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Giacomo Papi: A Volte Ritornano

Creato il 11 dicembre 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Giacomo Papi: A Volte Ritornano

Mi hanno regalato, tempo fa, un libro dal titolo originale: I primi tornarono a nuoto (Einaudi Editore, 2012), ma, come spesso mi capita, avendo in attesa una copiosa pila di volumi, che diventa sempre più alta (visto che quando vado in centro ci scappa quasi sempre un salto in libreria ad acquistarne qualche altro), è rimasto per lungo tempo, quasi dimenticato, a “decantare”. Il tempo giusto per leggerlo è finalmente arrivato e, quando ho iniziato a sfogliarlo, prima con scettica curiosità, poi con sempre maggior interesse ed attesa, mi sono reso conto di avere tra le mani un romanzo davvero particolare, originale e indubbiamente coinvolgente. Il suo autore, Giacomo Papi, è nato a Milano nel 1968, scrive su D di Repubblica e lavora in televisione per Che tempo che fa, tra le sue pubblicazioni, antecedenti a questo suo romanzo d’esordio, annoveriamo: Era una notte buia e tempestosa (1993), Papà (2003), Accusare (2004) e È facile ricominciare a fumare (2010). Adriano Karaianni, giovane medico, si imbatte nello strano caso di un anziano signore trovato nudo in un supermercato con fare spaurito e stranito. Dopo averlo ricoverato e sottoposto a tutte le analisi del caso, il dottore arriva alla sconcertante conclusione di trovarsi di fronte un uomo morto circa trent’anni prima, tal Serafino Currò… In breve questi strani “ritorni” diventano più frequenti, diffondendosi a macchia d’olio: prima in città, poi nella nazione e infine in tutto il mondo. Vengono dall’Ottocento, dal Rinascimento, dall’Impero romano, dalla Preistoria, e silenziosamente, chiedono spazio ed ospitalità ai vivi. Lo strano caso di laboratorio diventa così un problema planetario in cui, pian piano, vengono a formarsi e poi, inevitabilmente, a scontrarsi due gruppi con opposte esigenze ed aspettative, da una parte i vivi, dall’altra i rinati.

una immagine di Giacomo Papi Foto di Giuseppe Nicoloro su Giacomo Papi: A Volte Ritornano

Nascere diventa così un crimine e la violenza, gratuita ed incontrollabile, prende il sopravvento in un mondo che piomba gradualmente in un inospitale girone infernale in cui il nostro dottore deve riuscire a salvare i suoi principi, ma soprattutto la compagna Maria e il figlio in arrivo. Con un ritmo serrato ed un linguaggio scarno ma incisivo, l’autore riesce a costruire un mondo originale, spesso immaginato e ricco di varie chiavi di lettura. Il tema del ritorno dei morti è infatti uno dei più dibattuti e controversi, da sempre oggetto di teorie e dissertazioni tanto religiose, quanto filosofiche, spesso usato ed abusato nella letteratura e nella cinematografia, sbizzarritasi nel proporre pellicole in cui zombie più o meno spaventosi, mettevano a soqquadro il mondo dei vivi (lunghissima la sequela, da La notte dei morti viventi a Zombie, da L’alba dei morti viventi a Dal tramonto all’alba, giusto per citarne alcuni) fino al recente serial tv di grande successo The Walking Dead. Il romanzo di Papi però, pur potendo essere definito di genere, sospeso com’è tra fantasy e realtà, si discosta da questi triti cliché, riuscendo, fin dalle prime pagine, a creare una tensione ed una suspense, di matrice quasi hitchcockiana, che ci ipnotizza traslandoci in un mondo che si trasforma, pagina dopo pagina, in un autentico girone infernale di dantesca memoria, dove l’Uomo si perde e nulla è più certo, neppure la vita e la morte.

una immagine di Copertina de I primi tornarono a nuoto Einaudi 2012 620x1012 su Giacomo Papi: A Volte Ritornano

I “rinati” del romanzo dell’autore non sono come gli zombie della tradizione, voraci e orribili, ma si presentano piuttosto come esseri normali di carne viva, con le funzioni vitali di un neonato, ma arsi da un’interiore voglia di vivere, senza nulla dare in cambio, che li porterà inevitabilmente a scontrarsi contro i vivi che diventano il tangibile ostacolo a questa loro brama. Siamo dunque di fronte ad un romanzo che è sì caratterizzato da un’azione incalzante, ma che vuol essere anche una pacata ma profonda riflessione sull’Uomo, sul suo rapporto con la divinità, sui legami tra il mondo dei vivi e dei morti, ma, soprattutto, sui principi morali che presiedono l’umanità. Il messaggio finale è che ancora una volta sembra essere solo l’amore, pur tra i suoi alti e bassi, l’ancora di salvezza che permette di rimanere umani. Un libro dunque che conquista, fa riflettere, spaventa e lascia sconcertati, da leggere tutto d’un fiato e dal finale aperto, che si presta ad ogni interpretazione, sia positiva che negativa, per rimanere fedeli ad una lettura manichea.


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