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Giacomo Leronni: La lingua dei puri

Da Narcyso

Il libro si chiude con una bella affermazione, che è un problema di tutti quelli che scrivono, sia che accettino di accogliere o ricercare una lingua di qui, sia che ne neghino la praticabilità o l’inesistenza: “il nome violato non garantisce/più nulla//allora//ridivento mia madre/nella lingua dei puri”.
Sono per l’ipotesi espressa nei primi due versi: ché, in fondo, la lingua dei puri, non esiste, è solo una metafora di vicinanza alle ragioni più intime dello scrivere; alle proprie ragioni persino, coniate con la consapevolezza storica della perdita di una idea di poesia condivisibile.
Sebastiano Aglieco

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