13 maggio 2013 Lascia un commento
Invito ad usare i miei post precedenti come punto di partenza per analizzare cio’ che fu il movimento e in cosa ha saputo trasformarsi, quale forza vi stata in una filosofia, perche’ di filosofia serve parlare, della quale solo oggigiorno e’ possibile iniziare ad intravedere la portata storica e culturale.
Il futurismo fu parola, anzi anti-parola, balzo in inedita dimensione sintattica per nuove idee ma nel contempo percorse trasversalmente tutte le arti con la medesima forza con la quale ha attraversato il mondo delle idee.
Nella pittura lascio’ tracce importanti, seminali, fu transnazionale, fenomenale ed avvincente e se si pensa all’arte futurista, non si puo’ prescindere da Giacomo Balla, percio’ viene da se’ che non si possa mancare l’appuntamento alla Galleria Cinquantasei di Bologna per nessun motivo al mondo.
Vedere questo Balla significa entrare concretamente e con forza nel segno che vuole essere pensiero e suono, giuramento e dedizione ad un movimento, quello futurista e ai suoi dettami.
L’incanto di forme e contrasti e’ immediato, i rimandi ad altri artisti viaggiano rapidi sull’onda dello Zeitgeist, nell’unicita’ del lavoro di Balla che compenetrando i materiali e i colori, inventa un modo di delineare le forme.
Non serve aggiungere altro per capire la portata di una mostra come questa, stupirsi in fondo di una dimensione cosi’ intima e raccolta quando ci si aspetterebbe orde di visitatori ad ammirarla ma si sa, il nostro e’ un mondo strano che snobba la sostanza a favore dell’esposizione mediatica piuttosto che dell’approssimazione.
Consiglio infine l’acquisto del catalogo che oltre a fornire ampie informazioni sulle opere esposte, compendia con la vita dell’artista e le informazioni sui collage mancanti.