di Chiara Daino
Giacomo Parretti: M’Edera, l’album dei contrasti
«Tu pensa a un pianoforte.
I tasti iniziano. I tasti finiscono.
Tu lo sai che sono 88
e su questo nessuno può fregarti.
Non sono infiniti, loro.
Tu sei infinito,
e dentro quegli 88 tasti
la musica che puoi fare è infinita».
[Danny Boodman T.D. Lemon Novecento]
Giacomo Parretti (foto di Daniele Assereto)
Le «tavolette di Armonia» lo profetizzarono: avvolto ai filari della vite avrebbe danzato per sempre, al ritmo del vento. Corona sul capo di Dioniso o legata all’oltretomba, al serpente, al drago; succo infuocato e simbolo Cristiano; sia Perikiosos sia Kissos – Edera è l’inebriarsi del senso. E del suono. M’EDERA è titolo [ch’ora Giacomo Parretti Vi spiegherà, o Geniale Pubblico]:
Tutti i brani di questo disco si sviluppano declinando ogni forma di canone commerciale dettato antecedentemente. In pratica: è musica che nasce e si moltiplica spontanea, come l’edera. Pianta perenne che simboleggia anche la passione, l’edera è lo spartito che mi abbraccia (aderisce all’albero dell’anima) per farmi bruciare, coinvolgendomi, avvolgendomi. Genero la mia musica e la musica mi rigenera in maniera naturale, fisiologica, ramificando esperienze ed espressioni.
«Edere a Parigi: mangiando baguettes». In tre, Autore incluso, colgono «l’edere» in tutte le accezioni. Fonti autografe raccontano che Retròʃa #, il singolo promozionale, si sarebbe dovuto intitolare Siamo Soli [morirà a Parigi e vivrà per sempre]. Anticipandone testo per i Lettori di Post Populi, vorrebbe chiosarlo? [Anche se non volesse, voglialo!].
Vogliolo e chioserò! O Dama!
Il Suo (Tuo) libro mi fu scintilla (Siamo soli [morirò a Parigi], NdR): «solo» era lo stato che mi caratterizzava quando, da ragazzino, muovevo i primi passi (pestavo i primi tasti) in ambito musicale. Non ero isolato, anzi! Ho sempre potuto contare su ottimi amici, ma ero solo con la mia musica, solo con la mia musica vivevo gli attimi migliori…
Rabbuiato da una serie di situazioni, tra le quali anche alcune scene di lieve e sfigato bullismo nei miei confronti (causa una ritrosa [rétrosa per mia nonna] nei capelli), trovavo conforto e mi sentivo appagato soltanto quando diventavo il RE di quell’universo altro che creavo suonando il pianoforte… Parlo del mio inizio artistico e di ritratti dell’epoca, scene ormai RETRÒ.
Erano gli anni della chiarezza e della consapevolezza: padroneggiavo emozioni ed emotività e sapevo esporle e tradurle in musica; crescendo, m’infognai nella cloaca del «commerciale» e cominciai a comporre per vendere, anziché comporre per comporre. Nel nome dell’Arte diventò nel nome di Creso. E così persi me stesso fino a ritrovarmi, ritrovandomi ancora più motivato, dopo qualche calendario, grazie anche al tuo libro. Per questo il singolo promozionale è Retròʃa #, perché il simbolo # in musica indica il mezzo tono sopra nella scala musicale; perché simboleggia la spinta verso un livello d’indipendenza superiore, verso la nota successiva, verso una ritrovata coscienza.
Retròʃa #
Tutto è cominciato
dal volermi cambiare,
voler imparare a vendermi
per esser «più commerciale»
più vendibile e assonante, più
senza la ragione di scrivere,
di emozionare.
A nessuno frega [Fuck!]
sei hai sofferto, gioito, scopato.
L’importante è dire un cazzo, bene o male.
Se vuoi un po’ di «mi piace»
dalla gente che alza il dito
l’importante è che tu sia banale.
Ma poi…
ORA SIAMO SOLI, TU MI LEGGI E IO TI SCRIVO, SEMPRE
ANCHE SE NON MI RISPONDI
TI DEDICO
TUTTE LE MIE PAROLE
SAI, IO HO SOLO LORO
[Io ho solo l’oro]
SOLI, NASCIAMO SOLI, MORIAMO SOLI,
PENSIAMO SOLI E SCRIVIAMO SEMPRE SOLI
E SE CERCO LA FORZA DI ESPLODERE LA TROVO
DA SOLO, SEMPLICEMENTE – DA SOLO.
Lo ha detto Vasco, Pirandello e anche la Dama che va in dama
e te ne accorgi: perché per esser come non vuoi
hai ammazzato il pensiero
che da solo era nato, e l’hai fottuto, ti sei fregato.
E allora «cazzo Giacomo! Mettilo in musica, stronzo!
È tutto lì, è tutto pronto».
E se sei solo, solamente, te ne fotti della gente
e poco cambia perché almeno quello sei:
solo te.
ORA SIAMO SOLI TU MI LEGGI E IO TI SCRIVO, SEMPRE
ANCHE SE NON MI RISPONDI
TI DEDICO
TUTTE LE MIE PAROLE
SAI, IO HO SOLO L’ORO
[io ho solo loro]
SOLI
vinciamo soli, perdiamo soli,
FOTTIAMO IN DUE – MA SOLI,
e scriviamo sempre soli
con la forza di esplodere che trovo da solo
semplicemente. Da solo.
… E rimane solo
un solo –
Giacomo.
La copertina del singolo (foto ed elaborazione di Daniele Assereto)
Nel trito ritrito triturarci l’Anima grazie alle disgrazie ch’infognano l’Arte italiana, come agisci e reagisci da musicista?
L’Arte italiana non è affatto finita. È solo offuscata, spesso offesa e oberata dai troppi tormentoni, nuove rivelazioni, cinepanettoni, …oni e oni che, per associazione di prodotto, si definiscono artistici: in realtà è commercio. Economia del commercio. Arte è libera espressione in libero stato – e quando un film, una canzone, un testo DEVONO, per vendere, rispettare dei limiti imposti seguendo il criterio di un dubbio gusto… Non esiste più libertà, non esiste più libertà d’espressione e non è più Arte. Tuttavia: è sterile lamentarsi; è controproducente autocompiacersi. Gli Artisti operano Opere d’Arte e, per la legge dell’eccellenza, i risultati vincono: la moda del momento non è matematica dell’eterno.
Il Demone compositivo [mi rifiuto digitare e discettare della sciatta ispirazione a meno che non si tratti di fumenti] che ritmo sceglie per abitarti?
Spesso commentano i miei pezzi dicendomi che la speranza sia dominante, spesso mi dicono che nei miei brani io esalti e risalti – troppo spesso – la speranza. Sorridendo, aggiungo: la verità è il credo dell’animo onesto e coraggioso. Riassumendo: sòno e sóno Rock. E Rock è il genere base, il ritmo tirato, a tratti potente a tratti disarmante. Il contrasto e la trasparenza di quel puro quattro quarti che tutti ci terzina.
Riportando scaletta rampicante di brani – quali destini infuturi per il Tuo Album?
M’EDERA
1) Ebano
2) Scala Reale
3) E L’IO
4) Cantico della Teppa
5) Retròʃa #
6) Sii Minore
7) M’Edera
8) Minu8
9) Banda di Schiavi
Non ho mai nascosto il sogno di poter collaborare con registi cinematografici: Ennio Morricone (il mio mito) e la Sua musica – annullano l’imperativo «fai così per venderti qui». Spero sia dunque un’Alba per Ringo questo mio disco.
Non mi pongo quesiti sulle vendite e non mi propongo come figo. Certo è che non reciderò mai la mia vena nostalgica: è una vena collettiva che coltiva la nostalgia di un tempo perduto, del 33 giri acquistato e riascoltato allo sfinimento, assaporando ogni dettaglio, scoprendo sempre un dettaglio nuovo… Frenetico assona con insipido!
M’Edera, invece, è un disco quasi del tutto strumentale (quindi: meno passivante e più agente); M’Edera è regalarsi un’intima gelosia: possedersi totalmente, conoscersi totalmente, vibrando lontano da tutto e da tutti. Non è Opera da somministrare ai soldati del quotidiano mediocre. M’Edera è «il Buono, il Brutto e il Cattivo»: lo sai di COSA sei figlio Tu? Parafrasando…
Trapassato remoto. Tema libero. Svolgimento:
Non lo usa quasi più nessuno ormai! Io.
EBBI SUONATO ad un saggio di pianoforte alla tenera età di 14 anni.
EBBI CAPITO che, un giorno, avrei potuto calare la mia «Scala Reale» in faccia a qualcuno.
Ringraziando, nella teorie delle ottave, qual è lo shock addizionale per un Tastierista?
Il suono.
Non bisogna mai dimenticarsi che è lo scheletro della musica: migliorare il suono è migliorare l’uomo. Equazione dell’interpretazione = Io sono il mio suono, il mio suono è l’Io mutuato Noi.
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