Con oggi riprendiamo anche la rubrica di segnalazioni libresche – perlopiù digitali, ma non mi pongo problemi a parlare di altri formati.
Non sarà un appuntamento fisso del blog. Purtroppo il tempo per leggere si riduce drasticamente con la necessità di concludere alcuni progetti di scrittura. Da ciò deriva la mia impossibilità di parlare di libri quanto mi piacerebbe farlo, ma rimedierò ogni volta che mi sarà possibile.
Nota curiosa: sto prediligendo – non per la prima volta – l’acquisto di ebook e libri di lunghezza media (tra le 50 e le 150 pagine). Mi trovo molto bene con storie che non sono brevi, ma che nemmeno richiedono settimane (o anni, nel caso delle saghe) per arrivare alla parola fine. Ed è con quest’ottica che procedo alle prime due segnalazioni della nuova stagione di blogging.
Nazi Ghouls from Space
di Scott M. Baker
70 pagine circa
Lingua: inglese
Disponibile su Amazon
Gennaio 1945: Gli Alleati hanno superato ciò che rimane dei confini tedeschi. Nel disperato tentativo di ritardare l’inevitabile sconfitta, il Terzo Reich sviluppa un sistema di razzi con guida umana, capaci di attraversare l’Atlantico e di raggiungere gli Stati Uniti d’America. Tre piloti tedeschi si offrono volontari per testare la prima capsula, nella speranza di poter offrire un’arma invincibile alla madrepatria. Purtroppo per loro un malfunzionamento del razzo li manda molto più in alto del previsto, facendoli perdere nello spazio…
Luglio 1947: La capsula nazista – oramai dimenticata da chiunque – torna sulla Terra e si schianta nel deserto del New Mexico. I tre piloti del razzo sono morti da tempo… e sono tornati in vita come mostri cannibali, dotati di istinto predatorio e portatori di un contagio letale. Quando il proprietario di un ranch e suo figlio aprono la capsula, nel tentativo di capire da dove viene, i tre ghoul vengono liberati e iniziano la loro opera di morte e di distruzione.
Racconto indie, molto ben scritto e usufruibile anche da chi ha una conoscenza “media” della lingua inglese, Nazi ghouls from space ricorda moltissimo alcuni b-movie degli anni ’70, per esempio il piccolo cult della Hammer, L’Occhio nel Triangolo.
Un lettore attento noterà i tanti riferimenti storici che l’autore ha citato, senza mai scadere nell’infodump. La chicca è che il racconto dà una lettura horror e pulp dell’arcinoto incidente di Roswell. Il risultato è divertente e si lascia leggere con gusto.
In the shadows of Giants
di Summit Abrams
41 pagine circa
Lingua: inglese
Disponibile su Amazon
Lo stimato scienziato della NASA Noah Arkand ha speso gli ultimi due anni della sua carriera per studiare i Giganti, strane creature alti fino a duecento metri che emergono dagli oceani e dai grandi laghi, per camminare sulle città, distruggendole col solo passaggio. Essi non sembrano palesemente ostili, ma comunicare con loro è impossibile, e la devastazione che li accompagna ogni volta che compaiono non è più tollerabile dai governi terrestri.
Al dottor Arkand si unisce Bear Somerset, una persona qualunque, che ha però la peculiarità di essere sopravvissuto a ben due camminate dei giganti. Bear decide di dedicare il resto della sua vita allo studio di queste creature, per scoprire cosa sono e quali motivi li muovono verso le aree abitate dagli umani.
Ho acquistato questo racconto perché la sinossi mi ricordava – quantomeno per sommi capi – il mio ebook Nimrod.
In realtà la storia di Summit Abrams è meno “action” della mia e più riflessiva, ma non per questo è meno affascinante.
In meno di cinquanta pagine l’autore riesce a tratteggiare uno scenario apocalittico “lento”, in cui la civiltà umana viene poco a poco minacciata ed erosa dall’aumentare delle manifestazione dei giganti, veri e propri colossi dall’aspetto variabile (ne abbiamo di umanoidi così come altri dalle fattezze anfibie) la cui natura è un mistero perfino per la scienza.
Il dilemma dei governi è uno soltanto: ignorarli, nella speranza che si limitino a camminare sulle comunità costiere, o combatterli?
Il finale amaro è molto bello e mi ha ricordato la fantascienza catastrofico-ecologista degli anni ’60-’70.
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Alex Girola – follow me on Twitter