Così il classico rispettabile, amato e sempre tipico, irrinunciabile fantasma attraversa le porte facilmente, sposta oggetti, si mostra orgoglioso a tutti coloro che credono nella sua straordinaria esistenza e potenza extraumana.
Il fantasma è un amico sincero, la materializzazione vivente della nostra incapacità di accettare la morte, nell’ottica dell’eterno ritorno, di una anacronistica reiterazione di vita che porta l’impronta incancellabile di una non-resa al destino, di un colpo di coda contro la rassegnazione. Lo spirito creato dalla nostra volontà è lo schiaffo alla sorte, l’idea tutta umana che riafferma l’esigenza di esserci, sempre, anche se liberati dai gravami corporei. Icona dei voyeurs, degli spiritisti e dei sensitivi da salotto borghese ottocentesco con palla di vetro e arredamento vittoriano, l’ectoplasma su impressioni da dagherrotipo è stato superato da numerose imitazioni, vivi che fingono la morte e spariscono nel nulla. Uno di questi imitatori è il ghost editore. Egli è vivo, nel senso letterale del termine, non frequenta vecchie catapecchie ma beve drink in borghesi riunioni radical chic, ostenta cultura e preparazione che solitamente non ha, tiene in ufficio una segretaria spesso straniera sottopagata e che non capisce una parola di italiano, porta i suoi libri alle fiere dove sa solo lui cosa e quanto ha venduto e soprattutto pubblica i libri di due tipi di autori, povere ingenue tipo aspiranti veline, vamp tutto rossetto senza nessun talento, scrittori sgrammaticati che pagano per pubblicare le loro innominabili ciofeche, oppure professori universitari e liberi ricercatori che non pagano, dato che il libro è buono, ma a loro volta non verranno mai pagati e non sapranno mai quante copie del loro libro il fantasma ha realmente venduto. Sì perché il ghost editore alias per esempio Armando Siciliano, eccellente rappresentante di questa nuova razza fantasmatica, dopo aver pubblicato il libro di un aspirante scrittore in poche copie per pochi intimi, con brutte immagini in bianco e nero a tutto risparmio, sparisce nel nulla. Inutile mandare e-mail o telefonare per avere chiarimenti e delucidazioni. Il fantasma, dopo aver fatto l’editing e inserito il libro nel suo sito con piccola sinossi, immagine della copertina, codice isbn, dimensioni e prezzo, si dimentica dell’autore, anche di quello che non ha pagato per pubblicare. Niente deposito legale del libro alle biblioteche, niente pubblicità, zero presentazioni del libro nelle città italiane, niente rendicontazione delle vendite, ma soprattutto niente contratto. Pubblicazioni sprecate, fantasmi di carta il cui corpo non attraverserà mai menti, muri, strade, città. Libri destinati all’oblio, dimenticati, calpestati nella loro dignità. Alcune di queste pseudo pubblicazioni forse meritavano miglior sorte, editori più concreti, più seri e dignitosi, capaci di distribuire il libro, di credere nell’autore, avendo il coraggio di dire no a chi paga per pubblicare produzioni scadenti.
La ghost editoria è la punta dell’iceberg del degrado in cui versa il mondo del libro oggi. Le grandi case editrici che garantiscono distribuzione sono come templi accessibili a pochi iniziati con molti santi nell’empireo cielo e altolocata estrazione sociale garante di conoscenze in un certo tipo di ambiente chic borghese. Oppure fanno pubblicazioni ad effetto del tipo “sbatti il mostro in libreria perché ha scritto la propria autobiografia”, “la divetta confessa i suoi primi 40 anni”, “il comico si butta nella letteratura”, col protagonista che beve la Coca cola, impugna una pistola di marca Beretta, tuffa un dito nella Nutella, si spalma abbondanti dosi di Preparazione K prima di uscire in missione, e via di seguito. La letteratura spazzatura stile Faletti è servita sul piatto d’argento della pubblicità non subliminale.
Il ghost editore dà una mano all’autore dopo che il “macroeditore tre scimmiette” (non vede, non sente, non parla) ha sentenziato in seguito a mesi di attesa: “Siamo spiacenti di comunicarle che il suo lavoro non rientra nelle nostre linee editoriali”.
E il povero autore allora forza il destino, lo schiaffeggia orgoglioso, non accetta l’oblio di una non-pubblicazione, di una non-esistenza, così casca nella rete del business, una stretta di mano al ghost editore e il fato è beffato in barba a biliosi e invidiosi. Finalmente potrà dire alla mamma e alla zia che ha pubblicato un libro, che è uno scrittore a tutti gli effetti, così i parenti pietosi potranno comprare una copia del suo preziosissimo libro, a tiratura limitata, per pochi privilegiati, s’intende.
E glisserà con nonchalance guardandosi la punta delle unghie, quando gli chiederanno del vile denaro, quando accenneranno ai guadagni ottenuti dalle sue fatiche di penna e di carta, e riderà forzatamente, nervosamente, fingendo da istrione consumato felicità estrema con quanti non credevano in lui, e lo beffavano per la sua passione d’artista incompreso. Sì, riderà mostrando i denti bianchi, perché come diceva la Merini la miglior vendetta è la felicità o quantomeno, dico io, la finzione della felicità, in questo grigio mondo di plastica.
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