J. Gospel Quaggia, dalla serie Notturno
Ho deciso di parlare di Jacopo Gospel Quaggia quando ho visto questa foto. Perché fotografare un frigo di notte? La risposta è: perché no?
Non lo conosco personalmente ma da come realizza i suoi servizi, credo sia una persona che legge molto. Riprendere i luoghi di villeggiatura in inverno, i lampioni come fossero mezzi di comunicazione tra noi e lo spazio (o l'ultraspazio); immortalare un torrente di ricordi e di fantasmi citando la salute nietzschiana, fotografare fotografie sono tutti momenti di riflessione, di ricerca, di pensiero originale (nel senso di puro, non copiato). Sono tutti pensieri che spesso attraversano la mente di chi fa arte, ma a volte si traducono in qualcosa di confuso, non leggibile se non attraverso una didascalia: qui invece ci sono foto che stanno in piedi da sole e testo che sta in piedi da solo, oltre a una pulizia e un equilibrio che regalano, a mio parere, un che di poetico a ogni scatto.Se è vero – ed è vero – che il reportage è un racconto attraverso immagini, questo è il caso. Che sia così è confermato anche dal fatto che tra i vincitori del World Press Photo 2010 c'è Wolfram Hahn, con il lavoro dal titolo “Self-portraits for social networks”, non credo servano spiegazioni. Uliano Lucas, riconosciuto come uno dei più grandi fotoreporter italiani, diceva: “Potete fare reportage anche stando in camera vostra”. Ma ciò che davvero conta, forse l'elemento più importante in questo contesto, è che io – e non succede così spesso – non mi sono annoiata a guardare e riguardare queste foto e – cosa ancor più rara – neppure a leggere i testi.
J. Gospel Quaggia, dalla serie Fuori stagione
J. Gospel Quaggia, dalla serie Puoi sentirmi
J. Gospel Quaggia, dalla serie Fantasmi
J. Gospel Quaggia, dalla serie Punto zero
Piccola postilla dovuta agli eventi/commenti di qualche giorno fa: i commenti sul mio blog non sono moderati, tuttavia io non sono uno di quei blogger che permette che venga scritto qualunque cosa senza intervenire, della serie “parlatene anche male, basta che se ne parli”. Ho conosciuto persone davvero interessanti grazie a questo spazio virtuale, prima di tutto a livello umano, poi in senso artistico, e sono comunque disponibilissima ad accettare critiche e opinioni negative, purché sensate. Per questo motivo ho tolto la possibilità di inserire commenti anonimi: se volete dire qualcosa ma non avete le palle di rendervi rintracciabili, allora NON LEGGETE questo blog.