappresentarne la materia erotica, restaurarne la sonorità pre-verbale e pre-nominale, doveva quindi (anche) sfuggire a “l’incurabile ritardo delle parole” (C. Pelieu, ma ne aveva già parlato Breton nel Manifeste du surréalisme del 1924), ovvero superare il gap tra formulazione del pensiero ed espressione. Progetto quanto mai ambizioso, se si pensa che è stato esperito per tutta la vita lavorando su una lingua “altra”, non sua, alloctona, anche se fin da subito padroneggiata proprio nella sua funzione più ardua, quella poetica. Un atto di coraggio, senza dubbio, e una scelta così radicalmente diversa ad esempio da quella dell’altro grande esule, il suo amico Paul Celan, per il quale il francese rimase quasi sempre una lingua d’uso, poichè per lui abbandonare la lingua della madre (e degli aguzzini di lei) avrebbe equivalso, come sappiamo, ad abbandonare di nuovo la madre stessa. (la lettura prosegue QUI)
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